Il caffè s'era posto a scottarlo nuovamente, con suo sommo e ripetuto dispiacere. Persino il lanternino a muro s'era ribellato al colpo secco e mancino ed estremamente sbadato della linea spada, troncandosi di netto e aizzando i cocci in sua direzione. Poco male: odiava il caffè bollente tanto quanto quella lucetta inutile. Ma, ancor di più, odiava Cutty Flam.
Terminò la chiamata riponendo la cornetta sul lumacofono che si assopì con un minuto suono spossato, furente di rabbia e desideroso di fare ora a pezzi ogni singola luce reduce solo per scampo e miracolo dalla lama tra le grinfie della mano sinistra, lo sguardo così tagliente da rendere impossibile financo allo stesso Direttore d'essere in toto in sé.
Ma così era, e più quegli Spandam vi riponeva il pensiero, più le viscere gli s'attorcigliavano di disgusto conducendo la sua bile a una coltre di spine e rovi in procinto di prender fuoco e rinvigorirsi per chissà quale pece... E quella era rabbia, desiderio di profonda vendetta: era goccia pronta a far traboccare una volta per tutte il vaso e distruggere ogni cosa. Era un vaso di Pandora, capace di scatenare ire e pestilenze e morte imminente; era una fiaccola di pazzia: privata della possibilità, ormai, di trovar per lui medesimo modo di ritorno al quieto vivere.
Urlò così forte e inaspettatamente che un Marine di Enies Lobby, temendo il peggio, entrò senza esser stato reclamato all'Ordine spalancando con un botto sordo la porta d'ingresso del suo ampio ufficio.
"Chi ti ha dato il permesso? Chi?", urlò incarognito Spandam guardando a quel giovane ragazzo con ostilità... ma soprattutto guardando bene e con fissità screanzata il suo volto -- così giovane e integro e liscio e privo di sbavature... col risultato ultimo di provare un odio ancor più viscerale.Si domandò in tutto punto cosa lo avesse reso talmente truce: quel volto vergine o, ancora una volta, la voce da poco nuovamente udita di Cutty Flam all'altro capo della cornetta? Non ottenne risposta.
Entrambe, sicuramente entrambe, pensò solo dopo un po'.
Scacciò nuovamente il ragazzo che finalmente preferì assecondare gli ordini esclamati anziché perdere il lavoro e ritrovarsi con famiglia e pargoli al seguito per la strada o sotto a un fetido ponte, e sbatté un pugno contro al tavolo di pietra. E si fece male! Si fece male! Si fece così male da abbattere qualsiasi oggetto presente su quella ruvida superficie, qualsiasi documento e prova e misfatto. Quindi toccò al lumacofono, che cadendo fortemente a terra si ridusse in mille, effimeri pezzi.
Era davvero trascorso così tanto tempo dai fatti di Water7? Era trascorso tanto tempo, sì; ma le ferite, quelle no, mai si sarebbero rimarginate: quelle erano cicatrici indelebili, nascoste al di dietro di una maschera di borchie e cuoio -- una maschera orribile, pronta a celare il mostro sfigurato calato nelle spoglie rimaste di Spandam.
Una cosa, comunque, era più che certa, dritta e sicura: presto il Governo Mondiale avrebbe riavuto tra le mani quel miserabile di Cutty Flam e tanto bastava a rendergli meno sordo il groppone.
Erano trascorsi ben otto anni -quasi dieci in verità- e giorno dopo giorno, da quando Spandam era stato sfigurato prima dal pugno gigantesco di Tom il Carpentiere e infine dalla canna del fucile sbattuta come un bastone oltre il suo pieno volto, da parte dell'un tempo giovane Cutty Flam, Spandam aveva trascorso giorni di orribile agonia, lo specchio sempre pronto a farsi beffe di quella sua figura ormai divenuta contorta, grottesca, picassiana, antiestetica da rasentare il vomitevole. Poi si era abituato a quel tatto, le dita livide di sete di sangue pronte a carezzarsi le gote e il corpo lì lì a sussultare a ogni avvallamento della pelle, a ogni spigolo delle ossa incurvate, rientranti o fuoriuscenti. La pelle scarnificata ma ormai scomposta.
Alla fine, era arrivata quella maschera. Quella idea di porre fine alle beffe di quell'ennesimo specchio, solito rituale, solita risata sfacciata sibilante nella mente sconquassata di Spandam. Sempre quella risata di giovane dal nome di Franky, apprendista alla Tom's Worker, ora Cutty Flam e divenuto fin troppo grande e adulto da capire d'aver le ore contate.
Quelle notti passate a ponderare se finire a letto con ancora addosso la maschera o sfilarsela, ma dover comunque far di conto con lo specchio, per sganciarla bene e non rischiar di romperla e concludere, magari, col dover uscire per un giorno privato dell'unico tampone a quel volto deforme. Quel volto innaturale...
Posò la testa contro lo scrittoio in pietra e si mise le mani tra i capelli, iniziando a ridere forte, tra sé e sé, di sé e per sé.
... Era passato così tanto tempo? Era passato così tanto tempo, sì, ma presto resa dei conti sarebbe stata tratta e conseguita.
Lo doveva al suo volto, a suo padre e al Governo Mondiale stesso.
Magari avrebbe anche ricevuto una promozione, chissà...
Sorrise pensando a una barca di soldi con una vacanza esclusiva, tutta per sé, il caffè più buono in assoluto e caldo alla temperatura giusta, pasticci da inzuppare e salatini e aperitivi e un conto per troppo tempo rimasto tacito, nell'ombra, da saldare a fil di spada, senza pietà, col volto sfigurato di Cutty Flam di pari passo al suo, i progetti di Pluton tra le sue mani e la sopravvissuta di Ohara pronta a svelarne l'arcano con le cattive... o con le cattive...
Recuperò le scartoffie gettate malamente a terra e preparò il caffè, guardando il lumacofono ormai inoperabile e frantumato con una scrollata di spalle.
Meglio così: nessuno l'avrebbe disturbato.
Meglio così, e così annuì
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||Spandam entra in un Caffè. Splash.
Fanfiction. . . . . . .Raccolta di monologhi su Spandam... uno dei miei personaggi preferiti di One Piece per molte ragioni.