Desires.

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Lumos

I want your sleepy confused look when you wake up

Non bastava niente.

Non bastava serrare le palpebre con tutta la forza che aveva in corpo, autoimporsi di addormentarsi di nuovo alla velocità della luce, né tantomeno affondare il viso in quell'ammasso rosso fuoco che gli solleticava la spalla destra. Non era sufficiente regolarizzare il respiro e sperare che bastasse semplicemente quello - la consapevolezza di essere nel suo posto nel mondo - per farlo immergere nuovamente nel tanto agognato sonno profondo.

Non bastava assolutamente niente di tutto questo, perché quel dannato raggio di Sole si era appena insinuato con ferocia nella stanza e, neanche a dirlo, aveva colpito il volto di James Potter come il più preciso dei fendenti. Così descritto poteva apparire come il classico risveglio poetico e tutto il resto, certamente, ma viverlo per davvero era tutta un'altra esperienza: non c'era assolutamente niente di suggestivo nell'essere brutalmente riportato con i piedi per terra dalla luce del giorno filtrata dalla finestra. E poi, a dirla tutta, era stato lui stesso a dimenticarsi il giorno prima di tirare le tende, dunque la colpa di quel risveglio così brusco non poteva che essere imputata proprio a lui.

A pensarci bene, comunque, non era nemmeno così sicuro che fosse normale la presenza di un paio di finestre nella Stanza delle Necessità. Insomma, il nome di quel luogo ne esplicitava già la funzione e quello che era per davvero necessario l'aveva scelto lui stesso la sera precedente, non appena ne aveva varcato la soglia: un camino scoppiettante - al diavolo il timido Sole di febbraio, là fuori si gelava per davvero - una luce soffusa, qualche coperta calda rigorosamente scarlatta e, per concludere in bellezza, quel letto morbidissimo, che era stato poi il fulcro della loro improvvisa ritirata dagli amici rimasti a oziare in Sala Comune.

Questo era sostanzialmente ciò a cui aveva pensato e che, una volta spalancata la porta principale che dava sulla stanza, si era profilato davanti ai loro occhi. Ma Lily aveva fatto capolino proprio accanto a lui, sulle labbra un sorriso dalle mille sfaccettature che James, ormai avvezzo a coglierle tutte, aveva distinto una ad una nel dettaglio, ed ecco che insieme a lei avevano fatto la loro comparsa anche due gigantesche finestre che troneggiavano proprio sulla parete di fronte al baldacchino.

«Non mi piace l'idea di una stanza senza finestre.» aveva detto lei a mo' di spiegazione di fronte al suo sguardo curioso, scrollando appena le spalle come a voler minimizzare la questione. «Mi dà l'impressione di essere insieme a te in un modo...poco concreto, sì. Se vedo il cielo e la luna là fuori, ad esempio, capisco che è tutto reale. Che sono qui con te mentre il mondo al di là del vetro continua a essere al suo posto.»

La frase pronunciata da Lily aveva in sé qualcosa di inafferrabile ed estremamente dolce che lui, abituato ad analizzare con cura ogni parola da lei pronunciata per scorgervi tutti i significati impliciti, colse comunque alla perfezione.

Così, nell'esatto istante in cui le loro labbra si erano incontrate con un'urgenza che era ormai piuttosto frequente in quel periodo di continua paura e tensione - perché poi alla fine era proprio lì, con le labbra di uno su quelle dell'altra, che il mondo pareva finire - James Potter seppe al cento per cento che Lily Evans aveva avuto ragione.

Sfiorare la sua pelle candida, affondare le mani in quelle ciocche rosso fuoco sciolte sulle spalle, assaporare quella bocca che ormai sembrava combaciare alla perfezione con la sua e sentire quanto anche lei fosse impaziente di sentirlo vicino, di dare finalmente un senso a quella giornata monotona in cui i rispettivi impegni li avevano costretti a una lontananza forzata, era certamente un insieme di sensazioni meravigliose e ancora spiazzanti, nonostante fossero ormai parecchie settimane che tra loro due era nata quella cosa - qualunque cosa essa fosse, non aveva poi così importanza etichettarla con un nome banalissimo e riduttivo.

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