Mind of dream

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* Le parti scritte in corsivo sono i pensieri di Harry. Quelle scritte con il carattere normale sono la narrazione. Buona lettura!

Correva l'anno 1863. Il cielo cupo, simile a una grande cappa grigia e pesante, minacciava neve, molta di più di quella caduta la notte precedente. Faceva freddo. Il terreno era ricoperto di bianco e gli alberi spogli, i cui rami scheletrici tendevano al cielo, erano incoronati da fiocchi di neve e merletti di ghiaccio. Le dolci colline che facevano da corona alle casette di legno, erano imbiancate. Lo stagno coperto da una spessa lastra di ghiaccio, addensava ai suoi bordi montagnole di neve. Il sentiero che si intravedeva in lontananza, rivestito di un manto bianco, lasciava individuare solo alcune impronte di passi. Lontano, a sud, il cielo sembrava farsi ancora più nero e minaccioso. Si preparava una bufera ed Harry non faceva altro che attenderla impazientemente. La neve che giunge senza rumore così come scendono i sogni, così dolce, così lieve, così sottile. Sfiora e abbraccia tutto con gentilezza, come una carezza. Impetuosa prima e immobile dopo ma sempre silenziosa, ovattata e pura. Ad Harry piaceva immaginarla come la più delicata vernice d'inverno. Tutto dorme sotto di lei, tutto riposa nella promessa di un nuovo risveglio in primavera. Harry voleva tanto essere un po' come quegli alberi che si riuscivano ad intravedere dalla sua finestrella sbarrata: ricoperto di neve, cullato dalle sue braccia morbide e rassicurato dal suo silenzio, e poi avrebbe voluto risvegliarsi diverso, cambiato, voleva avere un nuovo inizio, un nuovo punto di partenza, ricominciare da zero. Il suo intimo desiderio però non poteva avverarsi perché troppo assurdo, incoerente, partorito dalla mente di un folle.

Nevica, nevica, nevica! Perché non vieni a farmi visita? Perché non investi anche me della tua maestosità? Sai, prima pensavo che la neve purificasse perché è bianca e può cancellare i mali e l'oscurità del mondo, ma forse mi sbagliavo. La neve è solo una maschera. Nasconde la realtà. E sai cosa succede quando si scioglie? Mostra tutto lo sporco che si celava al di sotto. Ciò che non faceva vedere agli occhi del mondo appare ancor più brutto e non importa per quanto tempo sia stato sotterrato, esso sarà sempre orrido. Perciò, anche se tu mi ricoprissi, io non cambierei, rimarrei il solito Harry, il solito folle Harry. Sai, forse sono davvero folle. Insomma... loro me lo dicono sempre. E se non fossi folle perché mai sarei rinchiuso qui dentro? E poi, parlo da solo. Come adesso. Forse lo faccio perché qui non ho nessuno con cui parlare. Ho solo me stesso. Ma non posso fare affidamento solo su di me. Eppure è così che faccio da, da... non mi ricordo. Quanto tempo è passato? Da quanto tempo sono intrappolato dentro questo posto infernale? Mi manca la libertà: correre nei campi, scivolare giù dalle collinette fiorite, sentire il calore del sole baciarmi la pelle, la furia del vento scompigliarmi i capelli e l'umidità della pioggia fitta posarsi sulle mie vesti. Mi facevano sentire vivo. Ora sono solo un morto con gli occhi aperti perché costretti a non chiudersi. Aspetta, domani è il mio compleanno, questo lo ricordo. Perciò oggi è il 31 gennaio. L'anno? Chi può saperlo. È passato così tanto. Ricordo ancora quando festeggiavo il mio compleanno con mamma e papà. Loro mi regalavano sempre qualcosa anche se sono, anzi, erano poveri. Forse è giusto che io sia qui adesso. Sì, sicuramente lo è. Lo diceva sempre il mio papà: i bimbi cattivi fanno una brutta fine. Me la merito questa cosa che ho attorno al petto e alle braccia. Come l'hanno chiamata i dottori? Ah, camicia di forza. Un'invenzione francese. Stupidi francesi...
Desidero andare via. Ho spesso pensato di evadere ma mi ha fermato il pensiero che non ci sarebbe nessuno ad aspettarmi lì fuori. E così ho pensato di farla finita e di gettarmi dalla finestra, ma ci sono le sbarre. Ho tentato anche di non mangiare ma mi hanno fatto delle iniezioni. È tutto inutile. Se devo continuare a stare qui dentro, voglio almeno qualcuno con cui parlare. Ah, eccoti neve! Finalmente ti sei decisa a scendere! Portami via con te. In qualunque posto, qualunque... purché sia lontano di qui. Sono folle, sì. Però il concetto di matto è relativo così come quello di normalità. Chi è normale e chi è matto? Con quali parametri si stabiliscono i confini tra normalità e anormalità? Mi sono stancato di parlare con te, tanto poi tu mi abbandoni. Buonanotte, ci vediamo domani mattina, sempre se vorrai ascoltare i deliri di uno stupido e folle Harry Styles.

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