28 settembre
Cara Daphne,
Ti scrivo questa lettera per testimoniare i principali fatti che hanno segnato la mia vita e che mi hanno costretta a separarmi da te, per un periodo indefinito.
Tutto è cominciato con la Seconda guerra Persiana: Sparta e Antene dovevano combattere contro l'esercito di Serse, figlio di Dario. Temistocle, che era a comando delle operazioni, riuscì a far abbandonare Atene, portando la popolazione sull'isola di Salamina, e facendo in modo che i persiani la trovassero deserta; ma in quella folla che aveva lasciato la città mancavano tre persone, e tra quelle c'ero anch'io. Quel giorno ti avevo lasciato in custodia a mia madre, non avrei mai immaginato di dovermi separare da te, speravo di trovare un modo per raggiungerti; però l'arrivo di Serse aveva cambiato i miei piani. Quando ci vide, ci fece catturare dai suoi soldati, perciò sapevo che di lì a poco la mia vita, e quella degli altri due prigionieri, dipendevano da lui, da una sua decisione. Dopo qualche minuto si avvicinò a noi e, dopo averci guardato uno ad uno molto attentamente, puntò la sua arma contro l'uomo accanto a me, nonché il padre di una bambina di almeno nove anni. Quallo che accadde era, a dir poco, terribile: Serse uccise ucciso qulla persona senza pietà, lasciando un vuoto nella piccola, portandole via il genitore sotto ai suoi occhi. Gli chiesi il motivo per il quale aveva agito in quel modo, pur temendo la sua risposta, che non tardò ad arrivare; infatti, mia aveva detto di stare buona, altrimenti avrei fatto la sua stessa fine, se non anche peggio. Si allontanò da noi senza aggiungere nulla, mente la bambina stava piangendo sul corpo, orami senza vita, del padre; era rimasta sola, forse sua madre era riuscita a lasciare Atene, oppure si trovava già in un posto migliore. Non avevo il coraggio di chiederglielo, sapevo quanto faceva male perdere una persona cara, dato che avevo perso mio marito; ma, quando vedi qualcuno perdere la vita davanti ai tuoi occhi, capisci quanto crudele sia la gente che ti circonda.
Mi chiedevo perché non ci avesse uccisi tutti, ma solo il padre della piccola. Cercai di consolarla, mentre l'esercito persiano saccheggiava ed incendiava Atene, senza alcun problema. Dopo alcune ore ci fecero salire a bordo di una delle loro navi, legandosi per impedirci di scappare, anche se era praticamente impossibile, dato che erano molto più numerosi di noi, e puntando verso il Peloponneso.
Il mare era abbastanza calmo ed il sole stava tramontando, lasciando spazio alla luna ed alle stelle; quella giornata di settembre era passata molto lentamente, gli avvenimenti che erano accaduti in quelle ore, mi avevano portata alla stanchezza. Prima, però, di addormentarmi, sentii delle voci maschili: erano Serse e uno dei suoi uomini, che stavano parlando. Prima che potesse lasciare la nave, rivolse il suo sguardo verso di noi, e, dopo alcuni secondi, ordinò al soldato di ucciderci in caso di attacco nemico.
Alle prime luci dell’alba del giorno successivo, le navi persiane si trovarono circondate da quelle ateniesi; non riuscendo a manovrare ed ostacolandosi le une con le altre, le imbarcazioni vennero attaccate. Come previsto, uno degli uomini di Serse si avvicinò a noi molto velocemente, con decisione, ci guardò per qualche secondo, poi mi prese per il braccio, con la delicatezza di un elefante, per farmi alzare in piedi. Prese il suo pugnale e cercò di colpirmi, ma, riuscii a schivare il colpo prendendoglielo dalle mani e tagliando la corda, che ormai mi aveva procurato delle ferite abbastanza gravi ai polsi. Ne prese un altro scaraventandosi su di me, mi facendo cadere sul pontile della nave ed, infine, mi colpì in pieno petto. La lama fredda e tagliente attraversò la mia carne provocandomi un dolore insopportabile; lui, soddisfatto, si avviò verso la bambina, ancora legata, che ormai era terrorizzata dall’uomo. Provai ad alzarmi, ma ogni mio tentativo di farlo era inutile, la scena che mi si presentò davanti era a dir poco sconvolgente, una scena a cui non avrei mai voluto assistere, che avrei voluto impedire: come poteva una persona far del male ad un innocente? Non credo dimenticherò mai la crudeltà con cui aveva tolto il respiro alla piccola. Le lacrime bagnavano il mio viso al solo pensiero di non poterti più rivedere; sapevo che io mio corpo non avrebbe più retto, che il mio cuore stava cedendo,
volevo guardarti crescere, provare le emozioni che prova una madre nel vedere il proprio figlio diventare qualcosa nella sua vita, ma non tutto è possibile.
Le palpebre dei miei occhi diventavano sempre più pesanti, non riuscivo più a sentire i rumori attorno a me ed i battiti del mio cuore stavano rallentando man mano che passava il tempo. Il contatto dell’acqua sulla mia pelle mi fece capire che la nave stava affondando, il mio corpo stava sprofondando insieme all’imbarcazione. All’improvviso mi sentii afferrare il polso, già dolente per le ferite causate dalla corda con cui ero stata legata, gemetti lievemente per il dolore, anche se non era nulla in confronto al taglio che avevo al petto.
Con fatica aprii gli occhi per vedere la sagoma che mi stava portando in salvo, non avrei mai immaginato che la persona che aveva ordinato di uccidermi mi stesse aiutando; una volta che fui appoggiata sulla spiaggia persi i sensi.Sentii una voce chiamare il mio nome, sembrava un sussurro, mi guardai intorno però era tutto buio e non si vedeva nulla, solamente una piccola luce celeste, che stava venendo verso la mia direzione; questa entrò nel mio corpo illuminandolo in modo anomalo.
“Ti è stata tolta la vita ingiustamente, tua figlia è ancora piccola ed ha bisogno di sua madre per crescere, perciò ho deciso di darti un'altra possibilità” mi spiegò il dio Ade prima di sparire nel buio più totale.Mi svegliai sulla spiaggia in cui mi aveva lasciata Serse; mi toccai il petto, trovando una cicatrice al posto della ferita che era stata letale. Alzai lo sguardo verso il mare, questo brillava come mille zaffiri grazie alla luce del sole, dove c'erano le navi persiane ed ateniesi, sembrava che la battaglia si fosse conclusa. Notai una barca sulla riva della spiaggia e mi imbarcai puntando verso una delle flotte greche, dove mi fecero salire a bordo. La battaglia di Salamina era stata vinta dagli ateniesi, che avevano combattuto per la conservazione della propria libertà ed indipendenza, ed era avvenuta nel braccio di mare tra l’isola di Salamina e l’Attica.
Ho intenzione di far recapitare questa lettera tramite uno dei migliori messaggeri di Temistocle; se non fosse stato per il dio Ade, ora non sarei qui, su una nave ateniese con in rotta verso l'isola di Salamina, a scriverti quello che mi ha costretta a separarmi da te, per un periodo indefinito, ma presto ti potrò di nuovo abbracciare piccola Daphne.
AndreeaSpazio autrice 😃:
Questa è la prima storia che scrivo su wattpad, spero vi sia piaciuta. So che è un po' corta (?) , ma la mia idea era quella di farmela stare tutta in un capitolo...
Mi scuso per gli eventuali errori grammaticali, se ce ne sono.AleandraDragu
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La lettera di Andreea
Historical FictionAndreea, cittadina ateniese di 30 anni, rimasta vedova, si trova in una situazione irreversibile... Lei non potendo più rivedere sua figlia molto piccola, che ha lasciato in custodia a sua madre, le vuole lasciare una testimonianze su di lei e sui...