"NON HO ALCUN DUBBIO DI AVER MERITATO I MIEI NEMICI, MA NON SONO SICURO DI AVER MERITATO I MIEI AMICI."
-WALT WHITMAN
*****Potrei evitare di andare fino al Wash Town per fissare l'oblò di una lavatrice per ventotto minuti con le cuffie sulle orecchie. Il vibrare delle asciugatrici in sottofondo a cowboys from hell, il chiacchiericcio delle zitelle. Ma lo faccio volentieri, perché questo è un luogo nel quale osservare a lungo e senza disturbi esterni.
I soldi in casa Haner non sono mai mancati. La domestica, Sol, mi sottrae spesso i vestiti dal cesto della biancheria prima che possa infilarli in una borsa tracolla per incamminarmi indisturbato fino a qui, nel caos dei viali trafficati. Piuttosto porto un paio di cambi sporchi e basta, però un salto ce lo faccio ogni settimana e non mi stufo Mai. È l'unico posto per staccare un po', dove posso staccare la spina e non pensare per un'oretta.
Quando entro qui so già cosa mi attenderà all'uscita, quando rincaserò per trovare i soliti babbei che si apprestano a far squillare ripetutamente il citofono, al quale sanno già che risponderà soltanto Sol prima di sera. I ragazzi sono così: fiscali sulle prove settimanali della band, che non si possono saltare per nessun motivo. Hanno priorità su tutto, perciò anche sull'igiene personale. Mi prendono per idiota quando mi vedono rientrare con la borsa dei vestiti puliti, come se non capissero come una persona come me possa mai pensare di dover badare a se stesso. Non penso nemmeno che gente come Johnny (il ragazzino che è diventato il nostro bassista da un po'), si cambi le mutande tutti i giorni. Anche oggi mi aspetterà la solita scenata al rientro, che finirà con il fare un po' di baccano nel mio garage (o meglio, in quello di mio padre). Poi Matt lancerà da qualche parte il microfono che abbiamo recuperato per misericordia e comincerà a lamentarsi per la mancanza di un batterista. Allora Zacky andrà in ansia e inizierà a faticare nell'accompagnarmi con la chitarra, non appena accorto di non riuscire a scandire bene il tempo senza una buona base sulla grancassa.
Va sempre a finire così, i batteristi che pensano di unirsi a noi alla fine se ne vanno sempre. Sarà perché ogni prova finisce in una nottata al Johnny's devastante, o con i vestiti zuppi di birra e in stato comatoso sul pavimento di qualcuno di noi, presi a calci poi dai rispettivi genitori la mattina seguente. Le volte in cui riusciamo a esibirci da qualche parte finiamo poi per essere presi dalla foga e finisce sempre con danni da ripagare, o risse e fughe a gambe levate. Unirsi a noi vuol dire mettere in discussione ogni aspetto quotidiano e andare contro al resto del mondo, dedicare buona parte della propria vita agli altri, perché siamo una famiglia. Una famiglia che a volte non comprende il bisogno di allontanarsi dal caos per rifugiarsi in una lavanderia. Luogo surreale, per riflettere e sbarazzarsi dei pensieri sconvenienti, oltre che dello sporco dai vestiti. Non capisco le persone frettolose, quelle che portano una o due borse da caricare in lavatrice e poi spariscono per mezz'ora.Poi c'è lui. Quell'individuo insolito che da qualche mese incontro qui, ogni settimana. Una cuffia calcata sulla pettinatura insolita e scompigliata che cornicia il viso, gli occhi di un celeste che fa invidia alle sfumature del cielo, le guance paffute e i tratti non tipici del posto. Ha un piercing sotto il labbro inferiore con il quale gioca, degli occhiali sempre sporchi, l'aria persa il più delle volte mentre morsica uno stuzzicadenti oppure quando regge una sigaretta tra le labbra. Nel mio immaginario questo ragazzo all'incirca della mia età potrebbe venire dal Regno Unito, ecco, magari dall'Irlanda. I tratti sono quelli. Fatto sta che rimane per lo più appollaiato sulle sedie della zona delle asciugatrici e si regge le ginocchia contro il petto con quelle sue braccia troppo magre e la schiena curva. Sembra molto alto, ma raramente l'ho visto in posizioni diverse da quella che tiene sempre. Come se ogni settimana la trascorresse li così, senza nutrirsi, senza dormire. Quando la lavanderia chiude i battenti, probabilmente se ne va ad attendere la riapertura fino alla mattina dopo, senza un vero scopo. Mi ha sempre incuriosito per quelle sue magliette di gruppi iconici che del resto seguo anche io. Indossa spesso una giacca sopra di esse, anche quando non fa affatto freddo. Forse non è lui a tremare, non mi stupirei se a farlo fosse la sua anima.
-Hai bisogno?- lo osservo parlare e non posso fare a meno di interrompere il mio flusso di pensieri, mi sorge spontaneo guardarmi alle spalle per controllare a chi stia parlando. Poi sembra indicarmi e allungare un po' il collo, come se non fosse già lungo abbastanza. -Dico a te. Hai bisogno?
-Io? No, non ho bisogno.
Rispondo quasi a risvegliarmi da un letargo di ragionamenti e distolgo lo sguardo da lui, per portarlo sulle ginocchia strappate dei miei jeans e mi sistemo i capelli. Che figura di merda. Di solito la gente pensa che la stia per molestare quando la osservo, avrò lo sguardo assassino, non lo so. Di certo la cosa non mi predispone bene. Inumidisco le labbra, incrocio le braccia. Prima o poi quegli stracci smetteranno di vorticare e potrò a andarmene. È piacevole stare qui, ma bisogna essere in grado di riconoscere quando è il momento di uscire di scena.
-Hey, senti.
-Mh?
Mi volto a scrutarlo con la coda degli occhi e noto che le sue gambe per la prima volta si distendono e i piedi toccano finalmente terra. Mai vista prima una cosa simile. Si schiarisce la voce, sfila addirittura lo stuzzicadenti dalla bocca.
-Non è che sei quel Synyster Gates per caso?
Un angolo della mia bocca si solleva in una specie di ghigno. Di solito quando mi viene posta questa domanda è per cercare rogne, ma il tipo mi sembra abbastanza tranquillo, posso rispondere senza rischiare una rissa. Distendo le braccia a stirare la schiena, mi alzo in piedi. La lavatrice ha finito, è il momento di scaricarla. -Già, sembra proprio così.
-Ti ho sentito qualche volta suonare in giro. Tu e i tuoi amici mi piacete un sacco. Avete scatenato la rissa al Johnny's la settimana scorsa.
In effetti siamo riusciti a farci notare anche al posto di fiducia dove trascorriamo le nostre nottate per eccellenza. Quella sera Zacky si è fatto rompere il setto nasale, se Matt non fosse intervenuto sarebbe probabilmente finita molto peggio. Sorrido al pensiero mentre sposto i vestiti nell'asciugatrice più vicina.
-Mi fa piacere, amico.
-So che da un po' non avete un batterista fisso, mi sbaglio?
Lo osservo e noto che si è alzato in piedi, stagliando con tutta la sua altezza. Dev'essere un metro e novanta di ossa, forse anche qualcosa di più. Si avvicina a me.
-Già, è una storia lunga. Comunque siamo in cerca.
-Perfetto, amico.- lui, con mia estrema sorpresa, estrae dalla tasca posteriore dei jeans trasandati un paio di bacchette e poi si sistema gli occhiali con un ghigno. Persino le zitelle di prima seguono la scena allibite, bisbigliando qualcosa tra loro. -io sono James, per gli amici Jimmy.
Annuisco compiaciuto, l'asciugatrice è ormai carica e posso dedicarmi alla completa osservazione del nuovo candidato a diventare batterista degli Avenged Sevenfold in tutta la sua altezza.
-Piacere mio, Jimmy. Nei prossimi giorni puoi venirci a trovare se ti va.
*****
Buon ferragosto a tutti!
Come state trascorrendo la giornata? Devo dire di non avere grosse abitudini o tradizioni ok questo giorno, troppo caldo per qualunque cosa.
Anyway, meglio così, posso sfruttare il tempo per aggiornare uwu
Fatemi come al solito sapere cosa pensate dell'incontro, cosa succederà?A presto,
The Reb
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Brompton Cocktail
FanficUn benestante studente fuoricorso di jazz della Hollywood Academy of Art and Music, una vita bombardata da riflessioni che gli scorre davanti e lui la osserva, come sua abitudine fare con tutto ciò che gli si para davanti. Un animo sognatore, spesso...