Sing.

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Alessio's POV.

Finisco la mia ultima canzone e perlustro il pubblico con lo sguardo. Lo spulcio fino all'ultima persona che è presente nella sala del Green ma nulla, nessuna traccia di Azzurra. In effetti, che mi aspettavo? Un "forse" non è affatto qualcosa di sicuro. Un "forse" è solo una piccola percentuale di sicurezza e sta sera la mia percentuale era davvero piccola.

Scendo dal palco e vado a sedermi al tavolo accanto a mio fratello e la sua ragazza. Delle ragazze in fondo alla sala mi indicano e ridono ma decido di non farci caso, in questo momento mi urterebbe chiunque. Mi fisso vago le Vans verdi mentre i due continuano la loro discussione come se non esistessi, fantastico. Dopo un po' mi scoccio di fare il terzo incomodo così mi alzo e vado a fumarmi una sigaretta fuori. Appena esco dal locale sento il vento scompigliarmi il ciuffo e rinfrescare il mio corpo accaldato. Mi appoggio sulla mia macchina che è parcheggiata proprio davanti al locale. Prima di accendere la sigaretta mi guardo intorno. Stupido, no? Mi è rimasto questo vizio da quando al liceo fumano di nascosto e mi viene da ridere ogni volta che lo faccio. Aspiro il fumo e poi lo faccio uscire dalla bocca lentamente rilassandomi nel silenzio della notte.

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Guardo il display del mio cellulare che segna le 16:56 e lo riposo in tasca. Sono in anticipo. Sono in anticipo di quattro minuti. Notevole per uno che in genere ritarda di un quarto d'ora. E' che questa maledetta ansia mi sta mangiando vivo mentre leggo "Cantarini" sulla porta per quella che credo sia la quindicesima volta. Respira Alessio, respira. No okay, ora vomito sicuro.

Prendo nuovamente il cellulare in mano. 16:57. Inspiro coraggiosamente. D'accordo, suono. Premo il campanello e sento il suo suono. Una serie di voci che non riesco a riconoscere urlano dentro la casa fin quando un «Va bene, vado io» le sovrasta tutte, ma è una voce femminile.

In una manciata di secondi qualcuno si decide ad aprire la porta e... ditemi che è uno scherzo perché non è per niente divertente. Azzurra apre la porta con i capelli legati in una coda scompigliata e con solo una canottiera blu e un paio di culotte nere indosso.

Mi limito a fissare la figura avanti a me in silenzio, ricevendo uno sguardo di sufficienza da parte sua. Cavolo se è bella. Vorrei accarezzarle quei fantastici capelli biondi per tutta la vita senza mai fermarmi, e con il fisico che si ritrova farebbe cadere chiunque ai suoi piedi. Nervoso batto ripetutamente il piede a terra e mordicchio il mio labbro inferiore fissandola mentre penso a qualcosa di sensato da dire, fin quando un ragazzo con dei capelli abbastanza lunghi neri interrompe i miei pensieri, sbucando da in fondo alla stanza correndo.

«Sei Alessio, giusto?» urla avvicinandosi alla porta sorridendo.

Cerco di risvegliarmi dal mio stato di trance e porto lo sguardo su di lui che passa una mano fra i capelli per portarli indietro. Gli sorrido cordialmente e annuisco. «E tu Lorenzo?» bingo, ecco il Cantarini.

Mentre annuisce anche il ragazzo vedo Azzurra sgattaiolare via come se non fossi mai esistito. Non mi ha neanche salutato.. Magari non si ricorda di me. La vedo salire velocemente le scale per poi scomparire.

Lorenzo mi invita a entrare e stranamente mi ispira subito fiducia. Mi chiede se può offrirmi qualcosa da bere ma rifiuto categoricamente perché ho lo stomaco in subbuglio. Penso che ho solamente voglia di cantare in questo momento. Fa strada fino al garage e lo seguo osservandomi intorno, è proprio una bella casa la sua. Tutto sa di famiglia grazie ai colori caldi di cui sono tinte le pareti.

«Non pensavo arrivassi in orario» dice ridacchiando prima di aprire la porta che conduce al garage. Mi limito a ridacchiare anche io trattenendomi dal dire che non me lo sarei aspettato neanche io, conoscendomi.

Appena arrivati nella sala garage mi presenta gli altri tre ragazzi che fanno parte della band. Francesco, il chitarrista pieno di tatuaggi - al contrario dell'altro chitarrista che è Lorenzo stesso; Alessandro, un bassista che si nasconde dietro ad un timido sorriso; e Riccardo, posizionato in fondo alla stanza nella postazione della batteria. Pronti e carichi i ragazzi mi trasmettono subito tanta simpatia.

Sorrido a tutti loro e così inizio a cantare "Incomplete"dei Backstreet Boys ed comincio a sentirmi meglio. Come sempre il canto è la mia cura. Quando canto lo stress e l'agitazione scivolano via come se non fossero mai esistiti. Finita la canzone alzo appena le spalle aspettando la reazione dei ragazzi che, ovviamente, non tarda ad arrivare.

«Sei dentro ragazzo!» esclama Francesco fra gli applausi degli altri.

«Non so come ringraziarvi» dico per poi abbracciarli uno ad uno sorridendo.

Guardo la porta socchiudersi mentre i ragazzi parlano fra loro. Giurerei di essere stato osservato tutto il tempo.

That blonde girl || Alessio Bernabei, Dear Jack FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora