Game

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«Devi provarlo, è meraviglioso.» esultò Preston. Rex annuì distrattamente, tenendogli un braccio poggiato sulle spalle. Il più piccolo si voltò verso di lui, guardandolo per qualche secondo.
«Mi stai ascoltando?» domandò. L'altro annuì rapidamente, tenendo lo sguardo fissò davanti a sé.
«Di cosa sto parlando?» domandò, mettendolo alla prova. L'attaccante sospirò rassegnato, spingendo dolcemente in avanti il compagno.
«Di Killer, non parli d'altro da due settimane.» rispose, Preston si voltò verso di lui, gonfiando le guance irritato. Rex scoppiò a ridere, passandogli accanto e attirandolo a sé e prendendolo per mano.
«Seriamente, Princeton, sei diventato dipendente da quel videogioco.» gli fece notare. Preston gli fece una linguaccia, per poi tirargli un leggero pugno sul petto.
«Tu provalo, poi vedrai perché ne sono così dipendente. Ora vado, zio Caleb mi sta aspettando.» lo rimbeccò, stampandogli un bacio sulla guancia. Si allontanò da lui, dirigendosi verso il portone principale della scuola. Rex accennò un sorriso, lasciandosi sfuggire un fischio sommesso. 
«Gran bel culo, Princeton.» gli urlò dietro. 

Incredibilmente, Rex aveva seguito il consiglio del portiere. Quel pomeriggio si era diretto in un negozio di videogiochi e, senza esitazioni, aveva richiesto una copia di Killer.
«Wow, sei la terza persona oggi che lo compra. Stiamo quasi esaurendo le copie.» aveva commentato la commessa che, a parere del ragazzo, aveva un po' esagerato con il trucco.
«Già, va molto di moda.» commentò il ragazzo, porgendole i soldi. Sorrise cordiale, osservando la ragazza contarli e metterli nella cassa.
«Buona Giornata» salutò, prendendo la borsa di plastica e uscendo dal negozio.

Arrivato a casa, non aveva esitato a provare subito quel gioco, doveva capire cosa ci avesse trovato Preston di così fantastico, da diventarne dipendente.
Killer, come dice il nome, consiste nell'immedesimarsi nel ruolo di un assassino. Che poi fosse un sicario, un assassino su commissione, un serial killer o altro, stava al giocatore scegliere. Rex scelse di essere un serial killer. Armò il suo personaggio di un Remington 700P, iniziando la sua carriera virtuale da serial killer. Gli bastò un'ora, solo un'ora, per capire cosa avesse di affascinante quel gioco... Era un ottimo anti stress. In quell'ora, aveva scaricato tutto lo stress accumulato in settimane di compiti in classe e allenamenti estenuanti. 
Distolse lo sguardo dallo schermo del computer, solo quando il suo telefono iniziò a squillare.
«Pres? Che succede?» domandò. L'altro ridacchiò e, a giudicare dal rumore che si sentì, si sbatté una porta alle spalle.
«Su Killer, è appena entrato un nuovo giocatore. Sì chiama L'undicesimo Imperatore. La sua arma è un Remington 700P, ed è un serial killer. Ho subito pensato a te, ma non puoi essere tu.» spiegò. Rex scoppiò a ridere, girando sulla sedia girevole. Non poteva nascondere nulla a Preston.
«Mi hai beccato.» ammise. Il ragazzo dall'altra parte del telefono sospirò, lanciandosi cadere sul letto.
«Cosa ne pensi?» domandò speranzoso. Rex guardò lo schermo del computer, mordendosi l'interno guancia.
«Carino» aveva mentito spudoratamente, ma questo Preston non l'avrebbe mai saputo. 

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