Una giornata come tutte le altre

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Follia è fare sempre la stessa cosa e aspettare risultati diversi.
Albert Einstein

Arrivarono a scuola, Rose si guardò intorno: sempre lo stesso edificio grigio, sempre gli stessi ragazzi intenti a ripassare all'ultimo minuto, tutto come al solito.

Appena entrata si sentì salutare dalla maggior parte delle persone, tuttavia non aveva nessuna intenzione di iniziare qualche inutile discorso sulle verifiche della giornata o qualcosa di simile perciò accellerò e si infilò in classe senza dar retta a nessuno. L'aula era quasi vuota, c'era solo Giulia, una ragazzina bruna un po' più bassa di lei che subitò le gettò le braccia al collo. Rose e Giulia erano diventate molto amiche nell'ultimo anno, lei era sempre gentile e simpatica anche se la maggior parte delle persone la evitava, forse a causa delle sue frequenti crisi di panico.

Dopo pochi minuti arrivò Debora che, dopo aver salutato Giulia iniziò a raccontare le ultime novità. La classe era praticamente piena quando arrivò l'insegnante di scienze. Rose non la sopportava, tanto quanto non sopportava la materia che insegnava; tutti quegli inutili termini specifici non erano mai riusciti a entrarle in testa e puntualmente, a ogni verifica, iniziavano a vorticarle nel cervello in maniera confusa e finiva per prendere un' insufficienza. Dopo la solita interminabile ramanzina per il totale disinteresse della classe alla sua lezione cominciò a spiegare un argomento di chimica, facendo esempi imbarazzanti come quello degli atomi che si sposano grazie alla regola dell'ottetto. Dopo circa due minuti Rose era già persa nei suoi pensieri: le succedeva spesso, riusciva a isolarsi completamente da tutto ciò che le stava intorno; Debora aveva sempre detto che era come se entrasse in una "bolla" in cui nessuno poteva entrare.Dopo un'intera mattinata passata ad ascoltare lezioni senza alcun interesse finalmente uscirono, avviandosi verso casa.

Nel pomeriggio Rose sarebbe andata a danza e subito dopo in centro con Debora; si sentì subito felice, adorava quei pomeriggi in cui dopo la stanchezza per la lezione poteva rilassarsi e andare a fare shopping in quei negozi stupendi del centro città. Mancavano pochi giorni a Natale e in quel periodo l'atmosfera era davvero stupenda, luci d'artista per le strade, decorazioni sui terrazzi, persone che girano nei negozi in cerca del regalo perfetto. Per Rose quello era il periodo più bello dell'anno; nonostante tutti amassero l'estate lei preferiva il freddo, i giacconi pesanti e la cioccolata calda. Le due ragazze iniziarono a passeggiare in via Roma, iniziando subito ad entrare in tutti quei negozi di cui le persone si limitavano a osservare estasiati le vetrine per poi allontanarsi di mala voglia, a loro però queste cose non succedevano e, abituate ad avere tutto ciò che volevano iniziarono a caricarsi di enormi borse e sacchetti. Dopo aver camminato per molto tempo, si sedettero su una panchina. Erano in una zona molto tranquilla, nessuno passava mai di lì ma ormai da qualche anno era il ritrovo per i loro amici più cari. Appena arrivate infatti furono subito salutate da quel gruppo di ragazzi seduti sulle panchine a fumare sigarette e mangiare pizza. -ragazze come state?- disse Barbara avvicinandosi, era una ragazza con i capelli scuri quasi quanto i suoi occhi. Si conoscevano dalle medie ma ora erano in scuole diverse e si vedevano quasi sempre al pomeriggio. Le ragazze si avvicinarono agli altri e, prendendo una sigaretta si introdussero nei loro discorsi sui ragazzi della zona e sui nuovi scandali, rotture di fidanzamenti o nuove coppie.

Percorsero la strada di ritorno a piedi tutti insieme dato che abitavano molto vicino, appena arrivata a casa Rose venne accolta da sua madre che, in preda all'ansia più totale volle sapere dove fosse stata fino a quell'ora e da suo padre che, rilassato come sempre le chiese come era andata la giornata. - tutto bene - rispose Rose avviandosi velocemente verso la sua camera cercando di non far notare le borse piene di nuovi vestiti che aveva in mano.

Come sempre a cena si parlò del lavoro di suo padre all'università e dell'azienda di famiglia in cui lavoravano la madre, la zia e altri membri della famiglia.I genitori dissero di aver organizzato il pranzo di Natale nel solito ristorante, che ogni anno chiudeva e che avevano a disposizione solo per la famiglia. Rose non sopportava quella tradizione, durava ore e zii e parenti passavano tutto il tempo a discutere sul suo futuro, sicuramente nella azienda con la madre.
Tutti avevano sempre pensato che Rose sarebbe andata a lavorare lì un giorno, ma lei non era mai stata interessata all'elettronica, le piacevano altre cose come la chimica, la biologia,la matematica è la danza. Non sapeva cosa avrebbe deciso di fare nel futuro ma il suo più grande sogno era quello di trasferirsi in America per frequentare una delle migliori università e costruirsi una vita fuori dall'Italia.Nella sua famiglia però i sogni non venivano mai presi troppo in considerazione, si pensava di più all'immagine, all'impressione che si faceva sulle persone perchè alla fine era solo questo che veniva considerato veramente importante.

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