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Levi s'pov

«Pphf L-Levi!»
La sentì bofonchiare appena riemersi dall'acqua.

«Hai un'alg-»
Non concluse la frase che iniziò a ridere, una risata sincera e rumorosa.
Rimasi per qualche secondo interdetto, era la prima volta che la vedevo ridere in quel modo e questo mi stupì.

Si avvicinò a me a nuoto, ormai ci aveva preso confidenza, per poi posare una mano tra i miei capelli.

«Avevi un'alga!»
Ridacchiò tappandosi la bocca, strabuzzando gli occhi per non scoppiar nuovamente a ridere.
Continuai a tacere, guardandola come si osserva un opera d'arte, mentre lei, notando il mio fare silenzioso, si ricompose, facendomi emettere un piccolo ringhio contrariato.

La sentì tossire, nascondendo il suo rossore dietro alle sue ciocche c/c.

«Non ti avevo mai vista rider-»

«Tappati la bocca, Ackerman.»
Esclamò lei querelandomi con lo sguardo.

«E se non lo facessi? Se dicessi a tutti che in verità sei una mocciosetta di quattro anni che fino a due ore fa non sapeva nuotare? Che faresti in questo caso, T/n?»
La punzecchiai giusto per il gusto di farlo, ma a quanto pare a lei questa parve quasi come una minaccia, forse è per questo che mi ritrovai con la testa sotto l'acqua.

«Stronzo io ti affogo!»
Immediatamente la tirai giù per la vita, immergendo completamente anche lei.

«du blutto sbonzo»
Le mimai con la bocca di risparmiare l'aria e lei mi fece una linguaccia che, per sua sfortuna, notai, così, ritornati in superficie, la ributtai nuovamente giù.

Dopo qualche secondo passato a dimenarsi sotto la mia presa, la lasciai libera.

Tornata a galla mi sputò una cascata d'acqua negli occhi, facendomi quasi svenire sul colpo.

«Chissà quanti germi mi avrai passato con questa scemenza, stupida mocciosa.»

«Mutati, Ackerman dei miei stivali. Oppure preferisci che ti sputi di nuov- OH MIO DIO! MA CHE SCHIFO FAI?»

A mia volta feci qualcosa di veramente infantile, ricambiando il suo gesto con un'altrettanta cascata d'acqua dalla mia bocca.

«Ah io?!»
Domandai riuscendo a mala pena a trattenere le risate, mentre lei continuava a immergere e riemergere velocemente dall'acqua.

«Sei un idiota Levi Ackerman!»
Sbuffai alzando gli occhi al cielo, per poi rivolgerle uno sguardo scocciato.

«Mi piaci di più quando stai sotto l'acqua, così almeno non puoi parlare»

«Eh?! Oi che diamin- AquElmAn! Veedi di clepare!»
La immersi completamente sotto l'acqua, sorridendo sornione vedendola dimenarsi sotto la mia presa, imprecando anche alcuni insulti verso il sottoscritto.

La lasciai, permettendole di riprendere fiato.

«IO TI AMMAZZO, LO SAI VERO?!»

Continuammo a scherzare, insultarci, talvolta anche picchiarci. E fu in quei momenti di spensieratezza in cui mi accorsi che insieme a lei, tornavo il bambino infantile che non avevo mai potuto essere.
Il tipico moccioso, permaloso, testardo e competitivo, di cui io ho sempre definito fastidioso un comportamento del genere.

Eppure, nonostante disprezzassi la gente così,
con quella ragazza mi ritrovavo a diventare una persona completamente diversa e viceversa.

«O mio dio e poi?»
Rise scompostamente piegandosi in due.

«E poi si è ritrovato con la faccia schiacciata nel piatto, mi sembra ovvio.»
Dichiarai ridacchiando a mia volta, non smettendo neppure per un secondo, di seguire i suoi movimenti decisi, ma pur sempre spontanei.

Improvvisamente calò uno strano silenzio e il suo sguardo si posò dritto nel mio, ricambiando l'insistenza di questo nei miei confronti.

Senza neanche accorgermene il mio busto si spinse in avanti per arrivare a lei e una mano si posò lentamente sulla sua guancia.
I nostri sguardi caddero, finendo sulle nostre rispettive labbra. La tensione iniziò a essere palpabile nell'aria, soprattutto quando lei portò una mano sulla mia nuca, accarezzandola e facendo dei segni sconnessi su di essa.

Quella vicinanza però, iniziò a diventare quasi opprimente, poiché eravamo entrambi immobili, in balia di troppe emozioni per essere elencate ma soprattutto, spinti da un forte sentimento che andava increscendo ogni secondo che passava.

Così vicini da sentire i nostri respiri sulla pelle,
il fremito dell'istinto rivelarsi sui nostri arti, il dolce tepore della lussuria in quell'aria proibita.

In una gara a chi doveva vincere sull'altro, lei iniziava ad avvicinarsi nell'intento di innescare il contatto, ma alcun tempo si ritraeva tornando al punto di partenza, solo a qualche centimetro da me.
Iniziò ad avvicinarsi a gattoni, facendomi ritrovare di spalle contro un albero, l'unico albero difatto, che vi era in quella distesa d'erba.

Ricominciò ad avvicinarsi, ritornando alla situazione di prima, solo in una posizione diversa rispetto al principio.

«Capitano..»
Sussurrò al mio orecchio, senza mai smettere di osservarmi.
Il pochi secondi la ritrovai sul mio bacino, a cavalcioni e dovetti resistere per mettere a freno i miei istinti. Infondo, era solo una ragazzina di 16 anni.

«Oppure dovrei chiamarti.. Levi..»
Ripetè, sempre riducendo la sua voce a un flebile sussurro.
Poggiai saldamente le mie mani sui suoi fianchi, incitandola a fare quello che più avrebbe desiderato.

«Levi..Levi..Levi..Levi..LEVI..LEVI!»

«LEVI SVEGLIATI, DANNAZIONE!»

Mi svegliai di botto, trovandomi difronte alla figura della c/c con un'espressione preoccupata in volto.

«Oh mio dio Levi, mi hai quasi fatto credere che tu finalmente fossi morto, per l'amor del cielo! Mai una gioia... ad ogni modo, tutto bene? Per caso stavi avendo un incubo? Sei tutto sudato, maledizione!
Torniamo al QG, potresti ammalarti. E non preoccuparti, non ci vedrà nessuno, la stanza di Kovu è isolata, per cui potremmo andare da lui...»

Continuò a parlare per un altro minuto pieno, ma purtroppo la mia concentrazione era del tutto altrove. Poiché non solo avevo appena rischiato di fare un sogno erotico su di lei, ma anche perché adesso, in quel momento, avevo un grosso problema al cavallo dei pantaloni.

Furlan's sister -LevixReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora