Si sentiva sporco quella mattina, nonostante le due docce effettuate poche ore prima.
Mirko non poteva pretendere di lavare via le macchie che circondavano la sua anima con dell' acqua fredda.
Si era svegliato alle 6.30 come di consuetudine, ammirando il corpo di Giada coperto dalle lenzuola celesti e dal piumone pesante, e come la luce che entrava flebile dalla finestra rendesse la sua pelle ancora più bella e lucida.
Si erano conosciuti il primo anno in un istituto commerciale e dopo svariati rifiuti da parte di lei, era riuscito a conquistarla.
Da quel 25 gennaio del 2006, non si erano separati un solo istante, vivendo quasi in simbiosi ogni momento della loro vita.
Entrambi eccellevano nel lavoro, se non i migliori nelle rispettive aziende; non potevano nemmeno lamentarsi dello stipendio a fine mese che permetteva ad entrambi una stabilità economica.
Due anni prima, di comune accordo, avevano preso la decisione di affittare un appartamento nel centro di Verona, per poter finalmente condividere lo stesso tetto.
In molti invidiavano, bramavano il loro rapporto stabile e duraturo e di come non si stancassero mai l' uno dell' altro.
Ogni qualvolta qualcuno domandasse quale fosse il segreto del loro rapporto Giada, con un sorriso enorme contornato dal suo rossetto rosso che risaltava sulla sua carnagione chiara, scostava una ciocca di capelli biondi che, puntualmente, gli andava davanti agli occhi, rispondeva con un sincero 'Perché ci amiamo', intrecciando poi le sue dita con quelle di Mirko.
Ma spesso, l' amore non basta ad alimentare un rapporto e Mirko, lo aveva imparato a sue spese.
Assiduamente si domandava quando le cose avessero preso quella piega così imprevedibile, non riuscendo a trovare una risposta, se non trovandola in un' unica parola: monotonia.
All' infuori di Giada, non aveva avuto altre ragazze, non aveva avuto modo di interagire con mentalità diverse dalla sua.
Mirko si sentiva risucchiato da quella routine che non riusciva a dargli una scossa al suo cuore, rendendolo insensibile a tutto ciò che lo circondava.
E' vero, amava Giada come un fiore ama il raggio di sole, indispensabile per vivere e crescere, eppure non riusciva più a dare una definizione a ciò che li univa, se non quella maledetta parola.
Ormai era la stessa, medesima storia: stessa pizza del venerdì sera, stessa discussione sul chi dovesse cambiare canale, stesso sesso insapore, stesso cinema del sabato, stesse coccole e carezze, dettato tutto da un' insoddisfazione che rendeva il tutto fin troppo piatto.
Ma ormai aveva imparato a conviverci e staccarsi da lei gli risultava pressoché impossibile.
Del resto Giada era un miraggio nel deserto, il desiderio nascosto di molti uomini, mentre lui era un ammasso di ricci scuri e di un' altezza smisurata.
Era convinto che, prima o poi, l' avrebbe portata all' altare, aspettando insieme l' esito del test di gravidanza qualche anno dopo, crescendo i loro figli e viziando i nipoti, per finire con il passare gli ultimi loro respiri sempre insieme.
Fino a quando però, quel 28 settembre entrò in ufficio Beatrice e tutti i suoi castelli crollarono, tutte le sue certezze vacillarono.
Beatrice, in pochi mesi riuscì a ridargli quella spensieratezza che lo aveva sempre contraddistinto dagli altri ma che con il tempo aveva perso. Beatrice era travolgente agli occhi suoi, un vulcano attivo pronto ad esplodere.
Mirko comprese che ogni cosa gli era sfuggita di mano quando, in un momento di estrema irrazionalità, si era ritrovato in un letto di uno squallido motel con Beatrice.
'Mai squallido quanto me' pensava ogni volta che le immagini di lui e Beatrice gli scorrevano, come in un film, nella sua mente.
Quella fredda mattina del 17 febbraio 2014, Mirko sentiva di non poter più reggere quel macigno che gli opprimeva il petto da troppo tempo, soprattutto nel momento in cui Giada gli circondò il collo con le braccia, stampandogli un bacio sulla guancia, augurandogli un dolce buongiorno sussurratogli ad un orecchio.
Mirko a sua volta mantenne lo sguardo fisso sulla tazza di caffè ormai diventata fredda.
Non era in grado di intraprendere il discorso, ma era ben consapevole del fatto che se non l' avesse fatto quel giorno, la sua codardia l' avrebbe schiacciato a tal punto da impedirgli di essere sincero nei confronti di quella splendida ragazza che lo guardava ancora con gli stessi occhi.
Eppure, aveva combattuto così tanto per avere quello sguardo solo su di se, finendo più volte in risse per difenderla dagli sguardi indiscreti degli altri ragazzi, lottando contro il volere dei suoi che non la ritenevano la donna adatta a lui ed ora, aveva mandato tutto a puttane, ogni suo sforzo, ogni sua lacrima.«Amore, tutto bene?» gli domandò Giada con il suo tono dolce e apprensivo, sedendosi accanto a lui.
Mirko chinò il capo verso il pavimento «ti devo parlare» gli sussurrò poi.
«Dimmi, sai che ti ascolto» rispose lei mettendo la mano sopra a quella di lui.
Mirko la scostò, alzandosi in piedi di scatto «no, non dovresti ascoltarmi, dovresti fingere di non sentire per non provare dolore e so che questo ti spezzerà, però devo parlare adesso, o non lo farò mai più» sbottò.Mirko non riusciva a decifrare quello sguardo che si era posato su di lui, mentre sentiva le mani sudare e la mente annebbiarsi di spiacevoli pensieri.
Sapeva che dei giri di parole non avrebbero creato che una lenta agonia.«Sono stato a letto con Beatrice»
Per quanto fosse impossibile, era convinto del fatto di aver potuto udire il cuore di lei precipitare dalle sue mani.
Giada però rideva.
Rideva per la frustrazione, rideva con la consapevolezza che il suo istinto ebbe ragione anche quella volta ma che avesse preferito chiudere gli occhi per non soffrire, perché è ben risaputo che l' intuito di una donna non sbaglia mai.
Erano mesi che lo sentiva troppo distante da sé, come se quel filo invisibile che li univa fosse stato spezzato.
Aveva scelto consapevolmente di vivere in un bugia, scappando da quella realtà fin troppo evidente che le si parava davanti.
E in parte si colpevolizzava per non esser riuscita a tener stretta a se il proprio uomo.
Ora quella verità la stava schiaffeggiando deliberatamente ed opporsi l' avrebbe solo uccisa.
E ridere era l' unico sfogo che riusciva ad esternare, anche se la voglia di piangere stesse prendendo il sopravvento, nonostante il desiderio di picchiarlo, strattonarlo e urlargli contro era troppo grande da contenere, soprattutto quando vide il modo in cui lui rimase in silenzio dopo averla distrutta.«Perché?»
«Non lo so... mi dispiace...»
«Guardami negli occhi e dimmi che hai smesso di amarmi, che tutto è finito, che i tuoi sentimenti sono spariti»
«Non posso»
«Allora perché cazzo?!» urlò battendo i pugni contro il suo petto.
«Mentirei se dicessi che è capitato. E' vero, l' ho voluto, è stato un' impulso incontrollabile e quando ho riacquistato lucidità, lei si stava già rivestendo» ammise lui.Giada si rese conto che le sue guance erano diventate un tappeto di lacrime quando lui prese le sue mani, ancora sul suo petto, e le strinse.
«Non esistono scuse plausibili al gesto sconsiderato che ho fatto. Ho calpestato i tuoi sentimenti, ti ho mancata di rispetto pensando a soddisfare solo una mia voglia egoistica, pensando di poter evadere da quella monotonia che mi stava opprimendo»
«Saremmo potuti scappare insieme anche da quello, come abbiamo sempre fatto...»
«Cazzo Giada! Non siamo più dei liceali, renditene conto per favore. Non possiamo più sfuggire dalle situazioni insieme, scappando verso una meta sconosciuta» sbottò lui.Giada abbassò lo sguardo, scostando le mani dalle sue, sedendosi quasi sfinita sul divano rosso; quel divano in cui passavano spesso il loro tempo ad abbracciarsi; quel divano per cui lui si era impuntato come un bambino per averlo.
«Forse era giusto che andasse così, no?»
«Giada...»
Non disse niente lei.
Si limitò a dirigersi in camera da letto a raccogliere ciò che le apparteneva, andando a prendere le ultime cose in bagno prima di lanciare sul tavolino le chiavi di quella casa, scomparendo poi dietro la porta del soggiorno.
Era finita.
L' aveva voluto lei, pensava.
Nonostante fosse consapevole del fatto che era stato lui a scegliere le sorti di quella storia, della sua vita.
E per quanto lo amasse, decise di amare di più se stessa.
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Senza uno scopo.
Short StoryPer ora ho scritto esclusivamente 'Unfaithful' senza un apparente scopo e in preda a un momento di delirio. Anche se, in fin dei conti, sarei ben predisposta a fare una "raccolta" di parole da cui trarre una storia di sottofondo, come ad esempio que...