Promessa

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Nella nebbia.

Gettato sui gradini di una chiesa, nel cui Dio neanche credevo , continuavo a sperare comunque in un miracolo , capace di trascinarmi fuori da quello schifo che ancora mi ostinavo a chiamare vita.

Un miracolo, che forse non sarebbe mai arrivato: né per me , né per nessun altro.

Assieme a lei, alla mia ragazza, che conoscevo sin dai tempi del liceo, continuavo a contare i minuti che ci avrebbero separati da quella triste realtà, dalla quale volevamo scivolare via... almeno per un po'.

Ci sentivamo così vuoti, così spenti, così inutili alla vita stessa, che niente aveva valore ai nostri occhi.

Neppure tutta quell'infinità di beni di cui disponevano i nostri genitori.

L'ennesimo ago nel mio braccio, l'ennesimo ago nel suo braccio...ci avrebbe condotti in quel mondo in cui anche se per poco tempo, saremmo stati bene .

Che senso aveva questa vita reale?

Cosa poteva offrirci la vita stessa?

Era iniziato tutto per gioco, per sballarci non avendo niente di meglio da fare, ed ora...

ora il divertimento non c'era neanche più.

Neppure questo era rimasto in queste fredde membra.

C'era solo il continuo bisogno, quella continua voglia di sfamarci, di farsi .

Eravamo diventati insaziabili.

Ci trovavamo in un tunnel senza inizio e senza fine, alla disperata ricerca di un angolo di luce.

Prigionieri di quelle sostanze.

Ma come trovare quell'angolo di luce...quella via d'uscita ?

Un passante, avvolto nel suo giaccone per coprirsi dal freddo, ci guardò con disgusto .

Come se fossimo feccia.

La feccia della società.

Risi amaramente davanti a quella reazione, non inaspettata...anzi.

Ero abituato a quegli sguardi di disprezzo, oppure ad occhi indifferenti dei passanti.

Quelli come me e la mia ragazza erano guardati , giudicati , principalmente a quel modo , ma a me non importava più oramai.

Ero sul punto di raggiungere quel mondo astratto , al di là dei miei sensi .

La siringa mi scivolò dalla mano e trassi un profondo respiro ...in attesa.

Liliana era distesa proprio accanto a me.

Stringevo forte la sua mano destra in una delle mie, come a volerla tenere con me anche in quella non-realtà.

Il color celestino dei suoi occhi , mi accompagnò fino al momento in cui iniziai a veder il mondo reale distorcersi , annullarsi .

Ma quella volta... fu diversa dalle altre .

Quella volta iniziammo a sentirci male invece che star bene .

Qualcosa in noi cambiò radicalmente.

Sentii letteralmente il mio corpo gridare, urlare dal dolore.

Ed invece di provar piacere, mi ritrovai fra le fredde braccia della morte, ormai pronte ad accogliermi...ad accoglierci. Entrambi.

Mi mancò il respiro.

Il fiato , anche per via del freddo di quella notte , si mozzò non appena provai a riempire i polmoni d'aria.

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