<<Martha!>>
Mmh, solo due minuti..
<<Marthaa!>>
Di nuovo!? Ma cos'è, una specie di autoparlante personalizzato?
<<MARTHA!!>>
Mio Dio, pietà!
Un tonfo improvviso e una folata d'aria mi fanno capire che la porta della mia stanza è stata spalancata.
Ovviamente continuo a dormire, raggomitolandomi nel mio caldissimo e amatissimo piumone.
<<Martha Sophie Brooks!>> tuona ancora mia madre.
Io le rispondo con un verso di negazione.
Detesto quando mi chiama con il mio nome per intero!
Cerco di continuare a dormire, mentre lei sposta le tende rosa pastello in modo da accecarmi con la luce del sole. Infatti sono costretta a voltarmi dall'altro lato sbuffando e lamentandomi in una lingua incomprensibile.
Proprio quando credevo di essere stata lasciata in pace, ecco che mi sento improvvisamente mancare il respiro.
No, ma dai, non di nuovo!
<<Mamma!>> mi lamento, staccandomi le sue dita dai lati del naso.
<<In qualche modo dovevo pur svegliarti, pigrona.>> se la ride lei uscendo dalla stanza.
Valuto seriamente la possibilità di tornare a dormire, ma so per certa che mia madre non me lo permetterebbe, quindi mi alzo a sedere sul letto.
Mi libero delle coperte e mi alzo, andando verso la finestra.
Respiro l'aria mattutina di New York per l'ultima volta e rientro con la testa nella stanza.
Recupero tutto l'occorrente per una doccia ed esco.
Una volta arrivata in bagno lavo i denti e tolgo il mio amato pigiama con gli unicorni.
Non prendetemi in giro, a chi non piacciono gli unicorni?
Mi sistemo nella vasca già riempita da mia madre, suppongo, e sciolgo i capelli, lasciando che si bagnino.
Mi rilasso completamente nell'acqua calda, iniziando a passare la spugna imbevuta di bagnoschiuma al cocco lungo le braccia e le gambe.
Dopodichè inizio a massaggiare la cute con lo shampoo alla vaniglia, buonissimo aggiungerei!
Ripeto il procedimento per due volte, passo il balsamo sulle punte e sciacquo.
Una volta finito mi alzo ed esco dalla vasca, rischiando di scivolare due o tre volte.
#MarthaCadoAncheDaFerma
I miei amici usano questo "slogan" in mia presenza, ma come dargli torto!
Mi avvolgo nell'asciugamano e pettino i lunghi capelli castano chiaro.
Indosso un semplice leggins nero e una t-shirt rossa della nike e asciugo i capelli.
Subito dopo torno in camera per completare il tutto con un po' di mascara.
Semplice, così mi piace essere.
Non sono una di quelle ragazze che passano la piastra, si riempiono di trucco e vestono elegante solamente per portare il cane a passeggio.
Amo la semplicità.
E dopotutto dovrò fare un viaggio in aereo, non una sfilata di moda.
Infilo le scarpe da ginnastica, recupero il cellulare e una borsa dove ho messo le ultime cose ed esco per l'ultima volta dalla mia stanza.
In cucina mi accoglie la mia famiglia, che sta recuperando le ultime cose prima di andare.
<<Buongiorno, Dolores!>> esclamo, posandole un veloce bacio sulla guancia.
<<Oh ecco la mia ragazza, buongiorno a te!>> ricambia lei.
Dolores April Suárez ha appena ventidue anni ed ha sia origine americana che spagnola.
Lei è parte della nostra famiglia: fu la mia tata sin da quand'ero bambina e, una volta cresciuta, mi ero talmente affezzionata a lei che convinsi i miei a farla restare con noi. All'epoca era una ragazzina, ma accettò subito di rimanere.
Non aveva motivo di rifiutare, Dolores non ha mai conosciuto la sua famiglia, per lei noi siamo stati la prima e vera.
Mi raccontò che al tempo viveva con una sua compagna di liceo nei dormitori scolastici, e che l'orfanotrofio si occupava di mantenerla. Naturalmente, da ragazza indipendente, lei iniziò a lavorare per non dover vivere contando sul denaro di altre persone.
Fu così che ci conoscemmo.Per questo io non la considero una dipendente dei miei genitori, anche se ovviamente le pagano uno stipendio.
La vedo più come la sorella maggiore che non ho mai avuto.
<<Allora tesoro, sei pronta per partire?>> mi domanda mio padre, venendo ad arruffarmi i capelli.
Il rapporto che ho con mio padre è unico, non può essere paragonato a quello che ho con la mamma.
Di solito, anche parlando con le ragazze della mia età, le figlie femmine tendono a confidarsi con le rispettive madri..
Per me è diverso. Mio padre sa capirmi, confortarmi, in un modo magico..sa benissimo come farmi tornare il sorriso in un attimo, solo con uno sguardo.
Non che mia madre non mi conosca o non ne sia capace, si tratta di me.
Sono io che tendo ad aprirmi di più con mio padre, penso sia del tutto normale.
<<Certo papà, 'Pronta' è il mio secondo nome! >> esclamo gesticolando in modo incomprensibile.
<<Oh no, mia cara, il tuo secondo nome è Sophie. >> mi ricorda mia madre, sapendo benissimo quanto io odi quel nome.
<<MAMMA, DAI! >> strepito, incrociando le braccia e mettendo il broncio.
I tre ridono, e non posso che sentirmi felice in questo momento.
Mio padre guarda l'orologio al polso e salta sul posto.
<<Dobbiamo sbrigarci, o perderemo l'aereo! >> annuncia.
<<Oh, certo, muoviamoci. >> risponde mia madre.
<<Dolores, cara, prendi le tue cose e saliamo in auto. Martha, anche tu! >> aggiunge ancora.
Recupero la mia valigia, su cui sono posati altri due borsoni ed esco, seguita da Dolores, mia madre e mio padre.
Scrivo un rapido messaggio ai miei amici, avvisandoli della mia partenza e salgo in auto, lasciando a mio padre la valigia.
Una volta messa tutta la nostra roba a bordo, mio padre dà a gas.
Guardo la mia casa allontanarsi, e subito dopo una mano si posa sulla mia spalla sinistra.
<<Sta' tranquilla, la nuova casa sarà ancora più figa! >> mi rassicura Dolores, facendomi l'occhiolino.
<<Oh, ne sono sicura! >>
Ci battiamo il cinque e ridiamo, divertendoci così per tutto il viaggio.
Non mi dispiace più di tanto lasciare New York, anzi, mi eccita e spaventa al tempo stesso l'idea che la mia vita, fra non molto, cambierà drasticamente!
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Martha e Logan: Non ti dimenticherò mai.
RomanceUna normale, ma esuberante diciassettenne ha appena dato inizio ad un nuovo, fantastico anno alla New York High School. Nata e cresciuta nella grande mela, abituata alla vita newyorkese, la nostra protagonista ha una vita perfetta: media altissima i...