FALL IN COFFEE

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Era una mattina di dicembre e New York era frenetica come sempre. L'aria fredda si faceva strada tra la folla di persone che giravano per le vie nei dintorni di Central Park. La frenesia dovuta all' imminente Natale aumentava notevolmente la velocità della gente. Louis camminava tranquillo per il parco. Lo faceva sempre. Ogni sabato. Erano circa le dieci e venti quando, distratto a perdersi nelle luci natalizie, urtò qualcosa. All' inizio si aspettava un albero. Gli era già successo, ma a giudicare dal rumore di fogli e dall' "oops" che aveva udito era piuttosto sicuro si trattasse di una persona. Si era subito chinato ad aiutare la sua "vittima" a raccogliere le sue cose. Si era subito distinta la sua voce profonda.
-Ciao.- azzardò, ancora intento a raccogliere i pezzi di carta. Nessuna risposta. Alzandosi porse quelli che si erano rivelati disegni al ragazzo. Restituendoli le loro mani si sfiorarono. Erano fredde.
-Cavolo, hai le mani congelate.- e sorrise mostrando quella sfilza di denti bianchi e dritti. Non per vantasti, ma si riteneva affascinante quando sorrideva.
-Giá. Si da il caso che abbia perso i miei guanti. E non sono uno che mette le mani in tasca.- Di nuovo quella voce calda e profonda. Gli venne subito in mente che non gli sarebbe dispiaciuto scaldarle lui quelle mani.
-Stavo proprio andando a prendere un caffè. Vuoi unirti? Per scaldarti le mani, ovvio. È un metodo efficace, e pure buono.- Il ragazzo rise.
-Ehm non lo so... Tu sei?-
-Scusa. Luois. Tomlinson.- disse porgendo una mano al ragazzo. Lui la strinse portando tutti i fogli nell'altra mano.
-Harry Styles.- Sorrise mostrando delle fossette. A Louis erano sempre piaciute le fossette.
-Allora vieni? Sono pronto a offrirti anche una cioccolata calda se non dovesse piacerti il caffè, anche se ti considererei un alieno.- In quel momento una folata di vento soffiò più forte ed il buonissimo profumo di Harry lo investì in pieno. Si ricordò che erano ormai due giorni che non si faceva la barba e sperò silenziosamente che a quel ragazzo piacessero gli uomini con un accenno di barba. Sperò anche che gli piacessero gli uomini e basta.
-Dai, mica ti mangio. Sai, sono un caffeinomane e credo che in poco tempo potrei avere una crisi di astinenza. Non è un bello spettacolo.- Harry si passò una mano tra i capelli mossi e mise in una borsa a tracolla i disegni. E sorrise.
-Dato che ti sei offerto di pagare la cioccolata per me non ho scelta. Sai, sono un alieno.- E guardò l'altro sorridente.
-Mmh. È interessante.- disse Louis ridendo fra sè e sè.
-Perché?- chiese Harry curioso.
-Da piccolo credevo di venire da Giove. E ora incontro qualcuno che È veramente un alieno. È interessante. Siamo arrivati. Fanno un caffè buonissimo, per la cioccolata non ti saprei dire. Sai, io ho scoperto di non essere un alieno. Alieno.- Harry rise di gusto.
-Vado a ordinare. Tu prendi un tavolo.- Continuò Louis.
Dopo circa cinque minuti il ragazzo con i bicchieri in mano andò verso il loro tavolo. Erano in uno di quei posti in cui scrivono il tuo nome sopra la tazza. Lui aveva fatto scrivere "Alien". Harry aveva scelto proprio il suo tavolo preferito. Era interessante. Anche quello. Tutto in quel ragazzo era interessante. Lui era interessante. Arrivato al tavolo porse la tazza di cioccolata all'altro che come notò la scritta sorrise.
-Sei proprio fissato allora.- Disse il ragazzo continuando a sorridere.
-Forse.- rispose Louis. -E poi hai delle fossette adorabili. Quando avevo dodici anni mi pizzicavo le guance per farmele venire. Ero così ridico.- Harry rise. Louis pensò che era proprio bello mentre rideva.
-No. Dovevi essere tenero.-
-Può darsi.-
-Allora, quanti anni hai?- continuò lui.
Harry dopo aver bevuto un sorso rispose. -Diciannove. Tu.-
-Ventuno. Hai iniziato l'università allora?- Era strano, non era mai stato un con un ragazzo più piccolo. Non che loro stessero assieme.
-Sì, vado alla New York University.-
-E disegni. Anche bene.- Sorrise Louis.
-Modestamente. Non bene.- Harry bevve un sorso dal bicchiere. -Tu invece cosa fai?-
-Studio medicina. Alla Columbia. E tu disegni davvero bene. A cosa ti ispiri?- In quel momento Louis si rese conto che non aveva ancora toccato il suo caffè. Era stato preso a guardare Harry parlare.
-A cosa mi ispiro? Non lo so. Tu sei gay?- Quella domanda fece andare il caffè che stava bevendo di traverso a Louis e cominciò a tossire. Harry si alzò si infilò la giacca e prese le sue cose.
-Scusa. Non avrei dovuto dirlo. Arrivederci.- Disse e poi si diresse verso l'uscita.
Louis lo seguì senza rimettersi la giacca. Lo fece di impulso. Non voleva perderlo. Non così.
-Hei. Hei Harry!- Gli corse dietro e lo fermò. -Ho detto qualc... Sì, insomma qualcosa che ti ha offeso?-
-No. No é colpa mia. Non so perché ho detto quello che ho detto. Non so nemmeno perché sono venuto in questo stupido bar con te. In effetti noi non ci conosciamo ed è evidente che tu non sei gay perciò non vedo il motivo di rimanere.- Dicendo questo si girò e fece per andarsene quando Louis gli afferrò il braccio e lo baciò. Di nuovo di impulso. Aveva fissato quelle labbra per tutta la mattina e ora ci aveva appoggiato sopra le sue. Era bello. Era un sollievo. Non fu un bacio di quelli lunghi, quelli che durano minuti interi. Era un bacio rubato. Di quelli in cui labbra si incastrano per pochi secondi solo.
-Resta. Ti prego.- Harry si era girato del tutto verso l'altro e ora si guardavano negli occhi.
-Di solito il primo bacio lo si da dopo il terzo appuntamento.- Sorrise.
-Non sono mai stato un tradizionalista.- Sorrise anche Louis.
-Magari diventerà una tradizione. Il venti di ogni mese ci incontreremo a Central Park e verremo qui.- Sorrise ancora. Non smise mai di farlo.
-Oppure ci potremmo vedere domani sera. A cena.- Propose il primo.
-Domani sera sembra perfetto.-
E a quel si baciarono. E si diedero uno di quei baci lunghi, quelli che durano minuti. E a nessuno dei due parve strano baciare uno che era praticamente un estraneo. Certe persone si appartengono senza neanche saperlo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 20, 2016 ⏰

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