Osservo la vita in studio che scorre come nulla fosse mentre seduta sul morbido divano rosso mi rigiro fra le mani una busta marroncina con dentro una verità celata da troppo tempo. Nella mia testa tutti i ricordi di un'amicizia che ormai dura quattro anni, da Novembre del 2016, per la precisione. Da quando Cesare Cantelli si dimenticò di uno stop e io non feci abbastanza attenzione nell'attraversamento pedonale che collegava l'ultima fila di portici all'ingresso dell'università.
Era nato tutto per caso, quando il mio polso si era slogato per bene e lui, sentendosi in colpa, si offrì di aiutarmi con gli appunti universitari pur non capendo un cavolo di fonetica e di lingua tedesca. Dopo qualche incontro in biblioteca mi chiese di raggiungerlo a casa del cugino perché aveva da fare e non faceva in tempo a spostarsi. Mi immergo in quel ricordo fissando appena i pesci che giocano fra loro nell'acquario.
Pigiai sul campanello con un po' d'ansia e con il freddo che mi entrava nelle ossa in quel giorno di fine Novembre. L'esame era alle porte e dovevo completare delle schede di trascrizione fonetica prima di poter concludere il programma. "Si?" disse la voce metallica dal citofono. "Ehm, sono Chiara, un'amica di Cesare" risposi timida con la voce acuta per l'imbarazzo. "Ah ciao! Terzo piano!" esclamò la voce aprendo il portone.
Quando l'ascensore annunciò il piano ormai ero un fascio di nervi, aprii il portone e mi catapultai fuori. "Chia" mi richiamò Cesare dal portone. "Oh ciao, Cesare" sorrisi verso di lui che mi fece entrare. Appena dentro cinque visi curiosi si girarono verso di me e io mi immobilizzai agitando leggermente la mano a mo di saluto. "Oh vecchi, vi presentate o no?" disse Cesare ridendo verso di loro.
Il primo ad avvicinarsi fu un ragazzo un po'riccio con gli occhiali. "Sono Nelson, il padrone di casa" e mi strinse la mano. Un altro ragazzo molto alto e con un dolce sorriso timido tese il braccio dicendo "Dario, è un piacere." "Io sono Nicolas, ma chiamami pure Nic" disse un ragazzo non molto alto con i capelli corti e un sorriso dolcissimo. Si avvicinarono anche un ragazzo biondo e un altro con gli occhiali e una folta barba.
"Chia" dice proprio quest'ultimo passandomi veloce la mano davanti gli occhi per svegliarmi da quei ricordi. "Oh Frank dimmi" rispondo scuotendo piano la testa. "Nic ha chiesto se lo aiuti con le censure dell'ultimo video, Cesare ha esagerato come sempre!" esclama avvicinandosi all'acquario e facendo un impercettibile sorriso ai pesci che nemmeno notano la sua presenza.
Dal giorno in cui ho premuto il campanello di casa Venceslai sono passati anni, sono passate risate, abbracci, litigate più o meno furiose. Ho imparato a memoria questi sei ragazzi, li conoscevo talmente bene da capire che quel periodo, per quanto volessero farmelo sembrare normale, era profondamente strano e l'abbandono di Dario aveva scosso un po' tutti, me compresa che sfregavo la bustina appena con le mani pensando a quanto fosse effettivamente incerto il futuro.
Mi alzo e dopo averla riposta nel mio zaino mi dirigo verso Nic e gli scompiglio piano i capelli. "Che abbiamo qui?" chiedo abbassandomi sul computer. "Cesare che non si regola" borbotta lui "vado a farmi un caffè ci dai un'occhiata per vedere se le cose che ho tenuto possono andare secondo te?" chiede supplichevole. Annuisco e mi siedo al suo posto indossando le cuffie.
Sono quasi alla fine del video quando qualcuno approfitta della mia concentrazione per sorprendermi con un po'di solletico sui fianchi. Salto sul posto. "Cesare!" esclamo senza nemmeno girarmi. "Assurdo come fai?" si lamenta lui dietro di me. Tolgo le cuffie alla ricerca di una risposta che sia accettabile. "Hai la delicatezza di un orco, lo sai" dico velocemente ignorando la voce nella mia testa che dice che invece sono io a riconoscere il suo tocco fra mille. "Stronza" borbotta ma poi sorride "vuoi un passaggio dopo?" chiede. Annuisco sorridendo.
"Dovresti smetterla di accompagnarla a casa, se per caso doveste incontrare la polizia come glielo spieghi che siete in macchina insieme senza essere parenti?" dice Frank con la solita tranquillità sistemandosi la mascherina prima di uscire dallo studio. "Ma è praticamente mia sorella, Frank" protesta ridacchiando Cesare e facendomi incrinare un altro po' il cuore. "Devo ricordarti che si è laureata a casa mia?" chiede poi ridendo. "Non credo valga come spiegazione ma sono affari vostri" dice lui facendo spallucce e dandoci appuntamento al giorno successivo ricordando a Cesare di portare il cambio per le riprese.
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(e poi)- OS Space Valley
FanfictionLe foto saranno il filo conduttore di queste storie un po' improvvisate e un po' piene di sensazioni sparse qua e la. Tutto frutto della mia assurda immaginazione.