Capitolo uno;

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Zayn's pov

Ore 11:38

Mi alzai con estrema lentezza e calma dal mio caldo letto, per poi dirigermi verso il salotto, dove trovai mio padre che parlava al telefono, come al solito. Appena incontro il suo sguardo mi fece uno strano cenno con la testa, facendomi capire che dovevo sedermi sul divano. Forse mi voleva parlare. Accennai un sì con il capo, con il mio solito sguardo assonnato, e feci quel che mi disse. Appena finito di parlare al telefono si sedette accanto a me, a pochi centimetri di distanza.

«Ti ricordi di AnneMarie, la donna con cui mi frequento da pochi mesi?»

«Si.» Rispondo con tono sicuro. Cosa dovevo aspettarmi?

«Verrà a vivere da noi.» 

Annuii a denti stretti, e, con tutto l'autocontrollo del mondo cercai di essere il più tranquillo possibile. Una donna in casa mia? Era da quando mia madre non c'era più che mio padre non ha più osato portarcene una, esattamente sedici anni fa. 

«Verrà oggi, nel pomeriggio. Ha una figlia di nome Hayley, se non sbaglio, che ha diciotto anni. Non fare il solito menefreghista e prova a fare amicizia con lei. Intesi?» 

Finì la frase facendosi scappare dalla bocca un piccolo sospiro. Io continuai ad annuire non sapendo cosa dire o fare. Avrò una sorellastra? Di male in peggio. Iniziai a scuotere la testai e torno in camera mia. Che una nuova vita abbia inizio.

Hayley's pov

Ore 15:50

Fino a poche ore fa ero nel mio schifoso (ma amato) appartamento, e ora mi ritrovo davanti a una casa di cui conosco a mala pena il proprietario. Non posso negare che sia bella. E' davvero grande, con un portone principale circa tre volte di quello della 'vecchia' casa ed è dipinta tutta di bianco, perfettamente. Sbuffai quando vidi mia madre raggiante di gioia. Era una tortura. Lei sempre felice, io no.

«Hayley, vuoi suonare tu il campanello?» mi chiese con il suo solito entusiasmo.

«Non ci tengo, vai pure.» sorrido ironica sbottando, mentre continuo a tirare su la mia pesante valigia con dentro tutti i miei vestiti. Appena premette il campanello dipinto d'oro accanto alla porta, deglutii rumorosamente, sentendomi una estranea che si infiltrava in una casa che nemmeno conosceva. Cosa vera, in fin dei conti.

Aprii il portone dopo pochi secondi un uomo alto, robusto e con due occhi scurissimi, il contrario dei miei. Abbozzò uno di quei sorrisi raggianti che si vedono solo nei film e, dopo aver appoggiato per un minimo di secondo le sue labbra in quelle di mia madre, si dedicò a me, porgendomi la mano. Feci una specie di smorfia prima di afferrargliela e stringendogliela.

«Piacere, io sono Nick, tu devi essere Hayley?»

«Esatto.» risposi, con noncuranza, lasciando la sua mano caldissima che alle mie mani fredde sembrava ancora più calda.

Ci fece entrare con eleganza dentro quella gigante casa fino a che il mio sguardo non cadde sul divano. C'era un moro, presumo sia stato suo figlio. Lo osservai qualche secondo, mentre mia madre e Nick continuavano a parlare delle loro cose. Era con il capo basso sul telefono, ma potevo intravedere il colore dei suoi occhi; un marrone intenso, molto intenso. Che stronzo, non ci aveva neanche degnato di uno sguardo.

Lies Of Love.Where stories live. Discover now