CAPITOLO 1

113 17 10
                                    


Novembre non è mai stato il mio mese preferito.

Mi ha sempre messo addosso un po' della sua languida malinconia che sembra annunciare ancora una volta l'arrivo del Natale.

In realtà non ho mai apprezzato davvero neanche quello, troppo commerciale mi sono sempre detta: alberi sradicati, addobbi eccessivi e tutte quelle persone che si sforzano continuamente di essere felici e gentili con te nonostante ti detestino.

Forse sperano ancora in un miracolo natalizio o chissà che cosa.

Fatto sta che la loro carineria forzata mi ricorda ogni volta mia madre quando mette troppi vestiti in lavatrice, lasciando i "panni" sporchi come prima.

Ecco, lo stesso succede con le loro finte buone maniere una volta finito il Natale. Tutto esattamente come prima.

In ogni caso non sono qui per parlarvi di quanto sia ipocrita e "inscenato" il Natale, anzi, come vi ho già detto non è che me ne importi un granché.

A dire il vero non è che m'importasse un granché della mia vita in quel periodo, davo tutto per scontato.

Avete presente il classico "vivere alla giornata"? La mia vita rifletteva questo modo di dire.

Ciò non significa che non avessi i miei impegni, i miei progetti, le mie ambizioni.

Semplicemente lasciavo che le cose andassero secondo il loro corso, ormai ero stanca di correre dietro a chi non aveva tempo di rimanere e così mi facevo cullare dalla corrente.

Dopo anni di battaglie, di sofferenze e di cruente guerre avevo deciso che il mio cuore non doveva più essere il campo di battaglia per i miei inutili e stupidi duelli senza né vincitori, né vinti.

Non avrei più cercato di raggiungere la fonte nuotando pericolosamente controcorrente: i miei scontri erano terminati ed io mi facevo trascinare dal fiume dei miei pensieri che, finalmente, scorreva placido verso valle.

O almeno questo era quello che volevo credere.



Non è facile ricominciare a vivere dopo aver dato te stesso alla persona sbagliata, dopo avergli consegnato, stringendo le sue mani nelle tue, la chiave del tuo cuore e dicendo: "entra, accomodati. Non è molto ma questo è tutto quello che posso offrirti.

È un po' in disordine ma con l'amore possiamo rendere tutto più piacevole".

"Possiamo". Che bella parola.

Se ci avessi pensato in quel momento sarei scoppiata a ridere.

Oggi accenno soltanto un sorriso quando ci ripenso.

In generale non è facile ricominciare a vivere dopo una grande delusione.

Lasci sempre una parte di te alle persone che non meritano neanche di starti accanto, ma questo tu non puoi saperlo fino a quando ormai è troppo tardi.

Probabilmente era a questo che stavo pensando quando attraversai distrattamente quella piccola e rovinata porta rossa all'ultimo piano del teatro nel quale mi recavo una volta a settimana, da almeno 8 anni.

Ci entrai come si entra nelle case dei propri migliori amici, perché ormai sai già cosa ti aspetta al di là della serratura fredda e grigia.

E così, come vuole il destino, non hai mai abbastanza tempo per realizzare quali siano i momenti importanti della tua vita se non dopo averli vissuti.

Neanche quella volta riuscii a capire cosa stava per accadere, successe tutto troppo in fretta e, mentre stavo iniziando a notare qualcosa d'inusuale, uno sguardo deciso si era già posato su di me.

Non ebbi neanche il tempo di ricambiare il saluto che una voce lontana anticipò la mia domanda: "ciao Alice, ti stavamo aspettando.

Questo è Matteo, si unirà a noi per alcune lezioni".

Le orme del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora