Parte 1

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Appoggiato al bancone del bar della discoteca, Mario guardava con fare sconsolato la pista da ballo davanti a lui.  Un'altra serata fallimentare era passata e si sentiva sul punto di piangere. Nonostante fosse gonfio di alcool ormai fino a scoppiare, fece cenno alla barista di versargli un altro shottino di vodka. Più beveva e più sapeva che il suo dolore veniva sciacquato via come sabbia viene spazzata dalle onde del mare sulla battigia. Ogni sabato sera andava in discoteca, a volte da solo o a volte con il suo amico Gianni.  Quella sera era da solo ma non gliene importava più di tanto. Doveva andare e cercare di conoscere qualche ragazza o avrebbe fatto la fine di suo zio Carlo, scapolo fino a 60 anni. Quella idea lo spaventava. Non voleva assolutamente finire come lo zio Carlo, triste e da solo senza una persona accanto con la quale condividere i momenti belli e brutti della vita.

Mandò giù il sorso di vodka tutto di un fiato e la forte gradazione alcolica gli fece bruciare ancora di più lo stomaco. I pensieri che aveva in testa gli si aggrovigliarono ancora di più e prima di buttarsi a capofitto nella pista, analizzò ancora un attimo la situazione che aveva davanti.

Giovani donne e ragazze ballavano tra di loro al ritmo della musica dance che pompava dalle casse. Le ragazze ballavano sempre in gruppo e diversamente dal sesso maschile, cercavano solo un po' di divertimento e distrazione. Se poi fosse capitato un bel ragazzo con il quale ballare meglio ancora. I ragazzi andavano in discoteca solo per un motivo e questo era chiaro e lampante. La figa. Rimorchiare e portarsi a casa una limonata o se andava meglio una scopata. Inutile nascondere quello che cercavano. Peccato che in un ambiente caotico come quello di una discoteca, il personaggio che attirava era sempre il solito. Il tamarrone vestito con la canotta, pompato di muscoli e dalla presenza possente e che incute timore. In discoteca vige la legge della giungla. Il maschio pompato e che riesce a farsi largo tra la folla e a posizionarsi dietro la ragazza di turno, si aggiudica la preda.

Mario sapeva benissimo come funzionava in discoteca ma era l'unico luogo dove si ostinava a cercare una ragazza. Lui non era per niente fisicato, tutt'altro. Era magro e senza muscoli e con un po' di pancetta e sua madre lo prendeva in giro dicendogli che aveva un fisico da sessantenne. Non appariva minimamente tra tutte le presenze maschili presenti nella sala. Non aveva una canotta o niente di appariscente. Soltanto una classica camicia bianca che si mette alla comunione del cuginetto. Jeans sbiaditi e scarpe da tennis abbastanza logore. Con quell'abbigliamento le sue chance di trovare qualcuna erano più basse che vincere al superenalotto.

Mario si buttò nella mischia e stando attento a non urtare qualche energumeno e a non prendersi le botte di qualche gorilla pieno di alcool, si mise a cercare qualche ragazza con la quale approcciarsi.  La sua vista era oscurata e annebbiata da tutta la vodka che aveva ingerito quella sera. La musica gli pompava in testa tutta uguale e percepiva soltanto la pressione forte dei bassi che provenivano dalla casse.

Il suo intento era quello di andare vicino ad una ragazza e chiederle gentilmente se volesse ballare con lui. Come se in mezzo a quel marasma e qual casino, si sentisse quello che uno dicesse a patto che non si mettesse ad urlare. Il suo amico Gianni, che si vantava di aver letto un libro su come conquistare le ragazze, diceva che non serviva parlare. Bastava la presenza fisica e far capire alla ragazza che eri presente dietro di lei. Vai da una, le metti le mani sui fianchi da dietro e poi questa sentendo la presenza apprezza e ci puoi ballare. Questo era il grande consiglio del suo grande amico playboy Gianni.

Mario scarto l'opzione di andare a parlare per chiedere un ballo e scelse quella che gli suggeriva il suo amico Gianni. Era anche quella più semplice e istintiva quando sei ubriaco fradicio. Non devi far altro che trascinarti dietro una e trovando coraggio nell'alcool, metterle le mano ai fianchi e vedere cosa succedeva. Peccato che la grande strategia consigliata dal playboy Gianni non funzionasse quasi mai.

Mario scorse una ragazza con una gonna attillata di jeans e un top color verde che diventava fluo sotto le luci ultraviolette della discoteca. Mentre ballava dimenava il suo didietro con grande sensualità e questo non fece che accendere ancora di più gli ormoni a Mario.  L'alcool ha il magico effetto di poter farti cose che non faresti mai da sobrio. Da timido e imbranato quale era Mario non avrebbe mai approcciato una ragazza in quel modo. Senza più lo straccio di un freno inibitorio si avvicinò alla ragazza e nella sua mente si accesero vari pensieri. Forza muoviti, non vedi com'è carina, lei può essere tua... non devi far altro che mettere le tue mani sui suoi fianchi... poi ballerete e sarà fantastico sentire il suo corpo attaccato al tuo. Il profumo di fragole che emana la sua pelle e delizioso. Poi la bacerai e ti sentirai felice come non sei mai stato in vita tua. Ti sembrerà di volare in cielo e ti sentirai la persona più fortunata del mondo. Dai forza, metti quelle mani sui fianchi della ragazza, codardo.Muoviti!

Preso dall'incalzare dei suoi pensieri, Mario posò timidamente le mani sui fianchi della bella ragazza che ballava con la sua amica. Quello che accadde fu un copione che già si era ripetuto molte volte per il povero Mario. Alcune ragazze si giravano di scatto e con fare schifato ti allontanavo di forza dicendoti che cazzo fai o vattene via! Questo era il rifiuto più veloce. Non era indolore, perché comunque ti faceva soffrire. Ma almeno capivi subito che non era andata bene.

Quello che toccò a Mario quella sera fu invece quella tipologia di rifiuto che faceva più male perché era ancora più umiliante. La ragazza non si girò per dare il suo netto rifiuto, ma chiese parere all'amica che ballava di fronte a lei. Se avveniva l'ok da parte della amica, tutto andava bene e la ragazza si sarebbe potuta girare e Mario si sarebbe potuto guadagnare un ballo e, chissà, anche un bacio.  Ma naturalmente questo non accadde come tutte le altre volte che Mario si era visto capitare quella scena. L'amica con fare disgustato fece cenno di no con la testa e portò verso di se la ragazza dal top verde. Ridacchiando si allontanarono, facendo deglutire a Mario l'ennesimo rifiuto delle sue tante serate in discoteca.

Non perdendosi d'animo, Mario si gettò su un'altra ragazza. Una ragazza con un vestito floreale dai lunghi capelli rossi e che aveva al collo una collana hawaiana. Sentiva che con lei sarebbe andata bene, il suo cervello annacquato dall'alcool, rendeva il mondo più ottimista e felice di quello che era. Non immaginava quello che il destino gli avrebbe ora riservato.

Questa è tua Mario, è fatta! Le rosse poi hanno sempre voglia, non devi fare altro che buttarti e sta volta andrà bene. Fanculo a quella figa di legno di prima!

Appoggiò speranzoso le mani sui fianchi della ragazza e provò a muoversi a ritmo della musica come meglio poteva. Non passò nemmeno un secondo che una variabile che non aveva considerato entrò nella sua drammatica serata.

Un pugno pesante come se fosse stato di metallo gli si piantò sulla mascella e lo fece rovinare precipitosamente a terra. "Quella è la mia ragazza, razza di sfigato! Che cazzo pensavi di fare, lurido morto di figa?!" 

Facendo fatica a mettere a fuoco Mario vide un ragazzone alto più di due metri che lo sollevava di peso e lo portava fuori nel cortile della discoteca che dava sul fiume della città. Lo scaraventò di nuovo a terra e lo riempì di una carica di pugni e calci che non gli lasciarono nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo. Esplosioni di dolore scaturivano da più parti del suo corpo. La testa gli girava vorticosamente. Si mise una mano al volto e notò che era tutta imbrattata di sangue. Stava per perdere i sensi. Non vedeva altro che fiori neri affiorare davanti al volto e poi la realtà che si ripresentava a scatti.

Il gorilla incazzato sbraito:" Sono stato anche fin troppo gentile con te, lurida merda umana. Non farti più vedere in questa discoteca o hai finito di vivere".

Sputò sul volto di Mario, che accovacciato a terra non aveva più voglia di provare niente. Voleva solo che tutto finisse in fretta. La sua vita gli faceva schifo. Dal suo lavoro, al fatto che avesse pochi amici e soprattutto che non riuscisse a trovare una ragazza. Si alzò barcollando e con le lacrime che gli scaturivano dagli occhi si avvicinò alla sponda del fiume. Voleva buttarsi dentro e farla finita. Si mise a pensare alla settimana che era appena passata e di quanto era stata merdosa. Ancora non sapeva che da quelle acque sarebbe emerso qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita, rendendo possibile ogni suo più recondito desidero.

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