Void - Kira Hiroto

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Quando apri gli occhi, la luce abbagliante ti investe, costringendoti a richiuderli. 

Senti del brusio intorno a te, poi una voce femminile, strozzata, dice il tuo nome. 

Lentamente, per evitare di bruciarti le retine, socchiudi gli occhi. Intravedi il volto di tua madre, rigato dalle lacrime.  La vedi muovere le labbra, e capisci che è stata lei a pronunciare il tuo nome. Aveva la voce talmente strozzata che quasi non la riconoscevi. 

Senti la gola secca, ma ti sforzi e lo dici. «Mamma... Dove sono?» 

La donna non risponde, ma le si illumina il volto. Si solleva e corre allontanandosi da te, poi senti una porta chiudersi. 

Giri lentamente la testa, solo per compiere quel movimento ti sembra di fare una fatica terribile. La stanza ha le pareti bianche e accanto al tuo letto c'è un comodino con un mazzo di fiori e una flebo... 

Una flebo? 

Spalanchi gli occhi, stupita. Cerchi di alzarti, per guardarti meglio intorno, ma in quel momento la porta si spalanca e ne entrano due donne con i camici seguite da tua madre. 

«No! Non si affatichi.» dice una delle donne, raggiungendoti e mettendoti le mani sulle spalle. La sua presa è delicata e ti porta a sdraiarti di nuovo senza forzarti troppo. 

Dall'altra parte del letto, l'altra donna tiene premuto un bottone e lentamente il letto si solleva, permettendoti di vedere meglio la stanza. 

Tua madre ti guarda, con un misto di emozioni nello sguardo; i suoi occhi brillano, ma il suo lieve sorriso è forzato. Ti stringe la mano, anche la sua presa è delicata. 

«Cosa è successo?» chiedi, la tua voce è ancora roca, come se non avessi parlato per molto tempo. 

«Sei stata in coma per sei mesi.» ti dice una delle due donne. 

In coma per sei mesi. Ripeti queste parole qualche volta nella tua testa, ma è come se non ti sembrasse vero. Sei mesi. Quante cose possono succedere in sei mesi?

«Cosa? Perché?» chiedi ancora, non ricordandoti nulla che possa averti portato a una condizione del genere. 

Le due donne lanciano uno sguardo a tua madre, che fa un lungo respiro. La guardi, preoccupata. 

«Hai avuto un incidente, (t/n). Mentre tornavi dalla festa di Coralie.» 

La festa della tua compagna di classe te la ricordavi. Tu e (n/a/f), la tua migliore amica, vi eravate divertite tantissimo, avevate ballato fino allo sfinimento, mangiato fino a scoppiare. Le ultime cose che ricordavi erano di essere uscita da casa di Coralie, aver riso per una battuta squallida di (n/a/f) e poi essere entrata nella sua macchina.

Dopo, vuoto. Non ricordi nulla, ti sembra accaduto qualche minuto fa. 

E invece sono passati sei mesi. 

Tua madre ti accarezza la mano con il pollice. «Come ti senti?» ti chiede. 

Ma è come se non fossi lì. La tua mente sta viaggiando alla velocità della luce, pensieri su pensieri ti affollano la mente. Hai perso sei mesi di vita, non sei andata a scuola, non hai fatto nulla, e... e (n/a/f)? 

«E (n/a/f)? Come sta?» chiedi, il tuo stomaco si contorce al solo pensare a cosa possa esserle successo. 

Tua madre ti guarda, apre bocca, ma nessun suono ne esce, il suo sorriso si spegne. «Lei è... È morta, (t/n).» mormora. 

Trasalisci a quelle parole. (n/a/f), colei con cui hai passato la maggior parte degli anni della tua vita, la spalla su cui hai pianto tante volte, la ragazza che è sempre riuscita a metterti un sorriso in faccia, l'unica che ti aveva sempre capita al mondo, la persona per cui eri pronta a fare qualsiasi cosa e che sapevi che avrebbe fatto qualsiasi cosa per te... Era morta. Non l'avresti vista mai più. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 20, 2020 ⏰

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