In quel piccolo appartamento di New York, progettato per ospitare a stento due persone, la musica ad alto volume sembrava aver azzerato i rumori esterni a quelle mura, non esistevano più automobili, tram o metropolitane, forse nemmeno le luci caotiche della città che sembravano voler salutare i passanti. Gli artisti di strada avevano abbandonato le loro postazioni, Central Park era chiuso e il silenzio regnava sovrano in quel quartiere distante dal centro.
Tutto normale, o almeno così sembrava ad Eren Jaeger e il suo gruppo "di studio", come si definivano loro, nonostante i loro incontri comprendessero tutto tranne che le famose ore a scambiarsi gli appunti di cui parlavano ai loro genitori. La verità era che, in quell'appartamento, si stava consumando una serata a base di alcol scadente e sigarette fumate sulle scale d'emergenza oltre la finestra del salotto, di amplessi veloci nel bagno alla fine del piccolo corridoio e qualche risata sguaiata di troppo.
Parte degli universitari, in fondo, erano così: baciati dall'inesperienza e dall'effimero pensiero che godersi i famosi "anni migliori" significasse concedersi del divertimento che a volte era di troppo, ad amori fugaci come i baci che si lasciavano sulle labbra alcuni dei presenti in quel salotto e leggeri come piume, come se i problemi esterni alla loro bolla non li sfiorassero minimamente.
Eren faceva di sicuro parte di quella cerchia di amanti del divertimento, nonostante la sua dedizione allo studio e la sua condotta scolastica da studente modello. Infatti, l'alto ragazzo dai capelli castani, era soddisfatto della sua vita in tutto e per tutto, tranne che per il suo poco amabile coinquilino.
Odioso, lo trovava davvero odioso.
Di certo, il diciannovenne avrebbe preferito condividere l'appartamento con Jean, il suo migliore amico da sempre. I due, infatti, erano cresciuti come un duo inseparabile e, se si ritrovavano a vivere in due palazzine diverse - seppur una di fronte all'altra - al posto di farlo insieme, era solo perché Jean era stato indeciso fino all'ultimo riguardo la scelta dell'università, optando alla fine per un indirizzo sportivo nell'Università in cui Eren studiava arte.
Però, l'eterna indecisione del ragazzo soprannominato "faccia da cavallo" per la forma del suo viso, aveva fatto guadagnare ad Eren la piacevole conoscenza di Armin, il minuto studente di lettere dai capelli biondi che da qualche mese frequentava quotidianamente.I due erano uno l'opposto dell'altro, non solo fisicamente, ma soprattutto caratterialmente.
Eren ed Armin, infatti, riuscivano ad andare d'accordo in quanto si compensavano sotto molti punti di vista. Quando Eren era arrabbiato ci pensava Armin a calmarlo facendolo ragionare, passava ore ed ore in silenzio ad accarezzare i suoi capelli lunghi e soffici, gli preparava la cioccolata calda che tanto amava e lo incoraggiava sempre prima di ogni esame, a volte restando a fargli compagnia durante la notte. Quando Armin doveva tirare fuori gli artigli e farsi valere ci pensava Eren a spronare la mente acuta del biondino, era sempre lui a spingerlo a dare il massimo perché, Armin, da timido qual era, tendeva sempre a sminuirsi.
Coppia insolita a guardarli dall'esterno, sì, ma funzionavano alla grande.Levi Ackerman, dall'altro lato della città, stava finalmente chiudendo la porta del suo ufficio dopo una lunga e sfiancante giornata di lavoro.
Non era una novità che a volte si intrattenesse fino a notte fonda dietro la sua scrivania, ma i rapporti internazionali dell'azienda di suo zio e sua madre li aveva sempre anteposti alla sua vita privata, cosa che non gli pesava affatto ma che gli aveva tolto molto fin da quando era un ragazzino.
Infatti, ligio al lavoro com'era, aveva sempre evitato feste, uscite superflue e luoghi di ritrovo, preferiva di gran lunga le mura di quella che un tempo era casa sua e la calma del venticello fresco che amava inspirare in veranda mentre fumava una sigaretta.Il corvino, lungo la strada verso la sua nuova casa, stava pregando soltanto di immergersi nell'ambiente tranquillo del suo appartamento, nella speranza di non trovarsi circondato da mocciosi come la settimana prima anche perché sarebbe stato da veri irresponsabili, data la notizia data poche ore prima in onda.
Inizialmente sembrava un qualcosa di irrealizzabile e lontano, infatti la vita di tutti loro era andata avanti in modo così normale da sembrare quasi strano.
Ed era successo proprio quello di cui l'uomo aveva più paura, i casi di contagio stavano salendo a dismisura e le disposizioni erano chiare; obbligo di quarantena fino al nuovo ordine.
E se quarantena significava restare chiuso in casa, significava anche un'altra cosa: Eren Jaeger ventiquattro ore su ventiquattro.
I due coinquilini non si erano mai tollerati forse per i loro stili di vita diversi, per i loro modi di fare contrastanti accompagnati da caratteri forti, perché era così tra loro: un continuo scontro, una continua lotta di supremazia quasi sempre vinta dal corvino, poiché Eren aveva poca pazienza per le loro discussioni spesso e volentieri inutili e abbandonava il campo di battaglia facendo alterare ulteriormente l'uomo.

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Ken' eki. - Ereri/ Riren
Storie d'amoreKen' eki - "E se quarantena significava restare chiuso in casa, significava anche un'altra cosa: Eren Jaeger ventiquattro ore su ventiquattro." ⚠️ Ereri/ Riren modern AU ⚠️