Millie's pov
Uscii dal porto con le mie valigie tra le mani.
Ero sbarcata in Inghilterra, cercavo un posto dove stare,ma non avevo la più pallida idea di dove andare.
Avevo però, un bisogno irrefrenabile di scappare dalle insidie che la vita mi buttava addosso.
Avevo bisogno di smettere di pensare,credere per qualche mese che "io sono Millie,e il resto del mondo può andare a farsi fottere".
Avevo bisogno di stare da sola con la mia box,la scrittura,la lettura e il cibo.Camminavo sul marciapiede in cerca di un taxi
Che io sia maledetta. Potevo prendere un traghetto e portare con me la mia auto,ma no,la sfiga mi vuole bene perciò ha deciso che qualche coglione doveva bucarmi le ruote della macchina.
Cercavo un taxi ma non avevo la minima idea di dove andare.
Magari avrei potuto chiedere all'autista "Mi scusi,potrebbe portarmi all'inferno?" ma ne avrei solo ricavato un'umiliazione.Mi guardavo intorno: i grattacieli e i palazzi spiccavano alti verso il cielo,le macchine sfrecciavano sulle strade affollate e la gente correva con valigette in mano e abiti da lavoro.
I miei occhi bruni,si posarono su una bassa figura: era un'anziana signora dai capelli candidi,era più bassa di me ed era esile.
Quella signora mi fece venire in mente la sola donna nella mia vita che non mi aveva mai deluso,l'unica che mi aveva appoggiato in tutto e per tutto:Nonna.Nonna con la N maiuscola.
Era una donna forte,determinata,non scappava mai con la coda tra le gambe dai problemi e qualsiasi difficoltà le si parava davanti,lei l'abbatteva con un semplice sorriso.
Era la donna più coraggiosa che avessi mai conosciuto,finché un cancro al pancreas me la portò via.
Ricordo che piansi per giorni e notti,e l'unico ricordo concreto che avevo di lei era un minuscolo paesino nei pressi di Londra,con poco più di 100 abitanti,dove si trovava la sua casa.***
Nelle orecchie avevo la mia amata musica Rock,sparata a tutto volume,tanto che non mi accorsi che il taxi si era fermato
- Signorina,si tolga quelle dannate cuffiette e mi dia 40 sterline!- sbraitò l'autista,dopo forse 5 minuti di richiami.
Sussultai e con uno sbuffo sonoro interruppi la canzone che stavo ascoltando beatamente.
Presi il portafoglio dallo zaino che portavo sulle gambe e bruscamente gli misi i soldi tra le mani,prima di prendere le mie valigie e scendere dall'auto.
Subito respirai aria fresca,leggera.
Si sentiva perfettamente la differenza tra quel vento frizzante e leggero tra quello pesante della città.Mi guardai attorno: alberi alti,mettevano in ombra la strada di sassolini che portava all'interno del paese.
I lunghi prati che nei quali andavo a giocare da bambina,erano ancora lì,verdeggianti e odorosi di bagnato,come al solito.
Mi incamminai nella stradina,che sembrava più che altro un sentiero, e subito incominciai ad intravedere delle piccole casette,tutte in legno.
Dai comignoli usciva una nuvoletta di fumo,proveniente dai vecchi camini a legna che riscaldavano le abitazioni.
Un forte profumo di cibo, mi fece brontolare lo stomaco.
Controllai il cellulare e notai che erano le 12 e 45,e io non avevo ancora mangiato.Ancora camminavo in quella piccola stradina,e quando quella si
biforcò mi girai istintivamente a sinistra: una piccola casetta in legno,con tanto di porta e una piccola finestra faceva capolino dai boschi.
Risi,poi mi avvicinai e la toccai: un fiume di ricordi mi pervase la mente,a partire da quando mio nonno mi aveva aiutato a costruire quella casetta,a quando mia nonna mi portava da mangiare proprio lì dentro.
Potevo ancora sentire il suo profumo di sapone,mischiato a quello della carne o del pesce che mi portava.
Ma ora quella casetta aveva perso la vitalità he un tempo emanava.
Aveva perso quel senso di luce,quel senso di integrità.
Ora giaceva inerme,stanca di tutti gli anni passati a contemplare i tronchi e le foglie degli alberi.
Consumata dal freddo.Dietro alla casetta scorsi un sentierino, che mi ricordo aver scavato io stessa,sempre con l'aiuto del nonno,che collegava la mia casetta a quella dei nonni.
Lo seguii e mi addentrai nel bosco: l'odore di baganto, l'umidità fastidiosa,la piccola coltre di nebbia che offuscava il sentiero; tutto era come me lo ricordavo.Camminavo,immersa a pensare a come fosse bella la vita allora.
Senza problemi,semplice,dove ti bastava poco per essere felice.
Ma in quel periodo la mia vita era tutt'altro che felice: il mio fratellone Charlie è morto,avevo menato il mio ex,e i miei genitori se ne erano andati in New Jersey.Ogni tanto pensavo che,se mi avessero voluto bene come dicevano,mi avrebbero lasciato un biglietto prima di partire, una chiamata,un messaggio.
Ma no,niente di tutto ciò.
Solo un risveglio in una casa deserta e una rivelazione da parte della vicina di casa.Mi strinsi nel mio giaccone,mentre brividi di freddo percorrevano il mio piccolo corpo.
Camminavo da pochi minuti,e finalmente intravidi tra le foglie la casa della Nonna.
Era una piccola casetta in legno a 2 piani,ma comunque bassa.
Arrivai alla porta in ebano,e la osservai.
Vidi che le incisioni che avevo fatto con cura con un coltellino svizzero,sotto la supervisione di mio nonno,c'erano ancora.
Era un mappa stilizzata,che indicava dove le chiavi erano nascoste. Risi al ricordo.Andai sul retro,dove sul davanzale di una finestra,si trovava un grande vaso.
Frugai tra la terra,e trovai uno scrigno,che avevo personalmente colorato di rosa.
Lo aprii e dentro ci trovai le chiavi.Ritornai sul davanti, e con uno schiocco,feci girare la chiave nella serratura.
Tirai in basso la maniglia,spinsi la grande porta in ebano ed entrai.
La casa era ammobiliata rusticamente,e la trovai perfetta: l'entrata dava sul salotto,una grande stanza aperta con un semplice divano viola a 2 posti,una vecchia televisione posta davanti al divano, una poltrona in pelle,un grande tappeto in pelle,ovviamente finta,d'orso.Lo attraversai, e mi bastò toccare il divano per far riaffiorare ricordi su ricordi.
Dall'altra parte c'era la cucina: piccola,pochi fornelli, una lavastoviglie e un tavolo in legno di quercia.
L'odore del legno,come ricordavo,predominava nella casa.Era tutto perfetto.
Finalmente potevo staccare la spina da tutto lo schifo che mi circondava.
Un schifo in particolare: Jacob Sonotuttofigo Sartorius.Si,quello era il mio,ormai ex, ragazzo.
E pensare che io lo amavo.
Che schifo.
Lui mi ha totalmente trasformata,mi ha reso diversa dalla mia persona,ma quando me ne sono accorta era ormai troppo tardi.Ho pianto giorni per lui,perchè lo sentivo distante,perchè lui non teneva a me.
Soltanto che io ero troppo buona,così pensavo sempre "cambierà",ma non è cambiato un bel niente.Quando mio fratello Charlie è morto, e Jacob lo è venuto a sapere,mi ha detto
"Non venire a piangere da me,era il destino che quel coglione morisse".
Li,mi sono arrabbiata come non mai.
Sembravo una bestia stata in gabbia per anni,quanti erano gli anni in cui ero stata con Jacob,che era riuscita finalmente a liberarsi.
Così,siccome praticavo box già da qualche anno,gli sferrai un pugno preciso sul naso,rompendoglielo.L'ho lasciato lì sul pavimento della sua casa lussuosa,e me ne sono andata via,senza versare una lacrima.
"È un coglione e sempre lo rimarrà".
Ma ero lì,a godermi la pace e la tranquillità del paesino,che avevo una voglia immensa di visitare.
Così prima di sistemare le valigie,decisi di andare a comprare da mangiare.Spazio autrice
Hey guyss
Primo capitolo di un'immensa storia.
Spero di riuscire a portarla avanti.
Bye byee
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Beautiful Disaster ~Fillie~
Fanfic- che diavolo siamo noi?- -Siamo un bellissimo disastro- Millie è una ragazza di 23 anni,che ama la box,scrivere e leggere. Suo fratello Charlie è morto, e i suoi genitori l'hanno abbandonata a se stessa. Così,dopo aver lasciato il suo fidanzato,si...