3- Realizzazione

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«Come sarebbe a dire aspettiamo

Il povero Taehyung non voleva crederci.

Aspettare cosa? Chi?

Essere bloccati in quel posto, senza alcun modo di contattare l'esterno, l'aveva fatto cadere in uno stato d'improvvisa ansia ed agitazione.

«Hai qualche idea migliore?» parlò Namjoon per dare man forte all'amico barista, allontanandosi anche lui dalla porta per sedersi e riposare.

A quella domanda Taehyung non sappe davvero cosa rispondere.

No, non aveva nessuna idea migliore.

Si girò sconsolato verso i suoi amici notando, oltre ai loro sguardi preoccupati, la figura di Jimin ancora sciolta sul tavolo.

«Hey Jimin...tu hai qualche idea?» chiese con voce affranta, ormai rassegnato a dover trascorre chissà quante ore chiuso lì dentro.

Sentendosi chiamato in causa il camionista alzò leggermente la testa, trovando, intenti a fissarlo gli occhi scuri di Yoongi. Erano così espressivi che quasi si sentì intimorito ad osservarli.

«Hai della birra in questo posto?» mormorò, non interrompendo il contatto visivo creato, ricevendo come risposta un piccolo sorrisetto accompagnato ad un annuire del capo.

«Allora propongo di berci qualcosa, dormire e sperare che domani mattina qualcuno, passando dalla strada, veda questo posto sommerso dalla neve».

Alle parole di Jimin non poté che crearsi un clima di amara rassegnazione condivisa. Il silenzio prese interamente il possesso della sala per qualche minuto, fino a quando Namjoon non provò a smuovere la situazione con un ultimo disperato tentativo: «Nessuno di voi ha qualcuno che lo sta aspettando? Qualcuno che potrebbe domandarsi dove siete finiti per così tante ore?».

Jimin sbuffò fuori dalla bocca un sospiro intriso di realizzazione che no, nessuno si stava domandando dove fosse finito.
Ciò che rendeva ancora più ridicola quella situazione è che forse l'unica persona che avrebbe potuto domandarsi qualcosa era proprio il suo capo, mosso unicamente dalla preoccupazione della merce nel camion e non per lui.

Purtroppo però, l'unico momento in cui quel mero interesse economico sarebbe potuto risultare utile, Jimin si ritrovava a dover trasportare un carico destinato a dover compiere un viaggio di qualche giorno, non di qualche ora.

Il camionista avrebbe infatti dovuto intraprendere ancora qualche ora di tragitto per poi sostare in un piccolo alberghino pagato dalla ditta, di conseguenza sicuramente mancavano ancora parecchie ore prima che qualcuno si accorgesse della sua mancanza.

A quanto pare non era l'unico, visto che anche Taehyung, Jungkook e Jin si ritrovarono a non rispondere alle parole di Namjoon.

Come biasimarli, da quanto avevano riferito a Jimin, erano in viaggio, non c'era di certo da stupirsi se per delle ore staccavano i telefoni o non rispondevano alle chiamate; e in ogni modo probabilmente nessuno dei loro cari, nel caso ne avessero avuti, potevano avere idea della loro esatta posizione.

Namjoon sospirò capendo che non avrebbe ricevuto risposta quando, inaspettatamente, sentì l'unica voce che non si sarebbe mai aspettato di sentire dopo una simile domanda.

«Che cosa ti aspettavi biondino...non c'è da stupirsi se in un posto del genere a quest'ora ci sono unicamente persone sole, che non hanno modo migliore di passare la serata se non in questo posto» disse come se fosse ovvio Hoseok che, dopo il torto subito, non aveva fatto altro se non voltarsi, dando finalmente le spalle alla slot.

«Tu stesso vivi solo come un cane, non aspettarti che per gli altri sia meglio».

Namjoon decise di ignorare le sue parole. Certo, viveva da solo, ma era per lui una conquista, non qualcosa di cui soffrirne.

Conosceva l'arancione ormai da un po' di tempo, tuttavia non aveva mai avuto modo di intrattenere chissà quante conversazioni con lui in quanto era raro trovarlo ad Antares - o in qualunque altro posto - lontano da quell'apparecchio elettronico che sembrava amare più di un figlio; non gli sembrò quindi il momento di iniziare a farlo proprio ora.

«Yoongi che mi dici di Soyon? Non pensi si preoccuperà vedendo che non rispondi alle chiamate?» provò allora il biondo rivolgendosi unicamente all'amico, ricordandosi di quella possibilità.

«Dubito se ne accorga prima di domani...».

Fu così che svanirono definitivamente le alternative disponibili e divenne a tutti cristallina la necessità di rassegnarsi a passare lì la notte.

Jin e Jungkook decisero di focalizzarsi sull'amico in quanto ancora faticava a darsi pace, mentre Yoongi tornò prontamente con lo sguardo sul camionista, proponendogli di aiutarlo a portare le riserve di birra che teneva nello scantinato al piano di sopra, in modo che tutti potessero farne uso per cercare di migliorare l'umore generale.

Jimin annuì prontamente, seguendo il proprietario lungo degli scalini in legno scuro che portavano al piano inferiore.

Non appena Yoongi posò il dito sull'interruttore una luce asettica bianca si accese al centro della "stanza". Era un piccolo scantinato impolverato, pieno in ogni angolo di scatoloni e riserve di cibo che probabilmente sarebbero bastate al mantenimento del locale per chissà quanti mesi.

Jimin rimase sbalordito nel notare, in mezzo a tutta quella confusione, un piccolo letto sfatto, capendo immediatamente appartenesse al corvino.

«Chiudi la bocca o ti entreranno le mosche.» ridacchiò Yoongi, notando lo sguardo sorpreso del ragazzo.

«Tu dormi qui?» gli domandò con le guance arrossate, capendo di aver fatto una figuraccia nel farsi trovare intento a fissare intensamente l'ambiente così cupo che lo circondava.

«Io ci vivo qui.» rispose il barista, tirando su gli scatoloni di birra per porgerli vicino a Jimin che aveva iniziato ora a guardarlo con occhi diversi, colpito da quella scoperta. Non avrebbe mai pensato, unicamente guardandolo, che fosse una persona in grado di vivere in maniera così "modesta".

«Ti prego non iniziare anche tu a fare commentini su come vivo...» continuò allora con voce quasi disperata, tanto spesso gli era capitato di incontrare persone pronte a giudicare senza sapere niente della sua vita.

Il camionista a quelle parole fece un'espressione quasi offesa. Lui? Commentini? Di sicuro era l'ultimo che poteva giudicare qualcun altro per il proprio modo di vivere. Non abitava in una villa, non possedeva più di quattro magliette e un pasto precotto scaldato nel microonde era per lui un lusso.

Aveva da sempre disprezzato chiunque si permettesse di rivolgergli parole di troppo senza nemmeno essere stati interpellati. Era quindi chiaro che non avrebbe mai, lui per primo, infastidito il prossimo allo stesso modo.

«Non mi permetterei mai, non ti conosco neanche.» disse allora rivolgendosi in maniera molto seria al corvino, che aveva ormai finito di spostare gli scatoloni, preparandosi a portarne qualcuno al piano superiore.

«Possiamo sempre rimediare.» sorrise Yoongi, iniziando a risalire i gradini e facendo cenno con il capo a Jimin di prendere anche lui una cassa di birra tra le braccia e seguirlo.

Quel piccolo sorrisetto che gli era stato rivolto, unito alla sua umiltà, aveva fatto smuovere qualcosa dentro il camionista, che immobile iniziò ad osservare le spalle del corvino, capendo quanto effettivamente gli sarebbe piaciuto rimediare.

Al più presto.

Antares - Yoonmin -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora