A strange neighbor

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Ciao a tutti, care e cari che leggete le mie storie <3 
Benvenuti al mio ennesimo delirio, dell'ennesima Ushixten, non riesco proprio, a fare a meno, di scrivere su di loro :* fatemi sapere cosa ne pensate <3 Buona lettura <3


Se mi avessero detto che comprando casa, avrei anche conosciuto l'amore della mia vita non ci avrei minimamente creduto. Anzi, ci avrei riso su di gusto, pensando fosse addirittura una presa in giro.

***

Ero poco più che maggiorenne quando venni cacciato di casa.

Negli anni, dopo aver fatto coming out, piansi così tante lacrime che ad un certo punto credetti di averle finite tutte, poi, dopo che i miei stessi genitori mi misero davanti quella valigetta nera colma di denaro, capì tutto, mi risvegliai da quello che sembrò un lungo, lunghissimo incubo, un incubo fatto di angherie e soprusi, appuntamenti al buio con facoltose donne, ricatti e violenze psicologiche, solo perché non volevano accettarmi per quel che ero veramente.

Per la potente e facoltosa Famiglia Ushijima, avere un figlio omosessuale era un Problema con P maiuscola, l'immagine veniva prima di tutto, e con tutto, intendo anche del figlio; a detta loro, non era concepibile amare e farsi amare da una persona dello stesso sesso, amare un uomo era da considerarsi uno dei più grandi disonori e delusioni che nella vita un figlio possa dare alla propria famiglia, in sintesi, era proprio questo che mi venne detto, dalla stessa donna che anni prima mi aveva messo al mondo.

Chi l'avrebbe mai detto che, proprio loro, tanto venerati dalla televisione e dalla stampa come genitori perfetti, idolatrati come dei dal mondo in quanto, maggiori esportatori di petrolio, avevano bellamente abbandonato il figlio, dopo aver elargito un ingente somma di denaro per comprare il suo silenzio. Per nascondere la vergogna e il ribrezzo verso quel figlio addolorato, che non consideravano neanche più come tale.

Avevo smesso di provare qualsiasi sentimento verso quelle ormai anonime persone, nel momento in cui avevo varcato la soglia di casa, non sarei più tornato indietro. Non avrei permesso loro di rovinarmi la vita più di quanto non lo avessero già fatto.

Era stata la pallavolo a salvarmi la vita, allenarsi duramente era in cima alle mie priorità da non ricordo neanche quanto, allenamenti estenuanti al limite delle umane possibilità mi aiutavano a non pensare, avrei sputato sangue se fosse servito, per diventare ciò che a molti, non era neanche lontanamente possibile e che restava solo un sogno nel cassetto. Avrei vinto i mondiali, avrei dimostrato al mondo chi ero e di cosa ero capace.

Con i soldi che mi avevano "gentilmente donato", comprai un grazioso attico, nella periferia della capitale, due camere da letto, due bagni, una mega cucina open space che dava sul salotto e un balcone che circondava interamente la casa con annessa vasca idromassaggio, chi non desidererebbe, tornare a casa dopo una giornata sfiancante e immergersi in quelle bolle rilassanti fino a diventarne tutt'uno? non fumavo, non bevevo, se non qualche birra sporadica, con qualcosa dovevo pur viziarmi.

Godevo della vista migliore di tutta Tokio, da qualsiasi parte si volesse guardare vi erano spazi verdi a distesa d'occhio. Proprio per quello avevo deciso di comprarlo non appena lo avevo visto. Mi godevo le albe e i tramonti in pace con il mondo, mi rilassavo, mi sentivo libero di esprimere il vero io, senza la paura di essere giudicato come "malato" o "diverso".

Passarono gli anni, mi resi conto che non potevo ritenermi più felice e soddisfatto di così, all'età di 25 anni avevo già esaudito il desiderio comune a molte persone, avevo una casa, un lavoro appagante, un mondiale vinto, finanziariamente stavo più che bene, mancava solo una cosa per avere il pacchetto completo, ma non la cercavo, non mi interessava, ero troppo impegnato con la mia vita sportiva per occuparmi anche della mia vita amorosa o almeno la pensai così, fino a che non incrociai l'inquilino del monolocale del primo piano.

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