3 - sguardi

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Trattengo il respiro, la mano stretta intorno all'elsa del coltello. Il fiato che forma piccoli sbuffi di vapore, gli occhi chiusi. Gocce di sudore mi impelano il viso leggermente arrossato. Esiste un'unica cosa: il bersaglio. Con uno scatto del braccio lancio il coltello. Centro. Ovviamente. Un sorrisino dipinge il mio volto, nessuno è in grado di battermi. Mentre mi preparo per lanciare il coltello successivo sento l'inconfondibile rumore dei tacchi di Karae, la mia allenatrice, che picchiettano sul pavimento. L'ansia inizia a farsi spazio nel mio petto. Dev'essere qui per presentarmi quello che sarà il mio alleato nei giochi. Un brivido mi attraversa la schiena lasciandomi scossa. Lo sguardo perso offuscato, imbabolato, privo di qualsiasi emozione. Un'ombra attraversa il mio viso oscurandolo per un'istante. Non ho paura, sono triste, è difficile da ammettere ma mi fa male al cuore vedere chi dovrà morire insieme a me, uccidere insieme a me, diventare un'assassino insieme a me. Sento la bile salirmi in gola. Mi porto una mano alla bocca, forzandomi a rimandare giù il rigurgito. La testa mi pulsa ma non ci presto attenzione. Sono abituata a questo genere di cose.
"Clove..."la voce di Karae mi riscuote dai pensieri, mi passò velocemente una mano sulla fronte e di scatto mi volto verso di lei. I suoi occhi ambrati sono leggermente celati dalle lacrime ma pur sempre magnetici, mi abbozza un sorriso, è agitata quanto me. Karae mi è sempre stata affianco fin dall'infanzia, non mi ha mai abbandonata. È riuscita a mettere da parte i pregiudizi riuscendo a vedere la parte dolce di me dietro l'apparente maschera. Cerco di sorriderle di rimando ma una voragine si apre nel mio stomaco lasciandomi un vuoto incolmabile, mi sento sola, sola ed insicura ma non posso permettermi di darlo a vedere. Oggi piú che mai. Apro e chiudo le mani lentamente cercando di alleviare la tensione. Un ragazzo entra nella sala d'allenamento con passo deciso. È molto alto, probabilmente ha qualche anno più di me. Ha una mascella robusta che gli da un'aria fiera di se. Le spalle, anch'esse robuste sorreggono due braccia palestrate, che si poggiano a loro volta su un corpo perfetto, muscoloso. Alzo gli occhi e i nostri sguardi si incatenano, il nero si fonde con l'azzurro. All'improvviso mi sembra di cadere, di affogare all'interno di un mare in tempesta che mi impedisce di risalire in superficie. Sento il fiato mancare e il cuore martellarmi nel petto. Sovrappensiero schiudo la bocca. Noto che lo sguardo del ragazzo si sposta sulle mie labbra mentre mi rivolge un sorriso malinzioso. Abbasso il viso maledicendomi subito dopo. Mi sto comportando come una bambina. Quando rialzo la testa si riesce a leggere dentro i miei occhi una nuova determinazione, forza ed ambizione. Il solito ghigno deforma il mio viso.
"Lui è Cato, sarà il tuo compagno nei giochi".
Mi avvicino con passo deciso, non posso farmi imbrogliare in questo modo, devo dimostragli chi sono veramente. Gli stringo la mano. "Clove" ribatto. Appena ci sciogliamo dalla stetta mi accorgo di avere il palmo leggermente sudato, quel ragazzo mi fa uno strano effetto.
Lui alza un sopracciglio e inizia a squadratmi da capo a piedi con un'espressione superiore stampata in viso. Incrocio le braccia al petto in segno di sfida. Nessuno di noi vuole dimostrare di essere inferiore rispetto all'altro, siamo pur sempre rivali.
Due ragazzi costretti a sfidarsi, due ragazzi costretti ad uccidere, due ragazzi costretti a morire.

* spazio autrice *
Hey gente, spero che la storia vi stia piacendo...commentate pure, magari dandomi dei consigli.

Born to die [Clato]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora