Un capriccio, un pittore

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Erano a letto, insieme, lui e Kuroo.
Lo avevano fatto molte volte, fin da bambini, quando il corvino entrava dalla finestra per far compagnia la notte a Kenma, l'insonnie Kenma, il Kenma che preferiva passare la notte sulla play piuttosto che dormire.

Anche questa notte, Kuroo si era intrufolato nel letto del biondino, e lo aveva costretto a forza a spegnere qualsiasi gioco avesse in mano e a dormire -domani si sarebbero svolti gli esami di fine periodo, e non voleva che il più piccolo arrivasse stanco-

Ma questa volta era diversa, almeno per Kenma. Kuroo si era già assopito, beato tra le braccia di Morfeo, ma questa era la prima volta che dormivano insieme da quando si era reso conto dei sentimenti che provava verso il corvino.

Era successo un po' per caso, mentre navigava su internet e si perdeva nei suoi meandri, che aveva trovato delle storie.

Storie di amore, storie proibite, di genitori e figli, di ragazze, di ragazzi, di amici d'infanzia, e non aveva potuto fare a meno di impersonarcisi, Kenma e Kuroo, Kuroo e Kenma, e quindi aveva capito.

Aveva capito che per lui ormai non era più un semplice amico, non un amico d'infanzia, non un capitano della sua squadra. 

Era la sua vita, il suo amore, la sua voglia di alzarsi la mattina, il suo divertimento, la sua felicità e la sua rabbia ma anche la sua tristezza e infelicità. Il suo tutto.

Erano passate poche settimane da quel giorno, ma abbastanza da far esplodere quel vortice di emozioni che Kenma sentiva dentro di sé -girava, girava, rigirava, si rovesciava e quando pareva smettere ricominciava- e avrebbe voluto urlare a tutto il mondo, il suo mondo, cosa provava.

E ora erano qui, schiena contro schiena, nel letto del biondo, piccolo ma abbastanza grande per far si che ci stessero entrambi comodamente, essendo uno dei due in versione mini.

Si voltò, e si mise ad osservare i perfetti muscoli della schiena di Kuroo che si intravedevano attraverso la sua maglia.
Con un dito, prese a definirne i contorni, come un pittore con il suo pennello, e la schiena era la sua tela. Non gli aveva disegnati lui, quei muscoli, ma era presente mentre si formavano, durante tutti gli allenamenti,  anche quelli più pesanti e quelli che avrebbe preferito saltare per andare a rintanarsi da qualche parte a giocare con i suoi amatissimi videogiochi.

Con il suo pennello, si mise a scrivere sulla sua tela. Scrisse poche lettere, ma ripetutamente. Sempre quelle.

Mi piaci

Mi piaci

Mi piaci

Ti amo

Come c'era arrivato, a quel ti amo, Kenma non se lo spiegava. Ma continuò.
Continuò fino a quando, stanco, si rivoltò nel letto, pronto per addormentarsi.

Ma Kuroo glie lo impedì.  Pensava stesse dormendo,  Kenma,  ma forse avrebbe dovuto controllare meglio.

Il corvino si girò a sua volta, e strinse il più piccolo in un abbraccio. Un abbraccio caldo, un abbraccio forte, che non lo avrebbe fatto fuggire, per nessun motivo al mondo.

Kenma pensava che gli stesse per scoppiare il cuore, da quanto forte batteva.

Lo aveva sentito? Lo aveva capito? Cosa avrebbe fatto ora? Non sarebbe di certo più riuscito a guardarlo in faccia, né lui né tantomeno Kuroo.  Aveva rovinato un'amicizia intera nell'arco di una decina scarsa di minuti, e tutto per un suo futile capriccio.

Continuò,  Kuroo, quell'abbraccio.
Quello straziante, dolce, incredibile abbraccio.

Poi, sussurrò due parole. Due singole parole che fecero cambiare in tempi record una ventina di stati d'animo al più piccolo, che circondato in quell'abbraccio, in attesa di un qualsiasi segno, provò sollievo, poi agitazione, stupore, incredulità, imbarazzo. In tutte le loro sfaccettature.
Poi provò amore, e fu grato a quel piccolo capriccio.

"anche io"

Kuroken assortiteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora