Narcisista, arrogante, con manie di grandezza e il costante bisogno di sedurre e fare una buona impressione. Simula una grande empatia con le sue vittime, in realtà ne è privo. Ama manipolare gli ostaggi e fare con loro giochetti psicologici, soprattutto con le donne. Eloquio forbito, fascino perverso, eleganza da dandy.
Stiamo parlando di Berlino, uno dei personaggi più incisivi de “La casa di carta”. La sua fine arriva entro gli ultimi secondi della seconda stagione, tuttavia rimane una presenza fissa anche negli episodi successivi attraverso flashback. Come quando lo vediamo cantare “Ti amo” di Umberto Tozzi insieme al coro dei monaci fiorentini al matrimonio toscano con Tatiana nella quarta stagione, da poco disponibile su Netflix.