Capitolo 8

61 11 3
                                    

Strinsi i pugni, aprii la bocca e... mi si strozzò la voce. Riaprii la bocca e... tossii.

Melissa mi porse un bicchiere d'acqua. Iniziai a bere.

«Va meglio, Greg?»

«Ehm... sì, grazie.»

Appoggiai il bicchiere sul tavolo. Presi fiato e dissi:

«scusatemi per questa reazione.»

"Cosa?! Cooosa?! Ho veramente detto questo? Sono stato proprio io, Gregorio, a dire questo? Dove cazzo è andato Darth Vader?"

Come se non bastasse, Melissa infierì.

«Non preoccuparti, non è successo nulla. L'importante è che tu stia bene. Sai, certe scoperte posso disorientare. Ma... esiste sempre un...»

Fece i suoi occhi da lince.

«...rimedio.»

Basta, era davvero troppo.

«Melissa... Io... Ehm... Grazie.»

Abbassai la testa in segno di resa.

Non c'era modo. Non esisteva nessuna soluzione. A certe situazioni non si poteva sfuggire. Non era possibile far emergere la propria individualità. Il gregge vinceva sempre. Non a caso il "politically correct" si era affermato nel mondo. Nascondere la verità per illudere l'essere umano che stesse andando tutto a gonfie vele. Speravo di ribellarmi a tutto ciò. Speravo di poter essere una persona diversa. Coraggiosa. Originale. Invece non ero che un altro membro della massa. Le cose andavano così. Non mi restava che accettare la situazione. In fondo, non era colpa mia.

Matteo fece un sorrisetto timido e si mise a sedere, nella speranza che mi sedessi anch'io e tutto potesse tornare alla normalità. Anche Melissa si sedette e, nel frattempo, continuava a fissarmi col suo sguardo provocatorio, come se in cucina non fosse successo nulla. Arreso ai fatti, mi sedetti anch'io.

Nel momento in cui poggiai il mio sedere sulla sedia, un grido di battaglia echeggiò, imponente, nella sala. Era Elisa.

«Mi sono rotta i coglioni!»

Tutti e tre rimanemmo in silenzio fissandola, esterrefatti, come dei pesci. Elisa si voltò verso di me.

«Greg, ti lascio. Da domani potrai rivolgerti a me solo tramite il mio avvocato. Tieniti pure la casa, torno dai miei»

«Ma...»

«"Ma" un cazzo! Per una volta ti avevo visto deciso e determinato. Era la tua occasione per fare qualcosa di utile nella vita liberandoci da questi due imbecilli, e cosa fai invece? Ringrazi!»

Melissa provò a entrare nel discorso.

«Elisa, aspetta»

«Tu taci, sgualdrina che non sei altro! Sono anni che ci provi con Greg. Sono stata sempre in silenzio perché sapevo che lui inorridiva all'idea di stare con un essere disgustoso come te. Ma ora è troppo. Sono stanca!»

«Elisa, fammi parlare, per favore»

Mia moglie, o meglio, la mia "ex" moglie, si avvicinò minacciosa a Melissa.

«Pensi che non lo sappia che vi siete baciati in cucina?»

Melissa sgranò gli occhi. Io deglutii.

«Non volevo stare a sentire le storielle di tuo marito su quei cazzo di vasi, quindi prima di andare da lui, ho aspettato in corridoio, fin quando non ho iniziato a sentire dei rumori sospetti.»

Melissa rimase in silenzio, a testa bassa.

«E tu, Matteo. Saresti anche una brava persona. Ma quando ti renderai conto che al mondo non esisti solo tu ad aver sofferto in passato, allora sarà troppo tardi!»

Elisa si avvicinò, con passo rapido e nervoso, all'uscio della porta. Si mise in spalla la giacca e la borsa, poi, girandosi verso di noi, disse:

«Nessuno di noi aveva voglia di incontrarsi questa sera, e nemmeno nelle sere passate! Addio.»

È strano il modo in cui il destino possa manifestare il suo volere.

Vi è mai capitato di trovarvi in una situazione apparantemente difficile da gestire, o a cui sia impossibile ribellarsi? Elisa, quella sera, mi aveva insegnato che potevo ribellarmi come e quando volevo.

La propria libertà ha un costo. O meglio, pensiamo che abbia un costo. In realtà è un beneficio. Un beneficio mascherato. Pensateci un attimo. Elisa aveva mandato tutti a quel paese e si era liberata delle persone che non voleva avere accanto. Quale costo c'era in tutto questo? La nostra individualità è come il vetro. Trasparente, dura, ma se viene spezzata nel punto giusto, graffia.

Ehi, questa sì che sarebbe una storia interessante da scrivere!

Guardai Matteo e Melissa. Nel silenzio emerse la mia voce:

«Volete un po' d'acqua, cari?»


FINE

InfrantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora