Il silenzio nella stanza era quasi inquietante. Sembrava di essere in uno di quei film in cui, dopo il silenzio più assoluto, accadeva qualcosa che avrebbe cambiato le sorti dei protagonisti.
Preston sbatté più volte le palpebre. Cercando di elaborare ciò che era appena successo. Rex, al contrario, aveva un ghigno arrogante dipinto sul volto. Il portiere si alzò dal suo letto, andando a chiudere la porta della stanza. Si rivoltò, posando lo sguardo sull'attaccante.
«Perché lo hai fatto?» domandò. L'altro si strinse nelle spalle, afferrando uno dei biscotti al cioccolato, poggiati sulla scrivania in plastica. Lo addentò, rivolgendo un sorriso trionfante al minore.
«Mi andava.» rispose. Preston strinse i pugni arrabbiato, tornando a sedersi sul suo letto. Incrociò le gambe, guardando il ragazzo seduto sulla sedia.
«Ti andava? Ti andava? Che razza di giustificazione è?» domandò furioso. Il maggiore sorrise, incrociando le braccia dietro la testa e dondolandosi sulla sedia.
«Senti, moccioso, volevo baciarti. E l'ho fatto.» rispose con arroganza. Preston afferrò un cuscino e, con rabbia, glielo lanciò in faccia. Rex, colto alla sprovvista, si rovesciò dalla sedia, cadendo rovinosamente a terra. Preston si alzò dal letto, raggiungendo in fretta il compagno di squadra. Si sedette accanto a lui, poggiandogli una mano sulla spalla. Rex non poté non sorridere, davanti a quell'espressione preoccupata. Allungò una mano, passandola tra i capelli del più piccolo.
«Sto bene. Ho ricevuto trattamenti peggiori.» spiegò, si sfiorò la cicatrice sul volto e Preston accennò un sorriso tirato. Voleva chiedergli come se le fosse procurate e, soprattutto, chi gliele avesse procurate. La sua paura, però, era quella di sembrare inopportuno. Lui e Rex non erano amici. Quel giorno, l'attaccante era lì solo per ripassare alcuni schemi con David. Quest'ultimo, però, non era ancora tornato a casa e, di conseguenza, Preston aveva dovuto fare il bravo padrone di casa. Accogliendo, e intrattenendo, il loro ospite.
«Non avevi il diritto di baciarmi.» Preston si rimise in piedi, tornando a sedersi sul suo letto. Rex si rialzò, tornando, invece, a sedersi sulla sedia. Entrambi, cercavano di mantenere le distanze.
«E perché? Sentiamo!» domandò con sfida. Preston strinse i pugni irritato, lanciando all'altro uno sguardo di fuoco. Come poteva dirgli la verità, senza fare la figura dell'idiota?
Se avesse detto che quello, era il suo primo bacio Rex lo avrebbe sicuramente preso in giro.
«Perché io non volevo. Non volevo che tu mi baciassi. E, soprattutto, non volevo che il mio primo bacio, fosse con un idiota, arrogante e presuntuoso come te.» gli urlò contro. Rex ghignò, alzandosi dalla sedia girevole. Si andò a sedere accanto a Preston, poggiandogli una mano sul ginocchio.
«Il tuo primo bacio?» lo prese in giro. Preston si morse l'interno guancia, maledicendosi per la sua lingua lunga. Rex si sporse in avanti, avvicinando le labbra all'orecchio dell'altro.
«Per me, essere stato il tuo primo bacio, è un onore.» sussurrò. Preston sentì le guance andare a fuoco. Rex ridacchiò, stampandogli un bacio sulla guancia. Amava vedere quel piccoletto arrossire, ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
«Io... Oh, è arrivato mio padre.» Preston si alzò di scatto, correndo al piano inferiore. Rex, al contrario, lo seguì con calma. Ridacchiando tra sé e sé.Preston maledì mentalmente i suoi genitori, vedendo la tavola apparecchiata per cinque. Non potevano aver invitato Rex a cena. David sapeva, meglio di chiunque altro, quanto Preston non sopportasse il ragazzo dai capelli grigiastri.
«Ehi, principino» Preston gonfiò le guance irritato, reprimendo l'impulso di voltarsi e tirare un pugno in faccia al maggiore. Odiava quel soprannome. C'era solo una persona che poteva chiamarlo così e, quella persona, non era sicuramente Rex.
«Non chiamarmi in quel modo, Remington.» sbottò. Sorpassò il maggiore, dandogli una spallata e andando diretto verso il tavolo in sala da pranzo. Si sedette al suo solito posto, facendo cenno all'amico di raggiungerlo.
«Stasera pollo? Sento odore di pollo.» Michael entrò in cucina, dirigendosi a passo spedito verso il suo posto. Aveva ancora gli auricolari infilati nelle orecchie. David non esitò a farglielo notare.
«Togliti gli auricolari, Michael!» ordinò. Il ragazzo più piccolo annuì, sfilandosi gli auricolari e infilandoli nella tasca della felpa. Non trattenne, però, uno sbuffo infastidito.
David poggiò sul tavolo un'altra bottiglia d'acqua, per poi raggiungere il marito in cucina.
«Ehi... Tutto bene?» Rex poggiò una mano sulla spalla di Preston, notando il suo sguardo assente. Il viola annuì, guardando il suo bicchiere d'acqua.
«Ho solo bisogno di pensare, tutto qui.» rispose. Rex poggiò una mano sulla sua, stringendogliela delicatamente. Preston alzò lo sguardo, puntandolo in quello dell'amico. Gli rivolse un sorriso timido, ricambiando la sua stretta.
«Andate a flirtare da un'altra parte.» s'intromise Michael. Preston gli rivolse un'occhiata esasperata, ma non mollò la mano di Rex. Aveva bisogno di quel contatto, non se n'era mai reso conto, ma ne aveva bisogno.
Joe entrò in sala, con in mano una teglia da forno, seguito da David. Entrambi, finsero di non notare le mani di Preston e Rex intrecciate. David, senza farsi notare, rivolse un sorriso malizioso al marito. Sorriso che, molto spudoratamente, venne ricambiato da uno sguardo divertito.
«Chi ha cucinato?» domandò Michael. Joe, dopo aver appoggiato la teglia sul tavolo, alzò la mano. Michael e Preston sospirarono sollevati, guadagnandosi un'espressione confusa di Rex.
«Perfetto. Il cibo sarà commestibile.» David, molto delicatamente, tirò un tovagliolo in faccia a Michael.«Stai bene?» Rex si sedette accanto a Preston, rivolgendogli un sorriso stentato.
Dopo la cena, i due ragazzi, si erano rifugiati in camera di Preston. Avevano bisogno di passare un po' di tempo da soli, cercando di chiarire ciò che provavano l'uno per l'altro. Nessuno dei due, riusciva a smettere di pensare al bacio di quel pomeriggio. Preston, sentiva ancora le labbra di Rex poggiate sulle sue. Inizialmente quel contatto lo aveva infastidito, ma avere Rex così vicino gliene faceva quasi sentire mancanza.
«Principino, stai bene?» insistette il maggiore. Preston annuì distrattamente, poggiando la testa sulla spalla dell'altro ragazzo. Solo dopo si rese conto, del soprannome utilizzato da Rex.
«Mia madre... Lei mi chiamava sempre principino. Mio fratello maggiore, invece, era il suo principe.» sussurrò, Rex allungò una mano e la poggiò su quella del più piccolo, stringendola debolmente. Preston ricambiò la stretta con una ancora più debole.
«Quel soprannome non mi piace... Lo odio, mi porta alla mente solo brutti ricordi.» il portiere si stese sul letto e, senza esitazioni, Rex si stese accanto a lui.
«Mi dispiace, io... Non lo sapevo.» sussurrò. Il più piccolo si girò su un fianco, cercando di nascondere le lacrime che gli rigavano il volto. L'altro si accostò a lui, stringendolo a sé. In un debole abbraccio.
«Preston... Io ti amo.» il viola sgranò gli occhi, rimanendo girato di spalle. No, non si sarebbe mai fatto vedere piangere.
«Non è il momento adatto per dichiararsi, lo so, ma io sono veramente innamorato di te. Il tuo meraviglioso sorriso, la tua incredibile allegria e positività. Amo vederti felice e adoro il suono della tua risata. Maledizione, Preston Princeton, mi hai fatto innamorare.» sussurrò. Strinse maggiormente a sé il corpo del minore, carezzandogli la pancia da sopra la maglietta.
«Tu... Wow, non pensavo sapessi usare un tono così dolce.» ironizzò il minore, Rex si finse offeso e, rapidamente, liberò l'altro dalla sua presa e gli voltò le spalle. Preston sgranò gli occhi, sentendosi improvvisamente privato di un contatto diventato, in poco tempo, fondamentale. Si rigirò, abbracciando Rex.
«Oh, ora vuoi abbracciarmi?» scherzò questo. Preston annuì, contro la sua schiena. Affondò il naso nella maglietta del maggiore, notando come profumasse di lui.
«Dicevi sul serio prima?» domandò intimorito. Rex si voltò, stringendolo a sé. Questa volta, Preston, poté affondare il volto nel petto di Rex. Questo gli sorrise, carezzandogli i capelli viola.
«Dovresti saperlo. Io non scherzo mai.» commentò. Preston sorrise, baciando il petto del ragazzo steso accanto a lui.La mattina dopo, risvegliarsi tra le braccia di Rex, fu una sensazione piacevole. Preston si sentiva totalmente protetto. Sorrise, rannicchiandosi ancora di più contro il petto dell'altro che, contrariamente al più piccolo, dormiva ancora profondamente.
Qualcuno, durante la notte, aveva aperto la finestra, perciò nella stanza entrava la fresca aria mattutina, accompagnata da qualche raggio di sole.
«Buongiorno» borbottò Rex. Preston lo guardò, facendo subito congiungere le loro labbra.
«Buongiorno» ricambiò. Il maggiore gli carezzò i capelli chiari, carezzandogli il fianco.
«Sarà sicuramente una bella giornata.»
STAI LEGGENDO
Mikabino Humor
FanfictionRaccolta di One-shot e Pills sulla Mikabino. II° Volume della raccolta Humor