«Diane, tesoro» una donna con volto bianco e guance rosa rivolge parola alla sua bambina, con tono di bonario rimprovero.
Diane schiude le labbra in un sorrisino sdentato, lunghi boccoli dorati le rimbalzano sulla schiena, una cascata di filamenti sottili, che giocano con screzi di luce.
La mamma la fissa gentile, con iridi verde prato, schiocca la lingua contro il palato, bella e adulta «Che stai facendo?» sussurra alla figlia con labbra rosse di rossetto, quasi complice.
La piccola creaturina con bocca e gote rosa, viso bianco vezzeggiato da ciuffi arruffati ha gli occhioni azzurri volti verso un pezzo cristallino di cielo, che la sovrasta.
Rimira con iridi di ghiaccio sfumature di nuvole e batuffoli di cotone, la bocca spalancata, il sole illumina le lentiggini sulle sue guance abbronzate.
Lei osserva quelle nuvole, soffici e pure, batuffolo di cotone Celeste, lei le comprende. Loro soffrono per donare gioia, loro creano. Da loro nascono.
La madre di Diane, fra liscissimi ciuffi castani, volge il volto al medesimo tratto di cielo. Ma le iridi verdi permangono vaghe, scrutando il nulla di un blu brillante e immobile.
Lei lo invidia, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio. Invidia quel cobalto terso e mite. Invidia, perché non conosce. Vede, ma non osserva.
Può essere data colpa a un cieco del desiderio di osservare dolori e torture? Davanti ai suoi occhi stanchi esse sono presenti, ma lui non le vede. Iridi bianche e appannate, pupille nere e palpebre cadenti.
La donna si imprime un sorriso sulla bocca «Dobbiamo andare, Diane» ripete, tornando a posare lo sguardo su sua figlia. Incastra gli occhi in quelle innocenti iridi blu.
Vezzeggia con pallida mano gentile quel capo coperto di ciuffi tinti di miele, soffici come la seta.
La bambina mugugna, non è dato conoscere con l'intento di dire cosa. Neppure sua madre lo comprende, ma si sporge e afferra la piccola manina rosa e soffice di Diane.
La allontana con facilità da quella distesa verde e azzurra, congiunzione di prato e cielo in quel giardino di Gardenie e Gelsomini dall'odore dolciastro.
Senza sapere cosa sta togliendo agli Esseri Celesti. La possibilità di vibrare attraverso una connessione ridondante nelle ossa.
Nox è nato da un soffio di nuvola, è una delle prime tracce solcate del respiro di un Dio quasi totalmente assente.
E sebbene sappia che non è suo dovere, che il contravvenire alle Leggi non è affatto idea degna d'un Angelo dalle Ali tanto candide come quelle che svettano ampie e calde, sulla sua schiena, lui osserva.
Se ne sta quasi sempre accucciato sull'orlo della Divina Pozza, osservando riflessi ridenti di un mondo terreno.
Vede sorrisi e maldicenze, riccioli di labbra e schiocchi di zanne, tragedie e tremori, nella figura di una bambina, riflessa nell'acqua d'argento, che si increspa.
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Tears
RandomE se i Sogni e le risate dei bambini, le piccole gioie delle nostre vite, fossero boccioli di fiori dai colori brillanti che fioriscono nel sangue di un puro sacrificio. Gocce plumbee di lacrime sofferte, la purezza di chi non ha colpe, né peccati s...