Breeze

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Mi alzo, fuori c'è un'aria nuova. Molti dei miei amici mi dicevano sempre di non andare oltre al fiume, perché è da lì che arriva. Io non mi sono mai spaventata ma un mio difetto è la curiosità. Vado in bagno mi preparo ed esco. Non faccio colazione, non ho fame. Prendo lo zaino, esco e salto in sella alla mia bici, una bici molto vecchia ma ancora di un rosso acceso, e imbocco la via che porta alla mia scuola.

Arrivata a scuola, scendo dalla  bici, la poso sul muretto di una casa ed entro.

Non mi piace andare a scuola, non per i compiti quelli li faccio volentieri; non mi piace andarci perché le  persone sono strane, mi guardano come se fossi un alieno, e non ho amici. Preferisco consolarmi leggendo un libro, perché riesco sempre a calmarmi . Un libro non ha confini.

Mi piace anche scrivere, cose della mia immaginazione. Ho avuto un'infanzia molto difficile.

Certe volte mi chiudevo in camera e mi lasciavo trasportare dalla mia immaginazione. Mi inventavo storie di persone che morivano, argomento non molto adatto a una bambina di 5 anni, ma a me piacevano. Mi incammino verso la classe per la prima ora: chimica. Arrivata in classe mi siedo come sempre all'ultimo banco, sono ormai abituata a tutte le occhiatacce dei miei compagni e non ci faccio caso. Mentre il tempo della lezione scorre io ritrovo a guardare fuori dalla finestra degli uccellini, sono sempre cosi liberi e ogni volta che li guardo ne rimango affascinata. Suona la campanella e mi sbrigo per raggiungere la classe per l'ora successiva. Arrivo in classe, entro e come l'ora precedente il mio banco mi aspetta.

La lezione passa molto lentamente ma all'improvviso suona la campana.

Prendo lo zaino e corro fuori dalla classe. Qualcuno però mi fa lo sgambetto e cado. Sento delle risate alle spalle e piangendo mi rialzo e riprendo a correre. Scendo al piano terra ed esco dalla scuola. Prendo la bici e vado a casa. Le lacrime scendono calde sulle mie guance e mi annebbiano la vista. Dopo circa 20 min arrivo a casa, scendo dalla bici e la butto a terra. Apro la porta e chiudendola la faccio sbattere. Mia madre, chiamiamola così, ubriaca come sempre, mi dice qualcosa ma io non le do retta. Entro nella mia stanza e la chiudo a chiave. Avrete capito molte cose, da quando mio padre è morto mia madre non è più riuscita ad andare avanti. Faccio i compiti. Il tempo passa velocemente e arrivano le 20:09 quando sento che mia madre esce di casa per andare a mangiare. Io rimango a casa senza cena. Certe volte, mi vergogno un po' di lei anche perché invece che lavorare ruba, non è una criminale ma con i soldi che le danno i servizi sociali, si compra cose che a me non fa nemmeno vedere e non usa nemmeno un centesimo per me. Mi alzo dalla scrivania, apro la porta e vado in "salotto", perché non ha più un aspetto normale, ci sono sedie ribaltate e libri sparsi in giro.  Prima di sedermi  su uno sgabello faccio un po' di pulizia, sistemando anche tutti i libri in ordine alfabetico, infine prendo un libro e finalmente mi siedo. inizio a leggerlo e mi accorgo che è uno dei miei libri preferiti... l'ultimo libro regalatomi da mio padre. Sono circa le 23:03, quando sento che mia madre sta aprendo la porta. In fretta corro in camera mia e la richiudo a chiave. Non so come ma appena tocco il letto cado in un sonno profondo.

Alle 6:59 suona la sveglia. Mi alzo con gli occhi appannati e cerco le pantofole, non trovandole appoggio i piedi sul pavimento e  mi accorgo che... era congelato! In fretta apro la finestra ed entra un'aria gelida, mi vengono i brividi e la chiudo immediatamente, molto probabilmente è un solo un giorno freddo di primavera. Corro in bagno, mi sistemo e mi dirigo verso la cucina. Ho molta fame ma appena controllo nello scaffale se c'è almeno un pacchetto di cereali la mia pancia brontola e mi viene il vomito, come sempre lo trovo vuoto e non faccio nemmeno oggi colazione. Mi metto sciarpa e cappello e salgo sull'autobus. Appena salgo tutti mi guardano male e mi chiedono < hai freddo?>  e si mettono a ridere.

Certe volte mi chiedo che problemi abbiano le persone. Arrivata a scuola, scendo dal bus e mi dirigo in classe. Quel giorno c'ero solo io, e tutti i ragazzi sull'autobus?. Non so con quale pazienza ma riesco e superare l'intera giornata. Sono stanchissima ma almeno non mi hanno dato compiti. Esco da scuola ma il bus non c'è. Mi incammino per la strada di casa. Durante il ritorno vedo delle persone molto felici. Quanto mi mancava quella sensazione. Non mi ricordo neanche più cosa vuol dire sorridere o tanto meno come si faccia.

Finalmente arrivo casa, apro la porta ed entro ma non c'è nessuno. Prendo allora la bici e mi dirigo verso il bosco. Stava venendo quasi buio quando arrivo. Scendo dalla bici e la poso a terra. Improvvisamente passa davanti ai miei occhi una volpe. Che belle le volpi, sempre così libere e vive, possono fare qualunque cosa e non vengono giudicate per quello che sono. Mi siedo di fianco al mio migliore amico un pino, non tanto vecchio anzi abbastanza giovane, il suo tronco è di un marrone acceso come anche gli aghi. Lui mi ascolta sempre, non dice mai niente. Resto lì a parlare per un paio di ore quando mi accorgo che è diventato tardi. Mi alzo, saluto il pino e prendo la bici e monto in sella dirigendomi verso casa, la strada è molto buia e il paese sembra congelato, nessun rumore, niente di niente. Arrivata casa mi accorgo che mia madre non è ancora rientrata, prendo allora la posta e vado in camera mia, chiudendo la porta a chiave . Mi addormento leggendo il mio diario di 4 anni fa, mi si appannano gli occhi lacrime quando leggo di mio padre, mi sto convincendo che prima o poi il male che provo svanirà ma io non credo.. Nella notte penso come sia cambiata la mia vita in soli 4 anni, ero cosi felice e spensierata, vivevo quasi in una favola con una famiglia perfetta.

Mi sveglio con il sole che mi accarezza la faccia. Ci metto un po' a realizzare che non era suonata la sveglia. Non voglio andare a scuola oggi, mi preparo come ogni mattina e vado in sala, prima però mi assicuro che mia madre sia rientrata e le chiudo la porta della camera. Prendo il mio zaino e lo riempio con  qualche mela e infine esco di casa e senza are rumore chiudo la porta.

Prendo la bici e vado da Fri la "mia" volpe. Dico "mia" perché gli animali non sono cose ma persone come noi. Fri vive nel bosco, in una casa ormai abbandonata, costruita in legno con elle grandi finestre di vetro,  le metto qualche volta il cibo, non è dicibile da raggiungere di solito ci si impegna massimo 15 minuti. La strada diventa sempre piu stretta quando incomincia il bosco e finisce davanti una abitazione ormai vecchia e non più curata. Arrivata alla casa, scendo dalla bici e l'appoggio sul muretto, entro e noto qualcosa di strano sulla serratura della porta e anche sulla maniglia... ghiaccio?! Non ci faccio troppo caso ed entro, come sempre l'odore leggero di muffa ma anche di legno mi accoglie, socchiudo la porta d'entrata e mi dirigo in cucina, a ogni mio passo il pavimento scricchiola e sul suono mi a sentire a casa; è ormai da 4 anni che vengo in questa vecchia casa e ormai sta diventando la mia. Apro uno scaffale e per mia fortuna trovo un pacchetto di biscotti non ancori scaduti.

Lo prendo e mi siedo su uno sgabello, anch'esso di legno,  e i miei pensieri mi avvolgono. Sono un po' confusa, tutti i miei pensieri . Ad un certo punto sento un botto, come uno sparo. Preoccupata esco e da quel momento non ricordo più nulla.

Il vento della vita Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora