10. Offrire conforto ad un cuore turbato.

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Il viaggio durò poco, poco più di una mezz'ora. Ogni tanto Louis passava per controllare se era tutto a posto, e mi chiedeva se ero emozionato di visitare quel museo. Io lo congedavo sempre con un "Sì, Louis. È sempre bello ritornarci"

Non avrei mai potuto dirgli che il motivo di tanta emozione, era soprattutto lui.

Arrivammo davanti al museo e una volta scesi dal pullman Louis parlò a tutto il gruppo dicendo "Ragazzi, mi raccomando di rimanere sempre insieme come gruppo. Ci divideremo in due gruppi, un gruppo con me e uno con Jefferson."

Quest'ultimo prese un foglio e cominciò ad elencare i nomi dei membri del suo gruppo, poi prendendo un altro foglio disse "Styles, Malik, Smith, Anderson e Hall nel gruppo con Tomlinson."

"Ti pareva" sussurrò il mio amico. "Vabbè almeno farò ingelosire un po' il nanetto"

"Zayn, non chiamarlo così dai. Non che poi tu sia un giocatore di basket" lo ripresi io.

Il moro ignorò completamente le mie lamentele e mi prese la mano portandomi all'interno del museo dove tutti gli altri si stavano avviando. "Ci sarà da divertirsi" disse con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

Passammo attraverso il metal detector e i tornelli, e Zayn non si decideva a lasciarmi la mano. Continuava ad affermare che Louis ci stesse guardando e che fosse infastidito dalla sua presenza.

Intanto che camminavamo mano nella mano sentivo un gruppetto di ragazzi che ci stava guardando in modo poco gradevole, sussurrando anche qualche parola offensiva. Riuscivo a sentirli benissimo, ma decisi di non rispondere e farmi gli affari miei continuando la gita. In ventun anni di vita avevo ormai imparato a non ascoltare quello che avevano da dirmi gli altri. Soprattutto in questi casi, dove l'indifferenza era la migliore arma.

Entrammo in una stanza e vidi il viso di Louis accendersi come una candela. C'erano molti quadri rinascimentali, che raffiguravano donne di corte o bambini che poi erano destinati a diventare re o regina. Lo guardavo, lo ammiravo e mentre lui contemplava l'arte, io contemplavo lui. Era sicuramente più bello di qualsiasi opera d'arte lì dentro.

Teneva la sua giacca tra le sue braccia conserte e i capelli gli ricadevano davanti. Le sue espressioni davanti alle opere erano impagabili, gli si formava sempre un piccolo sorriso e gli occhi diventavano minuscoli, quasi sparivano. Ma il blu, quel blu non spariva mai, anzi si faceva sempre più intenso.

Camminavamo tra le opere, ascoltando la spiegazione della guida. Ad un certo punto Zayn, che mi stava ancora tenendo la mano mi disse "Hazza, stai sentendo quello che ci stanno dicendo quel gruppetto là?"

"Sì, Zayn ho sentito tutto purtroppo e ti dico per esperienza personale che è meglio non considerarli."

Detto questo, quel gruppo di simpaticoni ci passò accanto dicendo "Oddio, non ho mai visto un frocio musulmano." alludendo al credo religioso di Zayn.

"Questo frocio musulmano se vuole potrebbe scoparsi la tua ragazza e tua madre insieme, e comunque le farebbe urlare di più lui in due minuti che te in tutta la tua esistenza" intervenni io per poi trascinare lontano Zayn evidentemente sconvolto da quello che avevo appena detto.

Continuammo la nostra gita in totale tranquillità, ignorando ogni parola offensiva detta da quel gruppetto di bigotti senza scopo nella vita.

Arrivammo finalmente davanti ad un quadro di Van Gogh: i Girasoli. Dopo aver lasciato la mano di Zayn mi avvicinai a quel quadro fissandolo, era davvero bellissimo rivederlo da così vicino.

