Egli é l' Α e l' Ω, la fine e il principio, morto poi risorto rubò le chiavi alla morte.
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Si narra di un tempo molto lontano in cui un re, Mida, avido e fiero di sè, regnava sulla Frigia al tempo di grandi eroi come Agamennone, Achille ed Odisseo. Il sovrano aveva ospitato Sileno, maestro di Dioniso, che ubriaco s'era smarrito per le selve oscure. Mida riconosciutolo si era premurato di riportare il vecchio satiro in Lidia al cospetto del protetto. Dioniso grato di aver ritrovato l'anziano chiese a Mida quale dono potesse concedergli per dimostrare la propria riconoscenza al re di Frigia. Mida espresse il desiderio di possedere il potere di trasformare in oro tutto ciò che gli capitava fra le mani, Dioniso acconsentì e concesse al re il tocco magico. Purtroppo tale dono si rivelò nefasto e pericoloso, il regnante comprese che quel potere si sarebbe tramutato nella sua peggior rovina. Assetato e terribilmente affamato si presentò nuovamente al cospetto di Dioniso supplicandolo di poter rompere l'incanto, perchè sarebbe finito col perire, non poteva più neppur gioire dei doni di Cerere visto che questi non appena sfioravano la sua pelle si tramutavano in oro. Dioniso infine, mosso a pietà consigliò a Mida di immergersi nelle sorgenti del fiume Pactolo, così facendo avrebbe spezzato il sortilegio. Il re di Frigia sciolto l'incantesimo visse un periodo di gioia in cui riscoprì dei piccoli piaceri dimenticati. Mida che aveva sposato Eolia, figlia di Agamennone, ebbe da lei tre pargoli, Litierse, Ancuro e Zoe. La piccina dotata di spiccato intelletto e bellezza disarmante incontrò per caso Asclepio, figlio di Apollo e ne destò subito l'interesse.
Nonostante le diatribe dei loro padri, i due si incontrarono in gran segreto, passarono notti intere a disquisire sulla caducità e sulla mutevolezza della natura umana.
Zoe intelligente e ammaliante fece perdere il senno ad Asclepio che le rivelò di essere a conoscenza di un modo per riportare in vita i morti dall'Erebo. Asclepio perdutamente innamorato della giovane dalla bellezza eterea, le donò una piccola chiave di bronzo quale pegno d'amore e chiese a Zeus padre, di donarle l'immortalità. Zeus impietosito e riconosciuto il grande amore di Asclepio per la fanciulla l'accontentò. Una notte senza luna, Zeus adirato con Asclepio per le sue doti guaritrici e i suoi poteri di negromante, assieme ad Ade rapì Zoe e la imprigionò in un posto sconosciuto ai molti. Da allora Zoe incatenata con spesse catene di bronzo sopravvive, si angustia per la propria immortalità e rimpiange la propria chiave di bronzo, dono dell'unico uomo che l'abbia mai amata.17 Febbraio 1727
Guyana FranceseLa piccola cerchia di lavandaie si stringeva tra loro fra singulti e lacrime, la pioggia era cessata, ma ora la terra infangava loro le scarpe, come a ricordare che paziente le aspettava, che nonostante gli impegni della vita e lo scorrere inesorabile del tempo lei, attendeva il giorno in cui le loro spoglie si sarebbero ricongiunte con madre natura.
Annette con il fazzoletto reso ormai ruvido dalle lacrime asciugate appoggiò la propria testa su quella dell'amica, Seraphine; stavano dando spettacolo infischiandosene del decoro che la società imponeva in circostanze come quella. I pochi nobili nelle prime file mostravano un austero controllo delle emozioni, quasi ne fossero privi. L'aria era umida e nessuno ascoltava le parole del ministro di Dio, ognuno, indotto dal silenzio, era perso nei meandri della propria mente, pochi erano quelli che partecipavano realmente al dolore di quella perdita prematura. Pochi uomini erano venuti per il rito funebre, tutti troppo occupati, troppo presi dalla vita, fin tanto che non gli sarebbe toccata la medesima sorte; allora, dunque il sipario sarebbe calato, come una patina nera, ostentando la cupidigia della morte.
«Annette, datti un contegno, vuoi far scoppiare in lacrime anche noi?» la redarguì Celine con voce fin troppo aspra.
«Non riesco ad essere indifferente, era un' amica, forse l'unica in questa nobiltà di serpi.» replicò Annette rancorosa.
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Per tutto l'oro di Re Mida
AdventureQuanto turpi gli inganni arrecati sotto una luna nera. Il mondo è spietato, si macchia di sangue, peccati, calunnie e piani orditi alle spalle anche del migliore dei comandanti. Quando il ritorno a casa non è quello sperato e vieni messo dinnanzi al...