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A Doncaster il tempo è troppo variabile, tanto che quasi mi disturba. È un po' come Londra: un attimo c'è il sole, il momento dopo piove o il cielo si annuvola.

Prendo il mio cellulare mentre sto seduto al bancone della mia libreria e noto che sono le 13, l'orario di chiusura.
Per quanto io possa amare il mio lavoro, ho bisogno di staccare per un po', quindi sistemo i libri degli ultimi scatoloni consegnati qualche ora fa, prendo le chiavi e chiudo la porta di ingresso; alla riapertura il pomeriggio chiamerò i clienti i quali libri ordinati sono arrivati.

L'orario di riapertura pomeridiano è fissato per le 15, quindi decido di andare a mangiare un boccone a casa e riposarmi un po'.

Per fortuna casa mia non è distante dalla libreria, sono solo dieci minuti a piedi, quindi quando piove (praticamente in una settimana 4 giorni si e 2 no), riesco a non bagnarmi esageratamente.

Giro la serratura della porta di casa e metto la pentola su per la pasta, nel frattempo salgo di sopra a cambiarmi, così mi tolgo la camicia e i jeans e metto un pantalone di tuta e una canotta.

Sento squillare il cellulare ed è mia madre. "Ciao Lou, come stai?" - sento dall'altro capo del telefono - "Bene mamma grazie, e tu? Mark? Le mie sorelle?" - "Piano Lou!" - la sento ridere, ed è il suono più bello che io abbia mai sentito nella mia vita - "Stanno tutti bene, quando vieni a trovarci?" - è vero, passo troppo poco tempo con la mia famiglia, ma purtroppo il lavoro prende gran parte del mio tempo ed è anche piuttosto raro che io esca con il mio gruppo di amici: la sera arrivo troppo stanco a casa, e probabilmente gli unici due giorni "liberi" che ho, in cui posso permettermi di uscire, sono il sabato e la domenica, infatti la libreria il sabato è aperta solo la mattina, mentre la domenica è chiusa per tutto il giorno. "Mamma ti giuro che domani, visto che grazie al cielo è sabato, sono da voi per pranzo" rispondo - "Va bene Lou, ti mando un bacio, buon lavoro" - "Grazie mamma, ci vediamo domani". Chiudo la telefonata e la pentola inizia a bollire, butto giù la pasta e dopo qualche minuto sto già mangiando. Non ho voglia di lavare il piatto e le posate, lo farò stasera quando tornerò da lavoro.

Sparecchio e vado a fare una doccia veloce, prima però preparo il cambio per il pomeriggio: decido di mettere dei jeans neri, una maglietta bianca e le mie inseparabili Vans. Dopo mezz'ora sono già fuori casa, mi fermo al bar di fronte alla libreria per prendere il caffè e alle 15 in punto apro il negozio. Amo la puntualità, non ritardo mai ai miei appuntamenti, odio far aspettare, e soprattutto, odio aspettare.
La prima cosa che faccio una volta sistematomi dietro il bancone, è prendere il mio quaderno degli appunti con su scritte le diverse ordinazioni dei clienti con allegati nome e numero di telefono di ognuno. Accanto ad esso, pongo il catalogo degli ultimi libri arrivati questa mattina in negozio e mi accorgo che è stata consegnata la biografia di Mick Jagger tanto richiesta da quel ragazzo, Harry. Posso giurare che il mio cuore ha fatto un tonfo quando i miei pensieri hanno silenziosamente pronunciato il suo nome, e non riesco a spiegarmi per quale motivo. Le mie mani iniziano come a muoversi da sole, è come se sapessero già cosa fare: prendo il telefono e compongo il suo numero. Ecco che risponde dopo 4 squilli.

"Si?" - "Ciao, sono Louis, Louis Tomlinson, il ragazzo della libreria in centro, volevo dirti che è arrivata la biografia di Mick Jagger, puoi venirla a ritirare oggi, la libreria chiude alle 20. Altrimenti domani, dalle 8 alle 12, il sabato pomeriggio la libreria è chiusa" - dico di getto. "Ciao Louis, grazie, mi trovo proprio qui vicino, perciò arrivo" - ma con che voce me lo stai dicendo? - "Ok, ti aspetto" - rispondo tranquillamente.

Non ho pensato minimamente a questo ragazzo dall'ultima volta in cui l'ho visto, però adesso che mi si presenta nuovamente l'occasione per incontrarlo, non aspetto altro.

Guardo l'orologio in legno posto di fronte a me sopra lo scaffale dei libri di narrativa: sono le 18, servo numerosi clienti, ma di Harry neanche una traccia. Non posso richiamarlo, io avevo soltanto il compito di avvisarlo, magari avrà avuto un contrattempo. Decido di non pensarci più di tanto, ho una libreria da portare avanti.

Sono le 19:30, mi accingo ai vari scaffali per accertarmi che tutti i libri siano in ordine e sfioro con un dito il libro di Harry, ma distolgo subito lo sguardo. Raggiungo il reparto del negozio che più preferisco, quello dove sono custoditi i libri di letteratura, e decido di prendere "I dolori del giovane Werther" di Goethe. "Lo inizierò stasera" - dico tra me e me.

Nel frattempo si fanno le 20, fuori è buio e le strade, illuminate dalla luce fioca dei lampioni stanno per svuotarsi per poi ripopolarsi, due o tre ore dopo, di ragazzi il cui solo scopo è quello di divertirsi.

Una volta chiuso il negozio, mi fiondo in casa, lavo i piatti del pranzo e ordino una pizza. Mi torna subito in mente il libro che ho preso e subito dopo aver gustato una pizza squisita di Domino's con prosciutto e ciliegino, mi siedo sul divano ed inizio a leggere.

Le mie pupille scorrono veloci lungo le righe del libro, tanto da arrivare a pagina 54 in pochi minuti, ed è proprio lì che mi accorgo di un passo in particolare che cattura la mia attenzione: "La vedrò! esclamo al mattino quando mi sveglio e in perfetta letizia volgo lo sguardo allo splendore del sole: "La vedrò!" E poi per l'intera giornata non ho altri desideri. Tutto, tutto è assorbito da quella visione."

Sarà forse una semplice coincidenza?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 06, 2020 ⏰

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