III.

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"Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza e quella di chi ti sta vicino."

- Susanna Tamaro


Non appena Damon uscì dal locale mi sentii sollevata. La sua presenza mi agitava.

Mhm. Damon. Bel nome.

"Scusa quel ragazzone, tesoro. Non è il tipo da perdersi in chiacchiere."

Strinsi le spalle, dicendo a Sam di non preoccuparsi. Jack mi chiese di aspettare qualche minuto seduta su una panchina, mentre lui dava le ultime indicazioni ai ragazzi. Avrebbe concluso in anticipo la sessione per tornare a casa con me.

Sam propose di tenermi compagnia ma dissi che non era un problema e che poteva tornare a lavoro. Dopo aver insistito un po', si arrese e Jack iniziò a discutere con i ragazzi. Principalmente con Charlie, che intuì essere colui che avrebbe disputato la partita di sabato. Senza casco, potei confermare che quest'ultimo era il più giovane. Probabilmente aveva la mia età o poco meno. Il suo capo era contornato da capelli rossi cortissimi e sulla pelle chiara erano visibili delle piccole efelidi che risaltavano i suoi occhi marroni. Joe invece sembrava più grande, anche fisicamente era ben messo. Portava i capelli castani abbastanza lunghi da essere raccolti in un piccolo codino, aveva la pelle più scura degli altri e una miriade di tatuaggi a coprirgli gli arti superiori.

Vedere Jack circondato da quei ragazzi mi scaldò il cuore. Il modo in cui spiegava gesticolandomi riportò ai tempi in cui da bambina passavo i pomeriggi in palestra al suo fianco.

Un dubbio passò improvvisamente nella mia mente.

Perché Damon non è con loro?

Se Jack lo aveva presentato era perché faceva parte del team, non credo avrebbe avanzato delucidazioni sulla mia presenza a uno qualunque. E allora perché non era lì?

Chiederò a Jack in macchina.

Subito mi rimproverai per quell'interesse eccessivo.

I ragazzi salutarono, incamminandosi poi verso la porta da cui era sbucato Damon. Jack prese il borsone al mio fianco.

"Andiamo?" Annuii per poi seguirlo.

Ripercorrendo il primo magazzino, incontrammo Sam intento a mettere a posto alcuni attrezzi. Lo salutai con un bacio sulla guancia e mi fece promettere di tornare a trovarlo presto. Accolsi volentieri l'invito e risi all'imminente scambio di insulti che questo provocò tra lui e zio.


Sulla via di casa tra me e Jack regnò un silenzio tombale, nessuno dei due proferì parola. Da parte mia, speravo non fossi io a dover intavolare il discorso per una buona volta, lui invece credo non sapesse come affrontare la situazione. Ero sul punto di scoppiare, quando lui cominciò a parlare.

"Alex quando iniziò ad allenarsi era più magro di uno stecchino, credevo non avesse speranze. Poi capii che aveva una grande grinta e la tirava fuori soprattutto se provocato." Fece una pausa. "Mi divertivo a farlo incazzare, anche se non era poi così difficile, è piuttosto irascibile. Un paio di volte l'ho anche tirato fuori dalla stazione di polizia a causa di qualche rissa. Con l'andare del tempo per fortuna, ha imparato a controllarsi. Connor invece.." Iniziò a parlare singolarmente di ogni ragazzo.

Quello era il suo modo di aprirsi e lo lasciai fare. Mi raccontò che Connor era grande amico di Alex e che era stato proprio quest'ultimo a convincerlo a intraprendere il pugilato. Aveva un grande passione per le moto ed era un ottimo out-fighter.*

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