Tonno.

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Aprì il frigorifero: stava cercando la passata di pomodoro che aveva aperto la sera precedente.

Martina, in salotto, era intenta a cercare di far mangiare l'omogenizzato di vitello alla loro bambina.

Si, ormai la sua princess aveva da poco compiuto un anno.
Aveva mantenuto la promessa: la coccolava e la viziava, per quanto poteva, visto che Martina, la sua compagna, era molto più diligente e severa di lui come genitore.

Ma Francesco era così, per la sua principessa avrebbe fatto di tutto.

Era sovrapensiero, mentre cercava il barattolo in vetro all'interno del frigorifero, quando qualcosa dall'ultimo ripiano gli cadette prima sulla testa e poi sul corpo.

Fu una questione di qualche secondo.
Prima ancora di vederlo, si rese conto di cosa fosse dall'odore.

"PARMIGIANOOOOOO" Urlò correndo in bagno, lasciando in cucina l'acqua della pasta che bolliva ed il soffritto per il sugo sul fuoco, mentre il cucchiaio in legno che aveva in mano, per girare il soffritto, cadde a terra, sporcando il pavimento della cucina.

Si tolse i vestiti, mettendoli nella vasca da bagno e facendo partire il getto d'acqua per togliere quel formaggio tanto odiato, poi, una volta messi in ammollo con del sapone, si fiondò in doccia.

Mentre si insaponava con furia, lavando ogni centimetro di pelle che era stato a contatto col parmigiano, sentí Martina urlare dal salotto.

Non che avesse torno, ma non poteva farne a meno.
Era una paura intrinseca al suo animo, forte, di cui non riusciva a scoprire la causa.

Con i suoi amici ci avevano provato più volte, eppure non aveva avuto risposta.

L'aveva fin dall'infanzia e si era radicata in lui pesantemente. Non era tanto il fatto che non gli piacesse il sapore di quel formaggio e che quindi provasse una sensazione di disgusto nall'averlo addosso: lui ne era terrorizzato, come se, il solo tocco, potesse ucciderlo.

Sapeva bene che non sarebbe successo ovviamente, ma nel momento in cui si trovata nella situazione non ragionava più.

Uscì dalla doccia e si infilò nel suo accappatoio blu, asciugandosi velocemente.

Dall'altra parte della porta, Martina urlava incessante, davvero furiosa, mentre anche la piccola Gaia si faceva sentire.

"Giuro che questa è l'ultima volta che succede una cosa del genere, non ne posso più!" Disse lei, bussando con forza alla porta del bagno.

Lui non aprì, ma rispose arrabbiato.

"Sai bene che non posso farci niente, è una cosa più forte di me"

"HAI LASCIATO IL SOFFRITTO SUI FORNELLI E STAVA BRUCIANDO TUTTO, HO DOVUTO CORRE IN CUCINA CON GAIA APPRESSO CHE  GIÀ PIANGEVA PERCHÉ NON VOLEVA MANGIARE NIENTE" Disse lei, esasperata.

"È la seconda volta che capita in una settimana e ho perso il conto da quanto conviviamo, devi trovare una soluzione perché così non si può andare avanti" Concluse.
"L'ultima volta hai rotto il piatto che avevi in mano perché mi era caduto un pezzo di parmigiano a dieci centimetri da te e hai svegliato Gaia, dopo ore che non riusciva ad addormentarsi, perché urlavi"

"La soluzione è non prendere più quella sottospecie di alimento creato da Satana in persona e basta".
Disse lui, ormai asciutto e vestito, uscendo dal bagno.

Martina lo stava fissando, seriamente arrabbiata, mentre la piccola Gaia, in braccio alla madre, aveva gli occhi lucidi e arrossati per il pianto.

Lui la prese in braccio, senza dire niente mentre Martina partiva alla carica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 25, 2020 ⏰

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