Kaira

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I piedi le pulsano violentemente, premuti contro i ciottoli di pietra sulla strada, incrostati di sangue e fango.

La ragazza, tuttavia, non cessa la sua avanzata.

I capelli castani sono sottili come filamenti di ragnatele e lisci, come il ricadere di una cascata, stretti in uno chignon disordinato. Una ciocca le ricade sul viso.

Il suo corpo è minuto e gracile, la corda le sega i polsi, incrociati dietro la schiena. E' pallida, indossa una casacca di cuoio sporco e vecchio, una cinta le stringe la vita sottile.

Pare possa essere soffiata via da quel vento inclemente, che le frusta le guance, tingendole di porpora.

Le sue iridi azzurre e pungenti si muovono fiere sui filari di folla che la lasciano passare, in modo che i soldati possano spintonarla verso il patibolo. Incurante delle poche ciocche che ricadono sugli occhi, arruffate.

E lei ci crede, ha fede. Lei sa che gli Dei sono dalla sua parte. Le sussurrano all'orecchio, sotto il vento, a mezza bocca.

Kaira ha la mascella indolenzita, un labbro spaccato e la guancia contusa. Un livido violaceo svetta sulla pelle immacolata come il manto di una Civetta delle Nevi, proprio sotto l'occhio.

Il sangue è caldo, incrostato fra le ferite sui suoi talloni martoriati, lascia macchie sul terreno, incide fiotti vermigli nella pietra grigia.

E quei due uomini in divisa le lanciano manate nelle scapole ossute, sbraitano, la afferrano, le tirano i capelli imbrattati di polvere.

Le fanno sputare saliva e mordere la lingua, schioccare e stringere i denti.

Non la spezzano.

Mai.

«A morte!».

«Ribelle!».

«Strega!».

Quegli epiteti lei non li comprende, non li ascolta, sono vuoti. E nella sua mente lei risponde «Traditori» nella sua mente lei sputa «Ipocriti» lei urla «Vigliacchi».

E perdona.

Tiene il naso bianco arricciato verso l'alto, gli occhi chiari ardono come braci, fra castane ciglia marcate e folte. Occhi da gatta. Occhi scaltri.

Anche quando le viene spinto lo sguardo verso il basso. Anche quando l'afferrano per la nuca con mani guantate d'acciaio.

Il Sole cuoce, il terreno è caldo. Gocce di sudore le imbrattano la pelle e le scendono lungo gambe ossute e sporche.

Finge di non sentire quelle urla cattive. Frecce e Rovi bollenti nel suo cuore, la ustionano, la spogliano. La denudano di ogni sua difesa, pungenti di rabbia.

Il Mondo è tanto arrabbiato. Ma lei non è l'artefice di nulla. Lei è una bambina con labbra carnose, ciuffi castani, e brillanti occhi azzurri.

Una ragazzina che non vedrà mai sorgere l'alba rossa dei suoi sedici anni.

Lacrime le imbrattano le guance rosse, bollenti come i raggi del sole che le si strofinano sulla pelle. Forse ha una lieve Febbre. Non ha importanza.

Tra pochi minuti raggiungerà l'Eden. Nulla ha impontanza. Ma il dolore non espia quelle che sarebbero le sue colpe. Lei non si pente.

Se loro, quei soldati in vestiti spessi e divise, quel Mondo, quelle Leggi desiderano il suo pentimento, non lo avranno mai.

Ingoia un nodo alla gola, la lingua sembra fatta di carta vetrata e sente la testa girare, la fronte imperlata di sudore. Le gambe tremano.

Ma non abbassa la testa.

TearsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora