@artemide6 grazie per avermi fatto conoscere 'sta canzone prima di pubblicare il capitolo (vd. video)
§Kitty: la foto fa vedere praticamente l'espressione di Angie e quello che pensa :'). Il prossimo capitolo vi metto un collage con i personaggi, ma lo devo postare dal tablet quindi non so cosa riuscirò a fare! Grazie a tutti per la pazienza!§
Angie's POV
Mi chiesi se tutte le ragazze la mattina si sentissero come mi sentivo io: una merda. Scossi la testa freneticamente e passai la spazzola ripetute volte tra i capelli tentando di districare almeno la metà dei nodi che c'erano in quell'orrendo cespuglio che mi albergava sul capo. Imprecando a mezza voce, e tentando di estrarre il pettine ingarbugliato in quella trappola mortale che può essere la mia chioma senza strapparmi via il cuoio capelluto, mi tolsi il resto dei vestiti facendoli passare dai piedi, scalciai via le infradito e mi infilai nella doccia. Sobbalzai quando i miei piedi ancora caldi di letto sfiorarono la superficie gelida del pavimento della doccia. Finalmente riuscii a togliermi il pettine dal nido di capelli e aprii l'acqua. OVVIAMENTE non era ancora calda, per cui strillai come un'oca in calore quando toccò la mia sensibilissima pelle di fata.Quando la temperatura si fu alzata e io non fui più obbligata a stare rannicchiata in un angolo del box, mi lavai i capelli con tre shampoo diversi, passai il balsamo massaggiandolo per due minuti e lasciandolo risposare per uno, poi mi ricoprii di bagno schiuma alla vaniglia, il mio preferito.
Uscii e mi avviluppai in un asciugamano pulito, poi riservai lo stesso trattamento ai miei capelli, che strizzai per bene in modo da non metterci un secolo quando avrei dovuto asciugarli.
Osservai con una smorfia il mio viso allo specchio. Le due valigie sotto gli occhi, il colorito smunto, le iridi di un colore a metà tra il giallo e il giada. Uno schifo, davvero. Mi lavai i denti e diedi una piccola sbirciata all'orologio per controllare quanto tempo mi rimaneva, quindi, una volta realizzato di avere ancora una ventina di minuti - svegliarsi prima aveva i suoi vantaggi, sicuramente - estrassi la trousse dall'armadietto sotto al lavandino e cominciai il mio lavoro di 'ristrutturazione'.
Partii con la base, poi applicai sopra correttore per le macchioline dovute ai ricordini dell'acne e il fondotinta per rendere tutto uniforme; aggiunsi una punta di fard - non abbastanza da sembrare un clown, ma neanche così poco da sembrare un cadavere - misi giusto un filo di matita rosa chiaro e ombretto rosa perla sfumato con il color carne e infine passai il mascara sulle ciglia. Non mi piaceva esagerare, nonostante usassi tanti prodotti, non ne mettevo mai troppo. Mancava solo il lucidalabbra, il rossetto davvero non mi piaceva, così decisi di usare quello rosa alla fragola: tipico, sobrio, brillante, ma soprattutto buono.
Lo smalto fucsia era ancora perfetto, quindi non mi sembrava il caso di ritoccarlo.
Ecco. Era rimasto un ultimo componente e forse era quello più importante quanto il più doloroso.
Le lenti a contatto azzurre. Nessuno, ma proprio nessuno, a parte me, mia madre e mio padre, sapeva che le portavo. Secondo tutti quella sfumatura verde acqua era naturale. Certo, poteva sembrare visto i capelli biondi. Peccato che pure quelli fossero tinti. Sin da quando avevo 11 anni.
Potevo solo immaginare l'imbarazzo che avrei provato se qualcuno le avesse scoperte; oltre a un abbellimento significativo, mi facevano anche da schermo contro il mondo. Senza di loro, mi sentivo scoperta e debole, brutta. Non sapevo se sarei mai stata pronta a mostrare a qualcuno il mio vero colore. Forse al mio ragazzo, ma non pensavo ne avrei mai avuto uno, insomma, mia madre non mi avrebbe lasciato uscire stabilmente con qualcuno, sarebbe stato un calo della mia popolarità!
"E se poi il tuo fidanzato piacesse a qualcuna e questa cominciasse a odiarti? E se si portasse dalla sua parte qualcuna? I legami sono deboli e le ragazze sono stronze, ti pugnaleranno sempre alle spalle! In quel caso tu rimarresti una povera sfigata sola e a quel punto anche il tuo ragazzo si stancherebbe di te". Questo mi aveva detto la mia mamma l'ultima volta che le avevo parlato una cotta, in terza media.
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