"Bel quadro vero?? Van Gogh è uno dei miei preferiti. Però secondo me il più bello secondo me è La Notte Stellata." disse Louis avvicinandosi a me.

Mi girai di colpo guardandolo "Piace anche a me. D'altronde io ho sempre preferito il significato all'aspetto. E questo ne ha molto."

"Offrire conforto ad un cuore turbato." disse lui guardando l'opera. "ti offre conforto Harry?"

Io annuii delicatamente, come se non volessi farlo vedere. Quello che però non sapeva era che l'unico conforto che aveva il mio cuore, era la sua presenza.

Ad un certo punto decisi che dovevo dirgli tutto, i miei sentimenti, quello che provavo. Sentivo che era il momento giusto, dovevo assolutamente dirglielo.

"Louis, possiamo parlare in privato? Devo dirti una cosa piuttosto urgente." dissi io.

"Ow, Harry magari dopo okay?? Ora devo tenere d'occhio il gruppo." mi sorrise.

La visita durò su per giù un'ora abbondante, ormai quel museo lo conoscevo come casa mia.

Alla fine della visita decidemmo di andare a mangiare in un ristorante italiano dall'altra parte della strada consigliato dal personale del National Gallery.

Entrammo e quel posto aveva un'atmosfera parecchio invitante. Sedie di legno, tovaglie a quadri bianchi e rossi e le solite bandierine italiane attaccate sulle pareti. Era anche piuttosto grande come posto.

"Dove ti siedi Haz?" mi chiese Zayn.

"Non lo so Zayn, tu intanto siediti e tienimi il posto, io vado in bagno a fare pipì e lavarmi le mani." dissi io posando la mia roba sulla sedia che Zayn doveva tenermi occupato.

Così mi diressi verso il bagno e nel tragitto notai che in quel ristorante stava mangiando anche quel gruppetto. Ma li ignorai totalmente, continuando a camminare verso il bagno.

Mentre stavo facendo pipì in uno degli orinatoi, vicino a me si piazzò uno di quei ragazzi che avevo visto prima.

"Allora, guarda un po' il destino. Il frocetto del museo. Dove sta il tuo ragazzo??" disse. Era poco più alto di me, anche un po' più piazzato.

Io lo ignorai completamente andando a lavarmi le mani e andando verso l'uscita. Ma un altro del gruppo mi bloccò e mi sbatté contro il muro.

"Non sto qui a cercare rogne ragazzi, lasciatemi andare e tutto andrà bene"

"No caro frocetto mio, a noi non piace quando ci offendono" a quel punto mi tirò un pugno che mi fece cadere a terra senza forze. Stavo perdendo i sensi, le uniche cose che riuscivo a sentire erano i loro calci e pugni. Fino a quando arrivò il momento in cui persi del tutto i sensi, nella mia testa girava solo una voce che diceva 'Un altro pugno e sono morto, finitemi ora'.

Ma a quanto pare dalla morte mi ci salvò una voce parecchio familiare che fermò tutti. Non so come, ma mi salvò.

Poco dopo sentii qualcuno che voleva svegliarmi, che mi scuoteva violentemente per farmi aprire gli occhi. Avrei voluto gridargli che non ci riuscivo, che riuscivo a malapena a respirare. Quella voce stava gridando aiuto, e mentre aspettava qualcuno mi dava degli schiaffetti in faccia tenendomi stretto a sé.

Chiamarono un'ambulanza e mi caricarono su una barella e successivamente sul veicolo. Sentivo piangere quella voce che mi aveva salvato, avrei voluto ringraziarlo e dirgli che mi aveva salvato la vita, ma non ci riuscivo.

Le voci si facevano sempre più ovattate e non riuscivo più a capire quello che stavano dicendo. Persi anche la sensibilità al tatto, l'unica cosa che riuscivo a percepire erano i miei pensieri.  

I'm not a psycho.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora