Alessio's POV.
Percorro il solito viale che porta alla periferia della città. E' tarda sera e il venticello leggero fa muovere dolcemente gli alberi che costeggiano il viale e annuncia l'imminente arrivo dell'estate, la mia stagione preferita. Corro fino alla piazza del palazzetto dello sport e mi siedo sulla solita panchina come tutte le sere. Cerco di riprendere fiato e mi guardo intorno notando che questa sera il campo da basket è occupato da dei giovani adolescenti che vestono con t-shirt americane che andrebbero larghe pure a me. Soffoco una risata pensando alla scena mentre mi avvicino alla fontana. Il mio orologio da polso elettronico segna le 23 e le luci del palazzetto sono ancora accese. Come tutte le sere da un mese a questa parte, aggiungerei. Senza dare all'occhio mi abbasso per allacciarmi la scarpa e poi mi avvicino lentamente all'entrata del palazzetto. Ogni sera mi spingo sempre più avanti e da una settimana sono pure riuscito a vedere chi sta lì fino a quest'ora.
La mia curiosità è iniziata quando una sera come tante stavo riposando sulla panchina e il silenzio dominava tutta la zona. Tranne per i rumori che provenivano da là dentro. Prima un bip, l'iniziare di una musica, la caduta di qualcosa di pesante e infine l'arresto della musica, poi il tutto riprendeva come se niente fosse. Alcune volte non si sentiva musica, altre invece non si sentiva cadere nulla. E così tutte le sere, senza saltarne una. Spinto dalla curiosità man mano mi sono avvicinato sempre di più senza disturbare e, come dicevo prima, ad inizio settimana ho visto chi fa vivere il vecchio palazzetto fino a tarda notte. Ho visto il corpo di ragazza magra con capelli di un biondo acceso che luccicano sotto le luci azzurre muoversi con una grazia indescrivibile a ritmo della musica classica che echeggia intorno. Accompagnava i suoi movimenti con un nastro celeste che sembrava quasi un prolungamento del suo braccio. Ripenso a quella sera e a come ho subito ritirato la testa dalla sporgenza della porta d'ingresso dopo averla vista, poi, dopo essere tornato a casa e mi sentivo come se avessi infranto una quiete invisibile. Le sere dopo sono ritornato e ho passato sempre più tempo ad osservarla, fino a sta sera. Poggio le mani sulla porta socchiusa e la apro un po', giusto per avere una migliore visuale, ed inizio a perlustrare con lo sguardo il tappeto panna su cui tutte le sere si muove la ragazza ma non la trovo o meglio, non subito. Sta seduta in un angolo mentre si tampona un fazzoletto in testa e con l'altra mano mantiene uno specchietto davanti il suo sguardo. Piange silenziosamente e io resto immobile fin quando non la sento imprecare un «Cavolo». Mi sporgo in avanti cercando di capire che succede e il mio cellulare cade teatralmente dalla mia tasca fancendo un bella e, soprattutto, rumorosa discesa dalle scale del palazzetto finendo direttamente in campo gara.
«C'è qualcuno?» chiede la ragazza voltandosi di scatto e osservando poi il cellulare.
"Bravissimo! Ora o la fai spaventare e te squagli con la coda fra le gambe oppure scendi e fai la tua -meritata- figura di merda" suggerisce amichevolmente la mia testolina.
Sbuffo e opto per la seconda scelta. Infilo le mani in tasca e scendo velocemente le scale fino ad arrivare davanti alla bionda che mi osserva con un'aria curiosa e sorpresa, poi abbassa nuovamente lo sguardo sul cellulare.
Posa lo specchietto a terra e passa la mano sui capelli scompigliati che inizialmente dovevano essere raccolti in un ordinato chignon.
«E' il tuo?» chiede poi.
Annuisco guardandola e mi chino a prendere il cellulare oltrepassando una linea rossa entrando nel tappeto.
«Non con le scarpe sulla pedana...» mormora.
«Cosa?» chiedo confuso alzando lo sguardo verso di lei dopo aver preso il mio aggeggio e aver controllato che non ci sia nessun graffio.
«Oh ma lascia stare!» sbotta alzandosi «Senti, gli allenamenti sono privati. Ti dispiacerebbe uscire dal palazzetto e continuare la tua vita?»
La vedo posizionarsi di fronte a me con le mani sui fianchi e noto una chiazza di sangue a sinistra della sua fronte. Una goccia le scende quasi arrivandole sull'occhio ma lei la tampona di nuovo con il fazzoletto che ha in mano come se niente fosse.
Nota che la sto fissando e sbotta di nuovo: «Bhè? Mai visto del sangue, Signor Gattomortointesta?»
«Gattomortointesta?» rido per la sua definizione dei miei capelli.
Annuisce incrociando le braccia sotto al petto per poi fare un cenno verso la porta con la testa: è abbastanza nervosa. E' anche abbastanza magra ora che la guardo meglio, fin troppo. Torno ad osservare il suo viso e noto che il suo sguardo fulminante non è ancora cessato. Okay, gliela do vinta... o forse no.
«Me ne vado se mi sveli il tuo nome»
Allarga leggermente gli occhi e sbuffa guardandomi appena sente la mia richiesta. «Azzurra» dice mentre tende un braccio verso di me.
Sorrido e le stringo la mano cordialmente. «Io sono Ales...»
«So chi sei» mi interrompe non facendomi concludere la mia frase «Canti spesso al Green, il pub della piazza principale»
"Oh, ti ha già preso d'occhio Signor Gattomortointesta". Ssh, sta zitta.
Assumo un'espressione prima sorpresa e poi meravigliata e mi limito a scrutare la ragazza dicendole che non l'ho mai vista in quel pub.
«Non sono un tipo che si mette al centro dell'attenzione» afferma alzando le spalle come se fosse la cosa più normale al mondo con un notevole tono provocatorio.
"Questo era un insulto, si."
Cosa volete insinuare entrambi? Io non mi metto al centro dell'attenzione. Okay, forse un po'... ma solo quando canto!
«Capisco...» annuisco mostrando una totale indifferenza per poi controllare l'ora sul mio orologio e capire che sono di troppo quindi giro i tacchi, anzi le Nike, e me ne vado. Salgo metà delle scale che conducono all'uscita del palazzetto e mi giro per osservare di nuovo la ragazza che nel frattempo ha preso di nuovo in mano il nastro e sta creando delle spirali con esso.
«Se vuoi domani sera canto al Green» mi esce spontaneo dalla bocca come se stessi invitando un amico di vecchia data.
Azzurra alza lo sguardo verso di me e annuisce continuando a lavorare con il suo nastro poi torna a guardarlo creare forme ignorandomi. Scuoto la testa capendo di aver fatto una cretinata e torno a salire le scale portando le mani nelle tasche della tuta. Che mi aspettavo? Mi ha dato del gatto morto.
Arrivato all'uscita sento provenire da dietro di me un «Forse ci sarò» e poi parte la solita musica di ogni sera. Azzurra ha ripreso a provare. Io sorrido, esco dalla struttura e torno a casa.
*angolo autrice*
Salve, sono viva. Ho scritto questo qualcosa ed ho voluto pubblicarlo. Sinceramente non so neanche io cos'è di preciso. In teoria sarebbe una one shot anche se l'idea per una fan fiction ci sarebbe ma vi farò sapere... anzi ditemi voi! So che tutti state aspettando l'ultimo capito della mia storia "Ricomincio Da Me" e vi prometto che entro la fine dell'anno avrete quel capitolo! Quindi prendete questo qualcosa come un regalino di Natale e fatemi sapere se vi incuriosisce o meno.. Un bacio x
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That blonde girl || Alessio Bernabei, Dear Jack FF
FanfictionLa vedo posizionarsi di fronte a me con le mani sui fianchi e noto una chiazza di sangue a sinistra della sua fronte. Una goccia le scende quasi arrivandole sull'occhio ma lei la tampona di nuovo con il fazzoletto che ha in mano come se niente fosse...