SUFFRAGIO FEMMINILE

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《Non ti stufi mai di tutto questo?》
Chiesi a mia madre, che intanto continuava a spaccarsi la schiena per lavare i nostri vestiti.
《A cosa ti riferisci?》
Chiese a sua volta senza rivolgermi il suo sguardo.
《Al fatto che noi donne, nel ventesimo secolo, veniamo ancora trattate come se non valessimo niente... Come se non fossimo in grado di pensare e agire. Veniamo trattate come schiave, come nullità.》
Mia madre si asciugò le mani sul tessuto marrone della sua gonna e, finalmente, posò gli occhi su di me per rispondermi.
《No, non mi stufo. Faccio questo da tutta la vita.》Rispose, riferendosi a qualsiasi faccenda svolta ogni giorno. 《E onestamente dovresti farlo anche tu.》Mi disse in seguito, con tono rude. Sapevo che cercava di farlo per il mio bene, ma trovai la sua risposta priva di senso.
Credeva davvero che le donne esistessero solo per le faccende di casa? Per sposarsi il prima possibile e tirar su famiglia?
Ero nata solo per questa ragione?
Mi alzai dal divano, roteando gli occhi, e me ne andai in camera mia. Sentivo il bisogno di fare qualcosa, le donne meritavano più occasioni e diritti, proprio come gli uomini.
Da sempre le donne sono state ritenute inferiori agli uomini, questa storia andava avanti da millenni, e io non ne potevo più.
Decisi di uscire: avevo bisogno di schiarirmi le idee e fare due passi.
Era una giornata di sole in Inghilterra, quindi perché no?
Sistemai il vestito azzurro che avevo in dosso, ed indossai il mio copri spalle. Uscii di casa, salutando educatamente mia madre (nonostante fossi ancora arrabbiata con lei per ciò che aveva detto pochi minuti prima) e mi diressi in paese.
Mi guardai intorno, godendomi il sole che scaldava l'Inghilterra, quando mi accorsi di un uomo e di una donna in mezzo alla piazza che si urlavano contro.
Sono sempre stata una ragazza curiosa; non mi ritenevo una"pettegola di città", ma questo non riuscì ad impedirmi di ascoltare ciò che si dicevano.
《Il diritto di votare? Alle donne? Ma per favore! Le donne dovrebbero stare a casa con i bambini, e non protestare per diritti che non avranno mai, Suffragetta!》 Affermò lui, con fierezza.
《Noi donne abbiamo un cervello, e sappiamo usarlo! È ingiusto essere destinate ad una vita vuota e monotona!》
Continuarono così per svariati minuti, ma la loro lite terminò con la donna in lacrime.
L'uomo continuava a chiamarla"Suffragetta".
Credo si riferisse al fatto che ella tentava di reclamare il suffragio universale femminile, ma non credevo fosse un bell'aggettivo.
La donna rimase sola, ed io decisi di avvicinarmi a lei.
《Hai detto tante cose giuste, io la penso come te...》Affermai io, quasi timidamente, sedendomi accanto a lei sulla panchina in legno. Subito dopo presi coraggio, e appena la donna fece incontrare il suo sguardo con il mio io ripresi il mio discorso.
《Voglio fare qualcosa, in quanto donna voglio rivendicare i miei diritti. Il mio nome è Joyce Walker, e voglio esserne fiera.》
Lei mi sorrise e vidi la speranza accendersi nei suoi occhi.
Mi disse che si chiamava Josephine, e che aveva un gruppo di amiche femministe che come prima cosa volevano rivendicare il diritto di voto.
Il giorno dopo eravamo di nuovo in paese, ma stavolta con noi c'erano anche le amiche di Josephine: Amanda, Elizabeth, Chloe, Margaret e Charlotte.
Volevamo fare rumore, farci notare in qualsiasi modo.
Dovevamo essere sulla bocca di tutti in Inghilterra.

SPAZIO AUTRICE

Ci tenevo a specificare che questo è un tema scritto a scuola mesi fa, ma avendolo ritrovato mi andava di condividerlo in questa raccolta. Essendo appunto un tema il testo non poteva essere completo, e se avessi dovuto dargli una fine diversa, magari raccontando delle proteste delle protagoniste, non sarebbe più stato un tema scolastico e sarebbe stato decisamente più lungo e con molti più particolari. Spero vivamente vi sia piaciuto ugualmente!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 26, 2020 ⏰

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