⚠️ AVVERTENZA ⚠️
Questa storia non è mia, è stata scritta dalla mia amica Eanor_Shipper che mi ha chiesto di pubblicarla per lei
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Il cielo non prometteva nulla di buono.Ormai si poteva sentire dappertutto l'aria autunnale, insieme a degli spettacoli di foglie colorate, che piano piano si staccavano dagli alberi e cadevano lentamente sulle immense distese di prati.
Il vento soffiava tra le vie della città e i nuvoloni grigi tingevano il cielo di scuro.
Un ragazzino dai capelli arancioni, di nome Shoyo Hinata, osservava quelle nubi sopra la sua testa, che sembravano pronte a scatenare una tempesta da un momento all'altro.
Indossava dei pantaloni corti, scuri, una maglietta bianca e una felpa blu abbastanza stropicciata.
Il ragazzo udì un suono provenire dalla tasca della felpa.
Prese il suo telefono e lesse la notifica che gli era appena arrivata.
Aveva ricevuto un messaggio dalla madre.
Ella era fuori per lavoro, come il padre, e la piccola Natsu, la sorellina, era da una amica a fare un pigiama party. Aveva lasciato la cena in frigo, una cotoletta congelata, che si sarebbe dovuto scaldare da solo in quanto non c'era nessuno a casa.
A quel punto iniziò ad incamminarsi verso l'abitazione.
Una casa non troppo grande, ma comunque accogliente.
Aprì la porta d'ingresso e si diresse in camera sua, dato che non aveva molta voglia di mangiare.
Quel pomeriggio, infatti, il coach aveva offerto loro dei gelati dopo l'allenamento di pallavolo, che quel giorno era andato particolarmente bene.
Si ricordò di come Nishinoya avesse _"erroneamente"_ fatto cadere del gelato sulla maglietta nuova di Kageyama, un loro compagno, facendo scatenare la sua ira. Questo era abbastanza alto e magro, capelli scuri così come gli occhi.
La scena era piuttosto comica, ma quello che fece più sorridere il rosso fu la faccia leggermente imbarazzata del corvino quando gli tolse lo sporco dalla maglietta. Nessuno ci fece caso: erano tutti occupati a ridere, e poi in generale il ragazzo era abbastanza bravo a nascondere le emozioni. Shoyo era l'unico che riusciva a decifrare quelle che per altri erano solo smorfie di fastidio o disapprovazione, e in fondo in fondo anche Kageyama lo sapeva.
Inoltre, dopo il gelato, Hinata aveva confessato ai suoi amici che una ragazza gli aveva chiesto di uscire e che lui aveva accettato.
Anche lì gli venne da sorridere, ricordando il velo di tristezza negli occhi del corvino, che era riuscito a scorgere per pochi secondi, fino a quando il ragazzo non si era accorto di essere osservato. Quando il rosso notò l'emozione dell'altro, era in realtà molto felice, poiché quella che aveva detto non era altro che una bugia: voleva solo vedere come avrebbe reagito il suo amico se avesse scoperto che lui usciva con qualcuna. O qualcuno. Già, perché lui era bisessuale; tutti lo sapevano, e lo accettavano così com'era.
Si rannicchiò sotto alle coperte, e in poco tempo, grazie al rumore rilassante della pioggia, riuscì ad addormentarsi.
Verso le tre del mattino, udì il cellulare vibrare, così si alzò di malavoglia e andò a controllare il telefono.
Aveva un messaggio da parte di Kageyama._"Puoi venire a casa mia per piacere? Ho bisogno di aiuto."_
A quel punto al rosso venne una fitta al petto. Temeva che il suo amico fosse in pericolo, o comunque che gli fosse successo qualcosa.
Così rispose che sarebbe venuto immediatamente, e si preparò ad uscire.
La strada era buia e deserta, illuminata solo dai pochi lampioni sparsi in giro per il posto e dai fari delle auto, o almeno, di quelle che passavano a quell'ora.
Ci mise poco tempo, sulla sua bicicletta, ad arrivare alla destinazione.
La casa gli era ormai familiare, dato che spesso passava del tempo dal ragazzo per i progetti scolastici.
Bussò velocemente alla porta, attendendo che qualcuno gli aprisse.
Ma non ottenne risposta.
Provò di nuovo, stavolta più forte.
Ma di nuovo, nessuno rispose.
Iniziò a chiamare il nome del corvino da fuori, seppur a bassa voce, per non svegliare i vicini.
Dopo un po' di tentativi chiamò il ragazzo sul cellulare: questo rifiutò la chiamata, ma in compenso gli venne ad aprire alla porta.
Non indossava un pigiama, bensì gli stessi vestiti che avevano quando erano andati a mangiare il gelato, macchia compresa.
Appena il rosso mise piede all'interno dell'abitazione, notò subito che era tutto completamente buio, fatta eccezione per lo schermo del cellulare che reggeva Kageyama, che emanava una luce forte e fredda.
Il padrone di casa fece accomodare il rosso, offrendogli dell'acqua."Di cosa hai bisogno, Kageyama?" Chiese ad un certo punto Shoyo.
Il corvino, che si era seduto sul divano, alzò la testa, lo guardò, ma non rispose.
Solo a quel punto Hinata notò la piccola lampada messa sul tavolino di fronte al divano: oltre ai cellulari, quella era l'unica fonte di luce in quel momento."È saltata la luce." rispose alla fine l'amico, ancora intento a fissare quell'oggetto appoggiato sul tavolino che brillava di una luce calda e tenue.
"Questo l'avevo capito, ma non capisco cosa ci debba fare io qui."
Kageyama abbassò lo sguardo. Si mise poi ad osservare le ombre dei mobili e delle porte, che erano visibili (o quasi) soltanto grazie al bagliore della luna che filtrava dalle finestre. Seppur questa fosse coperta dalle nubi grigie, riusciva ad illuminare quella stanzina dove si trovavano.
"Io..." Balbettò il ragazzo, evitando il contatto visivo con Hinata.
A quest'ultimo venne un'improvvisa illuminazione; fece un bellissimo sorriso, per poi esclamare:
"Hai paura del buio?"A quelle parole, il corvino abbassò ancora di più lo sguardo, molto imbarazzato, mentre il rosso si sedette sul divano, vicino a lui.
"Non c'è niente di male ad avere paura del buio. Anche io ce ne avevo. Ma quando ho realizzato che sotto al mio letto non c'erano dei serpenti giganti alleati con dei cani a tre teste, ho smesso di temerlo."
Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso. Ma era diverso dal solito sorriso tirato che faceva quando era agli allenamenti, o al sorriso che faceva quando bisognava mettersi in posa per la foto di classe. No. Era _quel_, sorriso. Quello che Shoyo gli aveva visto solo una volta in volto, ovvero quando lui e i suoi compagni gli avevano improvvisato una festa per il suo compleanno. Aveva mantenuto quella bellissima espressione per pochi attimi, ma quelli bastarono per farlo notare al ragazzo.
"Io ho davvero paura."
A quel punto Hinata lo abbracciò. Anche se era comunque rimasto sorpreso dalla paura di Kageyama, era suo amico, e ci teneva che fosse felice.
"Finché ci sarò io, tu sarai invincibile!"
Il corvino sussultò.
Tempo prima, lui gli aveva detto le stesse parole. Ma adesso era il contrario.
Si girò verso l'amico.
Il ragazzo, coi capelli rosso arancioni, lo guardava, calmo, mentre lo stringeva a sé in un caldo abbraccio.
Si staccarono.
Si guardavano dritti negli occhi, che brillavano, uno di fronte all'altro, con sguardo pieno di significato, che diceva qualcosa che neanche mille parole avrebbero potuto descrivere.
Decise. Ora, o mai più.
E lo baciò.
Neanche lui seppe descrivere esattamente cosa successe. Fu una cosa brevissima, istintiva, quasi non controllata. Gli diede un bacio e ritornò alla normale, a fissare la lampada.
Hinata lo guardava. Lo fissava, ancora stupito dal suo gesto, mentre si toccava le labbra con una mano.
Appena ne ebbe il coraggio, Kageyama si rigirò verso di lui, e tentò di balbettare qualcosa:"Io... Non so cosa mi abbia preso... È - è stato istintivo- Mi dispiace io-"
Era tutto rosso in volto, non riusciva a guardare il rosso negli occhi senza provare una strana sensazione allo stomaco.
Prima che potesse finire ciò che stava dicendo, Shoyo lo baciò di nuovo. E lui, anche se ancora scosso, ricambiò. Era un bacio puro, semplice, che veniva dal cuore: non era forzato, era un bacio. Solo un bacio.
Quando si staccarono, il rosso si tuffò verso di lui: rideva felice, spensierato, come un bambino a cui vengono regalate tante caramelle. Kageyama lo guardava, scrutando i suoi occhi dorati che brillavano di gioia, mentre faceva... _Quel sorriso_.Il suo sguardo, però, si incupì.
"Ma la ragazza con cui dovevi uscire?"
Il ragazzo rosso riprese a ridere.
"Kags, quella cosa l'ho inventata io! Figurati, chi mai vorrebbe uscire con uno come me?"
A quel punto il corvino prese il viso di Hinata e lo avvicinò pericolosamente al suo.
"Io" sussurrò, serio.
Shoyo gli diede un bacio veloce e riprese a ridere.
Kageyama arrossì, sgranò un paio di volte gli occhi, poi sussurrò qualcosa imbarazzato.
Entrambi avevano sonno.
L'ultima cosa che il rosso udì prima di addormentarsi tra le braccia del ragazzo, fu qualcosa come Hinata-Boke. Rise. Riguardò l'amico, o meglio, il suo fidanzato. _Quel sorriso_ era dipinto sul suo volto. Anche lui aveva sonno. Le palpebre di entrambi iniziarono a farsi sempre più pesanti. Finché non si addormentarono, l'uno nelle braccia dell'altro._-Fine_