Mai sentita affermazione più assurda

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Per quanto Alec non sopportasse i mondani, la loro tavola calda era un posto in cui andava tutte le volte che doveva pensare. Non ne aveva mai capito il motivo e, proprio mentre ci rifletteva su, il trillo della campanella attaccata alla porta d'ingresso gli fece alzare lo sguardo. In un attimo, tutti gli occhi dei presenti nel locale furono sulla figura che era appena entrata dalla porta, Alec l'avrebbe riconosciuta ovunque : era Magnus. Lo stregone sapeva di attirare l'attenzione dei presenti, infondo chi non avrebbe notato un ragazzo alto, magro, con un bel fisico, la pelle ambrata e degli occhi accattivanti a contornare il tutto? E poi, diciamocelo, anche un cieco lo avrebbe visto con il suo abbigliamento tutto lustrini e paillette. Ma, comunque, egli rivolse il suo sguardo solo al Nephilim dagli occhi color ghiaccio, che era rimasto a fissarlo, con la pancia che faceva qualche leggerissima capriola. Dopo avergli lanciato un velocissimo e quasi impercettibile occhiolino, Magnus si diresse verso il bancone per ordinare e successivamente andò a sedersi proprio davanti al cacciatore, il quale non poté fare a meno di abbassare lo sguardo per evitare che le sue gote s'imporporassero. Non poteva permettersi di far anche solo pensare allo stregone che avesse seguito con estrema cura i suoi movimenti, o la sua autostima sarebbe schizzata alle stelle per il dispiacere di tutti i suoi conoscenti.

Nessuno dei due disse niente fino a quando l'ordinazione del Figlio della Lilith non arrivò e la sala riprese il suo normale andirivieni.

"Sono sorpreso di trovarti in un banalissimo locale mondano, Alexander"

"Oh andiamo, il Sommo Stregone di Brooklyn che è sorpreso? Mai sentita affermazione più assurda"

"Hai ragione, ma ahimè, neanche la mente astuta del più potente figlio della Lilith in circolazione riesce ad imbrogliare un cacciatore furbo e intelligente come Alexander Lightwood"

"Sono nella norma" Al contrario delle sue aspettative, Alec si rese conto che la frase era uscita più simile ad un borbottio che ad una affermazione risoluta come sperava.

Passarono alcuni minuti di silenzio, durante i quali il Nephilim fissò la sua tazza di espresso ormai vuota e lo Stregone fissò, a sua volta, il cacciatore dai bellissimi occhi color del cielo. Con quei magnetici occhi puntati addosso, Alec non riusciva proprio a pensare. Stava appunto cercando di ricordarsi quale fosse il suo nome, quando..

"Bene, allora ci vediamo. A presto, Occhioni d'Oro" detto ciò, Magnus scomparve dal locale in una leggerissima folata di vento prima che il ragazzo riuscisse a rispondergli, facendo comparire, sul tavolo, i soldi per pagare le ordinazioni di entrambi.

Alec sbuffò.

Ormai lo sapevo troppo bene, il Sommo Stregone di Brooklyn otteneva sempre quello che voleva; in un modo o nell'altro.

Non sempre serve un fulmine per far innamorareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora