Il ballo del Ceppo era da secoli una delle tradizioni più importanti di Hogwarts.
Tutti i maghi, anche quelli provenienti da altre scuole per il torneo Tremaghi, vi avrebbero partecipato.
Tutto straordinariamente magnifico, se non fosse per il fatto che Ronald Weasley non sapeva ballare.
Aveva provato ad imparare, eccome se ci aveva provato.
Una volta costrinse sua sorella minore Ginny a fingere di essere la sua dama; trovato finalmente il luogo perfetto(vicino la capanna di Hagrid, dove nessuno li avrebbe scovati) si nascosero lo stesso per bene dietro sontuosi cespugli perché Ron sapeva che, semmai Fred e George avessero visto anche solo un secondo di quella ridicola scena, l’avrebbero preso in giro per l’eternità.
In quel momento le loro voci si insinuarono nella sua testa : - “Oh, guarda che movimento di bacino George! Dovresti prendere esempio”-
-“Oh, non so Fred. Mi sembra, più che altro, un manico di scopa. La nostra prozia Tess a confronto è una ballerina! “- terminando quel teatrino con una loro fragorosa risata.
Il ragazzo dai capelli rossastri cacció via quei pensieri e si concentró su Ginny, che lo stava guardando con aria stranita.
«Ron, tutto bene?» gli mormoró all’orecchio, come se stesse nascondendo il peggiore dei segreti.
«Tutto… bene» mormoró a sua volta il ragazzo, pronunciando un mezzo sorriso.
Si sentiva ridicolo, anche solo per il fatto che stesse facendo, di sua spontanea volontà, le prove una settimana prima di Natale, giorno in cui si sarebbe celebrato il fatidico evento.
Eppure ci teneva tantissimo a diventare per lo meno un ballerino decente perché...in realtà non lo sapeva, non se l’era mai chiesto.
Provó a darsi una spiegazione.
Forse non voleva apparire stupido agli occhi degli altri, forse voleva realmente imparare a ballare, forse…
I pensieri caotici furono interrotti da un semplice nome pronunciato dalla sua piccola sorellina: “Hermione”.
Come se fino ad allora la sua testa fosse stata sommersa sotto la sabbia, ritornó alla realtà.
«He… Hermione?» chiese Ron, intontito.
Ginny lo guardò spaesata.
«Ron, sei sicuro di stare bene? Non hai una bella cera» disse preoccupata smettendo improvvisamente di ballare, lasciando così la mano sudaticcia del fratello.
«Oh si, è semplicemente… fame. Ho mangiato solo quattro toast e bevuto due bicchieri di succo di zucca» .
Ron sorrise, ma il suo sguardo diceva tutt’altro.
La sua fronte imperlata di sudore e quella pellicola di preoccupazione che luccicava nei suoi occhi affermavano il contrario.
Deglutì silenziosamente, abbassando il capo.
Quando lo alzó vide sua sorella che sorrideva senza un’apparente ragione.
Chissà a cosa stava pensando.
Era sul punto di chiederlo, ma appena provó a proferir parola, Ginny lo anticipó, ponendo una mano sulla sua spalla.
«Io penso che quello che stai facendo… si, insomma…Sia molto tenero».
Ron la guardó, confuso.
Nonostante conoscesse sua sorella come le sue tasche, in quel preciso momento non aveva la benché minima idea a cosa si riferisse in particolare.
«Oh, Ron, suvvia…Hermione… apprezzerà» Ginny lo guardò con un tale entusiasmo che gli fece accapponare la pelle.
Il ragazzo provó a rispondere, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca furono flebili sussurri misti a suoni simili ad un grugnito.
Ginny sorrise nuovamente; vedere suo fratello imbarazzato era uno degli spettacoli più belli al mondo, anche più di qualsiasi partita di Quiddich.
«Miseriaccia, Ginny! Che assurdità! » Ron simuló una risata finta, come per dire che ciò che aveva appena detto sua sorella fosse una delle stupidaggini più grossa addirittura di Hogwarts.
«Tu pensi che stia facendo questo per… assurdo» disse abbassando lo sguardo, poi riprese: «decisamente assurdo».
Ginny alzó gli occhi al cielo ma poi fece spallucce.
Non si aspettava di certo che suo fratello ammettesse la cosa più ovvia dell’intero universo, ovvia tranne che – forse – al diretto interessato.
La ragazza, peró , era convinta che gli fosse ben chiaro il motivo di tanto impegno per il ballo.
Una piccola o grande parte dell’inconscio di Ron sapeva esattamente il perché di tali azioni ma, d’altro canto, era sicura del fatto che non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura di Tu-sai-chi, per questo decise di assecondarlo.
«Come dici tu Ron».
Una frase piena di palese sarcasmo che echeggiò nella mente del ragazzo ogni giorno, fino ad un secondo prima di chiudere definitivamente gli occhi, per poi rivivere la solita situazione in un loop che gli sembró infinito.
La settimana precedente al ballo era quasi terminata, ma non c’era stato un solo momento in cui Ron avesse dimenticato le parole di sua sorella Ginny.
Si erano insidiate nella sua testa e sotto la sua pelle come una scritta carica ed indelebile, impossibile da dimenticare.
Era seduto con Harry sul suo letto; quest’ultimo stava blaterando qualcosa sul ballo, ma non riusciva a prestargli attenzione sempre per il solito motivo.
«Ron! » urló all’improvviso il suo migliore amico, facendolo rinsavire.
Lo stava guardando con un’espressione per lo più accigliata.
«Harry, davvero vuoi andare al ballo con Parvati? » disse Weasley in un sol fiato, senza indugiare.
«Ehm, io…» rispose l’amico, cercando di non far trasparire in maniera evidente la verità.
Ron ormai lo conosceva bene.
Come lui, anche Harry avrebbe preferito andare al ballo con qualcun altro, ormai era chiaro ad entrambi.
«E tu… Ron? »
Ron non rispose.
Guardó l’amico e poi continuó a parlare: «Mi dispiace che Cho vada al ballo con Cedric» disse il ragazzo dai capelli rossi mentre Harry sputava il succo di zucca che stava bevendo.
«E tu dovresti provare a chiederlo ad Hermione, Ron» disse secco.
Ron diventó paonazzo.
Erano giorni che chiedeva alla ragazza con chi andasse al ballo, ma non aveva mai ricevuto risposta.
La sua mente aveva fantasticato così tanto che, addirittura, un giorno non volle mangiare a pranzo.
La frase “no, grazie, ho lo stomaco chiuso” pronunciata dal ragazzo destabilizzó tutti i suoi amici, soprattutto Hermione, la quale si propose di trovare qualche incantesimo che le assicurava che Ron stesse realmente bene.
«Hermione…» un flebile sussurro provenne dalle sue labbra.
Hermione era così bella e così geniale che tutti sarebbero voluti andare al ballo con lei, pensó.
Scosse vorticosamente la testa.
Le immagini di lei felice con un altro ragazzo gli facevano accapponare la pelle. Era come se migliaia di pugnali si conficcassero insieme nella schiena, come se un dolore lancinante al petto non gli permettesse di respirare.
«Si, Hermione» rispose Harry, sventolando una mano davanti gli occhi dell’amico per farlo tornare alla realtà.
«Invitala prima che vada al ballo con chiunque ci debba andare» la voce di Harry diventava ad ogni parola più seria.
«Oh, suvvia Harry… Hermione non andrà con nessuno al ballo. Vuole solo farcelo credere» disse Ron, più per convincere se stesso che per altro.
Harry guardó l’amico con sguardo torvo e rassegnato.
«Ron…» il suo sguardo ora era più di esortazione, così come il suo nome pronunciato in quel modo.
«Harry» ripetè Weasley in coro.
Ron guardó Harry.
Quest’ultimo andava avanti ed indietro per la stanza, come se stesse pensando a qualcosa di estremamente importante.
All’improvviso si fermó, proprio davanti il ragazzo dai capelli rossi.
«Facciamo un gioco? »
«Gobbiglie? » rispose Ron, alzandosi e pronto a prendere le sue dal baule situato sotto il letto.
«Ehm… no. Intendevo un gioco diverso».
«A che gioco pensavi? » disse Ron, entusiasta e curioso allo stesso tempo.
«Un gioco...non di magia» rispose, per poi sedersi sul letto e invitando l’amico a fare lo stesso.
Ron era alquanto spaventato perché non aveva mai visto Harry così… strano.
Ma, d’altronde, cosa era normale nella loro vita?, pensó.
Lentamente si avvicinò al ragazzo e si sedette accanto a lui.
«Allora…Dimmi cosa pensi quando… quando vedi Fred e George» il tono di voce di Harry era calmo e sereno.
«Perché, dovrei pensare qualcosa? » disse Ron, grattandosi la testa.
Harry rise di gusto, ma poi tornó serio: «dai Ron, la prima cosa che ti viene in mente».
Ron cominció a pensare; assunse un’espressione molto buffa, tanto buffa che Harry per poco non sputó nuovamente il succo di zucca che stava sorseggiando.
«Sono simpatici e… » si schiarì la voce e continuó a parlare, bisbigliando: «non dirlo a loro, ma li trovo piuttosto forti. Ho dei fratelli davvero spassosi; certo, tutti sono spassosi in confronto a Percy» disse, alzando gli occhi al cielo.
Harry rise, poi tossì, come se in quel modo volesse attirare la sua attenzione: «e cosa pensi quando vedi Hermione? » .
Improvvisamente ci fu un silenzio tombale.
A Ron batteva il cuore senza una ragione e gli nacque sul volto un mezzo sorriso.
Scosse la testa, cercando di bloccare i pensieri, come se mandandoli indietro potesse rinchiuderli in una stanza e buttare via la chiave.
Purtroppo fu uno sforzo vano.
«Su Ron, la prima cosa che ti viene in mente» disse Harry, cercando di incitarlo senza peró farlo sentire sotto pressione.
«Beh, quando penso ad Hermione… Penso a quanto sia geniale. Non è possibile che una ragazza della nostra età sappia tutte quelle cose… capisci…» fece una breve pausa per poi continuare senza neanche rendersene conto.
Le parole uscivano da sole in un modo così naturale che lo stesso Ron rimase esterrefatto.
«Poi penso a quanto sia coraggiosa o a quanto mi piaccia quando mi rimprovera su tutto» Ron si arrestó vedendo la faccia di Harry a dir poco accigliata e confusa.
«Si Harry, perché vuol dire che mi ascolta e che… che ci tiene a me, se no non si prenderebbe la briga ogni volta di sprecare fiato per farmi capire dove e cosa sbaglio. A volte lo faccio di proposito, perché mi diverto quando si altera e diventa rossa e…» Ron alzó lo sguardo e da quello di Harry capì che aveva detto troppo.
Il suo amico non sembrava per niente meravigliato da quelle parole, come se sapesse già tutto.
Si schiarì la voce e il suo viso si coloró di un rosa scuro.
«E… E tu Harry, cosa provi quando vedi Cho? »
«Ehm, io…» Harry stava per rispondere, quando all’improvviso si accorse dell’intento dell’amico.
«Ron, non cambiare discorso! » disse, guardandolo negli occhi.
«Penso che io abbia detto già abbastanza…Anche se… oh no » aggiunse Ron, coprendosi gli occhi con le mani.
«Cosa c’è? » disse Harry preoccupato.
«Niente, mi è venuto in mente quando si lava i denti…è un disastro… lascia sempre un po’ di dentifricio sulla bocca… O quando sorride… Penso sia una delle cose più belle che abbia mai visto in tutta la mia vita» solo una volta finito di parlare, Ron si rese conto che non era solo.
Per un attimo si era dimenticato di Harry, come se il pensiero di Hermione riuscisse a farlo perdere in chissà quale universo.
«Cioè, i suoi denti sono grandi, certo…» disse Ron, cercando di far dimenticare all’amico ciò che aveva appena detto.
Avrebbe volentieri lanciato un Oblivion se avesse potuto.
«Vai Ron, prendi coraggio e diglielo. Non la parte finale, mi raccomando» tenne a precisare Harry, «ma quella sul sorriso... andrai alla grande. Alle ragazze piacciono questo genere di cose».
Harry spinse letteralmente Ron fuori dalla stanza.
«Ma lei… Ma io… Aspetta un attimo. Per la barba di Merlino! Io…voglio davvero andare al ballo con Hermione Granger. Hermione! ».
Harry alzó le mani per dire “finalmente ci sei arrivato”e sorrise, chiudendo la porta davanti a sé, lasciando Ron ancora incredulo per la confessione appena fatta.
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Just a dream
Fantasy«Hai pensato davvero che... non importa! » continuò Ron; il suo cuore ormai era diventato poltiglia. «A me importa! » gli occhi della giovane strega avevano cominciato a brillare nuovamente. Ron, nonostante stesse lottando contro tutto se stesso, pa...