capitolo 3

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《senza te non so andare avanti.》

13 agosto.

Buio.

Il buio era quello che vedevo.

Dolore. Era quello che sentivo, ma soprattutto paura. La paura era l'unica cosa che provavo.

Sentivo delle voci provenire da non molto lontano da dove mi trovavo io, ovunque mi trovassi.

Cercai di parlare, di urlare, di far capire che ero "quì" e che potevo sentirli ma la voce mi moriva in gola.

Lottavo contro me stessa, contro il mio corpo, per cercare di aprire gli occhi, di fare un minimo movimento. Cosa fottutamente inutile.

Quando avevo perso tutte le speranze riuscii a aprire piano gli occhi che richiusi subito dopo per la luce bianca che mi offuscò la vista.

Ma con più decisione riuscii a riaprirli e quello che mi ritrovai davanti era l'ultima cosa che mi aspettavo. Ero stesa su un letto bianco con tubi e fili attaccati al mio corpo. Guardai in torno a me e mi ritrovai in una stanza sconosciuta con macchinari e con la puzza di medicine che invadeva le mie narici.. Poi tutto mi parve più chiaro. Il mio corpo pieno di tubi. Macchinari. Medicine. Mi trovavo in una stanza di ospedale.

Un attacco di panico mi invase la mente ricordando quello che era successo. L'incidente.

Iniziai a respirare affannosamente e sentivo il mio cuore aumentare i battiti. La macchina vicino a me iniziò a suonare attirando l'attenzione delle persone fuori dalla stanza che stavano parlando, avviamente saranno stati dei medici, che corsero nella "mia stanza" e che quando mi videro un accenno di sollievo si impossessò delle loro facce. «Signorina Tomlison, finalmente si è svegliata» uno dei due medici parlò per poi essere interrotto dall'altro «È da più di tre settimane che era in coma» dopo quelle parole mi accigliai «C-cosa?» chiesi,più che altro sussurrando, per poi spalancare gli occhi. In coma. Da più tre settimane.

Vidi uno dei medici uscire dalla mia stanza rientrando subito dopo con mia madre che corse verso di me e scoppiò a piangere dopo avermi attirato nelle sue braccia che mi erano mancate terribilmente.

Poi un pensiero passo nella mia mente. «G-greys.. Dov'è Greys?» riuscii a dire balbettando, l'unica cosa che volevo sapere era dov'era la mia migliore amica e soprattutto come stava.

A quelle parole mia madre si accigliò e un filo di tristezza si impossessò dei suoi occhi color oceano come i miei e del mio fratellone. La sua voce mi fece riprendere dai miei pensieri e facendomi crollare l'intero globo terrestre addosso «Tesoro.. Greys non ce l'ha fatta, è morta sul colpo quando quel camion vi è venuto addosso scaraventandovi dall'altra parte della strada..» si interruppe per stringermi nuovamente a se per poi riparlare «Mi dispiace così tanto Sum..» non riuscii a parlare, a muovermi, ero come paralizzata, l'unica cosa che riuscii a fare fu piangere, piangere per aver perso l'unica ragione per cui vivevo. Avevo perso l'unica persona che credeva in me.

E sapere che era tutta colpa mia non aiutava a fermare le pugnalate che mi trafiggevano il cuore..

Iniziai ad aggitarmi e incominciai a singhiozzare, un pianto che fu presto sostituito dalle mie parole «È t-utta colpa mia..» dissi tra i singhiozzi «L'ho u-uccisa.. è t-tutta colpa mia» dissi urlando cercando di alzarmi dal letto di quel maledetto ospedale, cosa inutile perché sentendo le urla erano entrate anche due infermiere che mi impiantarono un ago nel braccio che mi stordì «È t-tutta.. è t-tutta colpa mia.. m-mia» furono le mie ultime parole prima che spofondassi in un sonno profondo.

16 agosto.

Sono passati alcuni giorni da quando Greys mi ha lasciata ed io non riesco a sopravvivere senza di lei.

Sono andata al funerale e mi sono sentita vuota completamente persa. Lei era la mia ancora ed ora? Come potrò mai vivere senza di lei?

Ho incontrato i suoi genitori e mi hanno consegnato un specie di piccolo diario che già avevo da qualche parte ma sinceramente tutto quello che è successo prima dell'incidente per me non ha più importanza.

In questi giorni ho anche deciso di trasferirmi da mio fratello Louis perché vivere in questa casa è come morire due volte. Si perché da quando Greys se ne è andata io sono morta dentro e non so più cosa possa mai significare la parola 'vivere'.

Ho deciso di dare uno sguardo alle prime pagine del diario di Gre tanto per averla 'qui con me' ancora una volta, almeno con il pensiero.

Su quelle pagine capisco che l'oggetto può solo appartenere alla mia migliore amica. Le pagine sono letteralmente piene di citazioni famose che io, ovviamente , non conosco.

Continuavo a leggere finché non trovai una pagina davvero diversa dalle altre.

Il titolo era scritto in grassetto e, diversamente dalle altre pagine, l'inchiostro era nero e non rosa come nelle pagine precedenti.

"Caro diario mi sono innamorata di Harry."

Ed in quel l'esatto momento in cui finii di leggere quella frase tutto mi fu più chiaro.

I suoi cambi d'umore in sua presenza, il suo continuo tentare di allontanarmi da lui, l'ignorarmi per ore.

Lei era innamorata del mio dolce Harry ed io non me ne ero accorta.

L'avevo fatta soffrire senza rendermene conto. Ed io quel l'esatto momento capii che, per rispetto della mia migliore amica e per farmi perdonare da lei, Harry era storia chiusa.

Ma sarei riuscita a stargli realmente lontana? Dovevo essere forte, ma sapevo già che non ce l'avrei mai fatta.

_spazio a noi_
Non aggiorniamo da un po e lo sappiamo ma volevamo vedere a quante persone realmente sarebbe interessato.
Allora cosa ne pensate del capitolo?
Ci abbiamo messo molto a scriverlo perché una morte è difficile da descrivere.
Ma spero comunque che il capitolo sia di vostro gradimento..alla prossima bellezze. XX

those emerald eyes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora