Tacito Passato - parte I

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Quartier generale F.A.T.A., anno 2143.

"La magia esiste sottoforma di esseri non comuni, strani e alle volte orrendi.

Ringhiano per comunicare, si rincorrono sbavando, cantano melodie che rapiscono la mente, scavano fosse e vi riemergono. Rendono irrespirabile l'aria e incendiano persino i cieli sopra di noi. Oltre il confine eretto dal Consiglio niente è sicuro.

L'uomo si preserva nella sua perfetta bolla di umanità, luccicante e all'avanguardia.

Destreggia gli elementi come se fossero suoi e senza l'utilizzo della magia.

Lui è il sovrano indiscusso.

L'equilibrio che la natura voleva per soddisfarla."

   «Ebbene, come sapete, l'equilibrio risiede soprattutto nell'esistenza degli opposti. Fuoco, acqua, terra e aria.
Gli elementi stessi che permettono la vita ne sono un perfetto esempio. La conseguenza è che ninfe, elfi, nani, lupi, draghi... Beh, ogni essere che popola la Myraltha vive in stretto contatto con la natura, più di quanto oggigiorno ci permettiamo di fare noi umani.»

Il professor Delrasir Kailau esponeva sapientemente il suo solito discorso accademico. Era in piedi, dritto e composto mentre alle sue spalle venivano proiettate alcune frasi, citazioni degli scritti scelti dal Consiglio e miniature in movimento. L'ologramma si rifletteva, vibrando ogni tanto, sopra ad una spessa lastra di metallo scuro.

Di fronte a lui invece sedevano trenta alunni, posti in semicerchio e disposti a livelli, secondo la famiglia di provenienza. Alcuni prendevano appunti e annuivano sedendo sulle scomode postazioni in acciaio opaco; altri invece ridacchiavano tra loro, disinteressati. Nonostante quella mancanza di rispetto Kailau rimaneva comunque concentrato, come per il resto delle sue lezioni, concessegli una volta a settimana su discrezione del governo.

Si bloccò qualche secondo per voltarsi, deglutire e sistemarsi la cravatta color porpora, in tinta con la sua ruvida giacca. Dopodiché passò la mano sopra alla lastra e proseguì il suo monologo con il quesito successivo. Si sentiva non poco umiliato a servire il Consiglio, specialmente dopo gli ultimi avvenimenti. Era stato ingannato e declassato.

Avvertiva la sconfitta e il senso di colpa fluire nel suo sangue assieme all'adrenalina che lo faceva sudare. Sapeva di star rovinando la mente di quei giovani, insegnando metà della verità: la metà sbagliata. La luce dell'esterno entrava fioca tramite una lunga fessura, posta appena sotto al soffitto e illuminava da destra con una stretta linea chiara. Per il resto bastavano le piccole luci artificiali, agli angoli dell'aula per rendere visibili i percorsi di entrata e uscita per gli studenti.

Questi stavano digitando in fretta sugli schermi, appositamente posti nei banchi, condividendo schemi, appunti e messaggi.

   «Quindi la domanda è: cosa ci ha allontanati dalla natura?»
L'uomo si torse un poco i polsi e tornò a guardare di fronte a sé dopo aver mandato avanti l'ologramma.
«Alcuni potranno dire che ci siamo rovinati. L'avidità! Oh, l'uomo non è mai sazio e cerca in continuazione di superarsi.»

Pensò poi a quando, pochi anni prima, era stato determinato e aveva pensato la stessa cosa; quando anche lui condivideva e appoggiava quell'idea rivoluzionaria.

   «Invece questo, miei cari ragazzi, è un bene... Sapete perché?», gli bruciavano gli occhi, le labbra erano secche e sentiva la pressione delle sue bugie salirgli in gola. «Chi sa rispondere? Rohese, vuoi provare tu?»

Codice F.A.T.A. | #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora