Capitolo 8

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Qualcosa mi tocca il
braccio in continuazione, scuotendolo. Apro gli occhi e guardo la mia vecchi a sveglia sul comodino.
Santo cielo, sono le 7,40 e sono ancora a letto!
Scendo rotolando giù, come se non bastasse sbatto la testa contro il mio comodino, cerco di non peggiorare le cose ma, come se non bastasse, quando mi alzo, mi ritrovo davanti a Zayn. Caccio un urlo che supera la scala decibel, Zayn si tappa le orecchie.

"Ma sei fuori?"

"Eh? C-cosa ci fai qui? Come hai fatto ad entrare? "

"La chiave, dolcezza, la chiave." la sua voce è spazientita, non vorrebbe essere qua.

"Perché ieri non sei venuta a scuola?" Continua, ora sembra arrabbiato.
Cos'hofattoieri?
Ah, si. Sono stata con il ragazzo più bello del mondo, mi raccontato della sua vita, poi... Vediamo... La parte più brutta di tutta la giornata... Gli occhi sono diventati neri, e sappiamo tutti cosa ci fu dopo.

"Oh... Avevo... Avevo malditesta!" Sfortunatamente la mia affermazione suonava come quando un bambino piccolo trovava la scusa per mangiare altre caramelle o farsele comprare.

"Ah, davvero? Come mi spieghi che Harry ieri non è venuto a scuola, aveva anche lui mal di testa?"

Oh-oh. Sagiàqualcosa. Tentarnonnuoce.

"H-harry?"

"Si! Harry! Harry Styles!" Dice, come se l'ultimo posto dove vorebbe essere è qui, davanti a me, a sgridarmi come se avessi due anni, ora sta esagerando, chi si crede di essere? Cosa vuole da me?

"Ma chiediglielo! È un tuo amico!"

"Cristo Santo, Grace, non voglio che lo frequenti."

"Non lo frequento!" Il fatto che abbiamo passato un giorno insieme era già diventato lo scoop di tutta la scuola?

"Perché ieri allora hai saltato la scuola per lui?"

"I-io... Sono stata obbligata. Ti va bene? Mi ha obbligata lui. Il tuo caro amichetto!"
La sua faccia è tesa e i capelli arruffati. Ha le occhiaie intorno agli occhi, non aveva dormito tanto. Zayn. Non volevo litigare con lui, gli volevo così tanto bene...

"Basta, Grace. Ci vediamo a scuola. Sappi che mi hai profondamente deluso. Accusare Harry di una cosa che non ha fatto? Davvero deludente. " così dicendo gira la maniglia della porta e attraversa il corridoio. Esce, facendo sbattere la porta dietro di sè.

Le lacrime mi scendono dagli occhi, aderendo sulle guance,fino all'incavo del collo, dove si fondono con il tessuto del pigiama.

Non voglio mai più vedere Harry. Mai più.

Mi vesto in cinque minuti e esco di casa. I jeans sono decisamente troppo aderenti, il maglione mi arriva a metà coscia. È di colore nero, come l'elastico dei capelli, che li raccolgono in una coda alta, disordinata. I vari tentativi di nascondere il pianto che avevo fatto avevano peggiorato le cose, perciò avevo deciso di mettermi semplicemente il mascara.
Ho ancora le lacrime agli occhi, e il naso pieno.

"Hai bisogno di un passaggio?" la voce profonda, inconfondibile mi fece girare di scatto. Harry. Di nuovo lui.

"No. Vattene. Non voglio passare un'altra giornata con te. Ciao. "

Il mio viso è teso e tiro su col naso appena finisco la frase. Si accorge dei miei occhi rossi e lucidi e mi chiede
"Hei.. Hei... Cos'è successo?"

Si avvicina a me in una velocità che mi fa quasi barcollare. La distanza dei nostri corpi è minima.
Allunga la mano per asciugarmi il viso, che per l'ennesima volta è bagnato da lacrime cristalline.
Prima che possa toccarmi, in modo da non perdermi nel suo tocco, ricordando cosa era appena successo dentro casa, giro la testa, di scatto.

"Vai via." sussurro tra i denti.

"Ma cosa c'è che non va oggi? Non ti piace il martedì?"

"Si, ma non dopo un brutto lunedì." Gli rispondo, il mio viso è girato, ancora, la cosa mi rende impossibile vedere i suoi occhi, ma non posso girarmi: la distanza tra le nostre bocche sarebbe minima, respireremmo la stessa aria, i nostri nasi si toccherebbero, il suo profumo mi farebbe venire le allucinazioni.
Sento il suo alito sopra il mio collo, riesco a percepirne il profumo: liquirizia. Sembrava uscito da un negozio di caramelle, e lui, dentro quel negozio, sarebbe stato più buono delle caramelle. Oddio, mi spavento da sola.

"Cosa volevi dirmi ieri?" la domanda, l'ennesima domanda, che mi è appena uscita dalla bocca, non sono riuscita a trattenerla.  stupidame.

Il mio collo viene inondato da calore, Harry sta ridendo, e non si è spostato di un centimetro. Mi sta pericolosamente vicino.

Prima che la mia mente si colleghi al mio corpo, sono girata e lo guardo negli occhi, verdi. Il verde vellutato che di notte risplende alla luce della luna, il verde che la chioma di un albero della foresta ammazonica invidia.

"Oggi ti porto a scuola io."  ha sviato la mia domanda, che si fotta.

"Chi ti dice che dirò di si?"

"Sono meno trenta secondi all'inizio della prima campanella." dice mentre mi fa vedere la lancetta dei secondi esattamente posata sul '30'.
Merda.

In effetti aveva proprio ragione, non avevo una macchina e sarei arrivata in ritardo per la prima lezione, e io odio arrivare in ritardo. Non ho scelta. Merda.

"Okay, ma poi sparisci dalla mia vita."il mio tono è arrabbiato e irritato, ma mi verrà difficile tenerlo per un'altra semplice parola, quegli occhi sono letteralmente folli, mi fanno perdere la testa.

"Così non va bene, Gracie, non si usano le persone. Se adesso accetterai di farti portare a scuola perché sei in ritardo, oggi pomeriggio, a partire dall'ultima campanella starai con me."
Ha uno stupido ghigno stampato in faccia e le fossette in vista.
"Quindici secondi, Grace."

"Okayokayvengomasbrigati"gli dico mentre inizio a correre nella sua macchina.

La sua risata mi culla mentre sale in macchina e accende il motore.

"Grace, devi proprio calmarti. Arriveremo per la seconda ora."

"Okay, va bene, mi calmo... Ma aspetta... Che? La seconda ora!? Harry! Stai scherzando?"

"Ti ho detto che ti avrei portato a scuola, c'è traffico a Londra, Grace."

"Devi proprio mettere il mio nome in ogni frase?" Gli chiedo, sperando che lo continui a fare, mi piace come dice il mio nome.

"Si, mi piace. Se ti da fastidio fa niente. Lo metto lo stesso."

Il suo ghigno si espande anche sulle guance, che sono colorate di rosa a causa del divertimento e i capelli ricci gli ricadono sugli occhi.
Senza rendermi conto di cosa sto facendo gli sposto il ricciolo dall'occhio sinistro, mostrando il suo occhio verde, ci affogo.

"Oh, s-scusa."
Le mie guance diventano più rosse di quanto sia possibile scientificamente.
"I-io... Non so perché l'ho fatto..."

"Tranquilla, Grace. Con me puoi essere te stessa, fai le cose che che ti senti dentro davanti a me." In questo momento è dolce, gli occhi sono chiari, verdi. Il sorriso è affettuoso, le sue labbra si combaciano come un quadro di Van Gogh, la parte superiore del labbro superiore è leggermente spostata verso sinistra, rispetto a quello inferiore, non è un sorriso perfetto, ma è assolutemte e inequivocabilmente affascinante.

"O-okay."non so proprio come rispondere.

"Ci sono milioni di vocaboli al mondo, non rispondermi con due sillabe" dice mentre ride.

"Va bene" gli rispondo ridendo, incantata.

"Tre sillabe, Grace, complimenti."

Mi piace Harry quando fa così, è divertente, tantissimo!

"Non so proprio cosa dire" mi scuso con un sorriso timido.

"Te l'ho già detto, dì quello che vuoi, fai ciò che vuoi, sii te stessa, Grace."

"Okay, me stessa..."
Gli dico con un sorriso, e lo penso davvero.

Halflight| attenzione, questa storia non è terminata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora