Il valore dello zero

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Susan si odiava. Odiava la figura riflessa nello specchio che vedeva ogni volta che andava in bagno,odiava il suo viso,odiava le sue gambe,odiava le sue caviglie troppo grosse,odiava la gobbetta che disarmonizzava la linea del suo naso,odiava i suoi occhi che,sebbene fossero azzurri,erano troppo piccoli e costantemente contornati da un lieve alone violaceo che aveva sempre disprezzato.
Odiava la sua vita,odiava tutto.
Odiava anche il suo carattere estremamente acido e riservato che da due anni stava contribuendo a rovinare la sua vita sociale. Avrebbe potuto trovare molti aggettivi che rispecchiassero ciò che era,ma soltanto uno l'aveva sempre trovato fottutamente perfetto:sbagliata. Quest'ultimo la descriveva meglio di qualunque altro attributo perchè quell'unica parola conteneva in se aggettivi come brutta,pateticamente riservata,insopportabilmente acida e mille molti altri difetti con cui avrebbe potuto scrivere un libro filosofico e "Tutto ciò che c'è di sbagliato nella parola sbagliata" ne sarebbe stato sicuramente il titolo.
Già...sbagliata...
La consapevolezza che non sarebbe mai stata abbastanza la faceva dare di matto. I suoi genitori le avevano sempre consigliato di non pensare a certe cose siccome era una bellissima ragazza, e che comunque i problemi gravi erano altri e Susan aveva sempre concordato con loro su quest'ultime parole,ma come poteva non pensare dal momento che un maledetto mostriciattolo, insediatosi nella sua mente, riusciva giorno dopo giorno a fotterle sempre di più il cervello? Ogni tanto infatti si ritrovava sul letto di camera sua,la lametta in mano e lacrime silenziose che facevano eco al suo dolore. Certe volte sentiva il bisogno di punirsi per essere così sbagliata,così egoista verso la vita che i suoi genitori le avevano donato ma che non sembravano intenzionati a salvare,così diversa,così imperfetta perchè,francamente parlando,coi tempi che correvano se non eri una superfiga popolare ed estroversa,non valevi niente. Ecco. Susan faceva parte di quell'ultimo insieme di persone dal valore pari a zero. E fanculo a tutte quelle frasi del cazzo di facebook sul fatto che bisognava ricordare che lo zero veniva prima di tutti i numeri. Lo zero non valeva niente. Un buon esempio era il conto:nessuno iniziava a contare da zero ma tutti partivano istintivamente sempre da uno. Lo zero era qualcosa di insignificante. Ecco cos'era lei. Era l'insieme delle lettere della parola sbagliata disposte a forma di zero.
Ma poi un giorno arrivò lui,quell'angelo dai capelli scuri come il carbone e gli occhi blu come il limpido cielo estivo della Provenza, che era riuscito ad abbattere quella barriera di riservatezza e di acidità,riscoprendo la parte dolce e sensibile del suo carattere,di cui lei stessa aveva perduto le tracce due anni fa.
L'aveva incontrato una sera di fine maggio, alla festa di paese.La sua migliore amica non aveva fatto altro che ripeterle che il "bel moretto dagli occhi azzurri" non le aveva staccato un attimo gli occhi di dosso e quando lei lo aveva cercato con lo sguardo, i loro occhi si erano incrociati e per la prima volta aveva avvertito una forte sensazione invanderle lo stomaco e stringerlo in una morsa piacevole. Erano quelle le famose farfalle nello stomaco?
Quando però si accorse che si trattava di Logan Lerman rimase delusa. Lui era il ragazzo più popolare della sua scuola e sicuramente quell'instantaneo scambio di sguardi era stato un momento privo di significato.Lui era il ragazzo popolare,lei la ragazza che non valeva niente,la sfigata di turno e sicuramente non l'avrebbe mai guardata nel modo in cui lei avrebbe voluto.
Dopo quel giorno non lo aveva più visto per una settimana.
Un caldo pomeriggio però,mentre stava tornando a casa da scuola,qualcuno l'afferrò tappandole la bocca,facendola aderire delicatamente contro il muro. Per lo spavento le era fuoriuscita un'imprecazione poco femminile dalle labbra e quando aveva alzato il volto per capire chi fosse quello stupido che l'aveva strattonata in una maniera simile, aveva strabuzzato gli occhi,perdendosi nello sguardo oltreoceano delle sue iridi.
"Le bestemmie non si addicono alle ragazze" mentre parlava un sorriso gli illuminava il volto dai lineamenti perfetti,ma come al solito Susan rovinò un bel momento con la sua acidità."Non sono affari tuoi se impreco o no" aveva cercato di mantenere un tono gelido,nonostante traboccasse di felicità per il fatto che lui l'avesse cercata,ma aveva paura..e se fosse stata una presa in giro o una specie di scommessa per farle fare la figura della patetica ragazzina in preda agli ormoni? Non poteva fidarsi. Dopo avere pronunciato tali parole intravide una luce spegnersi negli occhi di Logan,ma se nè andò, cercando di apparire incurante della persona che aveva di fronte,chiededogli scusa mentalmente.
Ma lui non si arrese. Cercò di conquistarla in ogni modo e lei lo lasciò fare,provando per la prima volta emozioni che potessero anche solo vagamente assomigliare all'amore.Era stata la prima persona popolare dopo Julie,la sua migliore amica,ad avere il coraggio di rovinarsi la reputazione standole accanto,ma lui continuava a ribattere animatamente ai giudizi degli altri e un giorno lasciò completamente il suo giro di amici.
《Degli amici che ti giudicano non sono amici》.
Le aveva riferito quelle parole un caldo pomeriggio d'estate, mentre erano abbracciati al lago.Se lo ricordava perfettamente. Aveva litigato con i suoi amici,persistenti nel giudicarlo per il fatto che uscisse con una come lei e per un attimo si era sentita in colpa per questo, ma in fondo Logan aveva ragione:gli amici veri non ti giudicavano. Il tempo passava e Susan si legava sempre maggiormente al ragazzo:passavano intere giornate insieme e alcune sere uscivano per andare a vedere un film. E,come d'altronde si aspettavano,arrivò il fatidico giorno. Era una sera di mezza estate e lei e Logan erano in procinto di fare l'amore quando,una volta che le ebbe sfilato la maglietta,aveva notato delle cicatrici spesse sui suoi esili polsi. "Amore...cosa sono questi?" Le aveva domandato accigliato ed il silenzio della mora gli aveva fatto capire tutto. Un'espressione sbalordita sì era dipinta sul volto di lei,quando aveva preso a baciarle le ferite cicatrizzate,lasciandole una scia di baci lungo il braccio per poi arrivare al collo dove le aveva sussurrato che era perfetta e che la voleva fare sua. Il cuore di Susan era scoppiato di felicità all'udire quelle parole ed una lacrima di gioia le aveva solcato la guancia,mentre Logan la conduceva verso le alte vette della passione. Quando ebbero finito, la sensuale voce di Logan, ancora in preda all'orgasmo,le aveva bisbigliato all'oreccchio che era bellissima e lei si era sentita avvampare,mentre una serie di emozioni le sconquassavano il ventre. Quella notte rimase sveglia a guardare il suo angelo dormire accarezzandogli dolcemente i morbidi capelli arruffati,mentre il suo aroma uomo la avvolgeva.Si sentiva finalmente completa e sì...lo amava,Dio se lo amava.Perchè nonostante lei si fosse sempre sentita così terribilmente sbagliata,lui era riuscito a farla sentire magnificamente giusta e aveva finalmente capito una cosa:lo zero da solo poteva anche non valere niente,ma se posto dietro ad altri numeri poteva possedere un valore immenso.

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