1

2.2K 107 94
                                    













La neve scendeva copiosa sulle strade di Mosca, in quell'inverno russo particolarmente gelido e lungo; era come se il cielo cercasse in qualche modo di coprire con quel manto bianco le macchie di sangue che imbrattavano le vie della città, i suoi vicoli oscuri, i suoi marciapiedi, i suoi locali; come se volesse soffocare le grida, i pianti, i lamenti di dolore e le maledizioni che riecheggiavano nelle grandi dimore dei mafiosi russi più ricchi e in quelle più piccole e dimesse dei criminali dei bassifondi.

Se esisteva un Dio, da qualche parte, forse si stava vergognando di quello che aveva lasciato fare ai suoi figli durante quelle notti, si vergognava così tanto da mandare tutta quella neve per tentare di coprire le tracce, per provare a nascondere i suoi errori, per non vedere cosa aveva permesso.

Dimitri Goryalef non credeva in Dio, in nessun Dio; anche se mai ne fosse esistito uno, non avrebbe mai riposto la sua fiducia in qualcuno che dimostrava di essere troppo distratto per vedere che il sangue di innocenti veniva versato, o peggio, che godeva nel vederlo versare.

Perché se stava succedendo quello che stava succedendo, o Dio era distratto o era perverso.

Dimitri osservava le luci di Mosca oltre la finestra del soggiorno di casa Goryalef, ancora vestita a lutto per la morte di sua madre, le braccia incrociate e il volto che si rifletteva nel vetro. Aveva poco più di vent'anni, eppure l'immagine che riusciva a scorgere era quella di un uomo, un uomo scuro dietro quella barba ancora corta, un uomo che portava il fardello di troppe verità nascoste.

Era questo il Dio in cui aveva creduto sua madre? Quello che la lasciava morire ammazzata con una pallottola piantata in testa, in un qualsiasi vicolo di Mosca, lontana dai suoi figli, indifesa?

L'omicidio di Indira Goryalef per mano di Vladimir Buinov era il punto di non ritorno della loro famiglia, e di quello di tutta la comunità criminale di Mosca. L'antica e sacra regola che nessun Dio aveva dettato, ma che loro avevano scelto di accettare, era stata infranta. Una donna innocente era stata uccisa per una faida familiare tra uomini, e questo significava solo che quel poco in cui aveva creduto fino a quel momento non esisteva più.

Dimitri strinse le labbra, mentre i suoi occhi percorrevano la strada di sotto; un grosso suv nero era parcheggiato a fari accesi vicino al marciapiedi, a controllare chi cercava di accedere al palazzo. Oltre a lui, solo neve e silenzio, perché anche la gente comune in quei giorni aveva paura, del freddo e della violenza.

‹‹ Che cosa stai guardando, ragazzo? ››.

Dimitri non si voltò quando suo zio Boris gli si affiancò, gli occhi sfuggenti che seguivano il suo sguardo, i capelli lunghi e striati di grigio trattenuti in una coda bassa. Giocava con l'anello d'oro che portava al dito medio, ma non sembrava nervoso.

‹‹ I demoni che si nascondono sotto la neve ›› rispose Dimitri, a voce bassa.

Boris si lasciò andare a una smorfia.

‹‹ Vuoi dargli la caccia? ››.

‹‹ Molti dei miei cugini sono stati uccisi ›› rispose Dimitri tra i denti, ‹‹ Mio padre è stato ucciso. Mia madre è stata uccisa . Dietro tutto questo sangue c'è una sola persona, e la vita di una sola persona non può valere quella della nostra famiglia. Darò la caccia a tutti coloro che servirà cacciare ››.

La mano di Boris si strinse sulla sua spalla, e solo allora Dimitri si voltò appena a guardarlo. Non aveva mai amato particolarmente suo zio, ma era pur sempre il fratello di suo padre, e nei suoi occhi leggeva il dolore di quella perdita. Lo stesso dolore che lui riusciva a tenere nascosto, chiuso nel fondo dello stomaco, che si mescolava alla rabbia e al disgusto.

RequiemDove le storie prendono vita. Scoprilo ora