Uno stemma raffigurate due corna rosse e contorte, si innalza sulle cime più alte degli edifici grotteschi della città, che più di tutte fa della forza legge, dominata da uno dei signori del peccato, colui che rappresenta l'ira di Cernobog, sempre in constante movimento sempre alla ricerca di qualcosa di distante dalle fredde e sinistre mura della città. Al suo ritorno gli abitanti disperano e si nascondono nella speranza che non vengano scelti, costretti a combattere nelle arene, privati della loro libertà e di ogni loro avere, la vita dei gladiatori o guerrieri del arena, è il gradino più basso della società, ma anche pieno di gloria per coloro che avranno le capacità di resistere ai duri allenamenti, e agli scontri mortali. Coloro che supereranno le fosse, possono e devono passare alle arene di grado più alto, fino a raggiungere la meridiana, un arena ove al Sorgere del sole corna mastodontiche proiettano la loro ombra sul campo, dando via ai combattimenti tra i guerrieri più abili.....
Dagli spalti sopra la fossa, si innalzavano cori dissonanti, una luce giallastra illuminava dal altro le figure, in controluce gli uomini sembravano un unica grade massa nera ed informe che si contorceva e schiamazzava, a 5m sotto di loro, un fossato circolare di 12m di diametro formava il ring dei gladiatori, il suolo era stato coperto da uno strato di sabbia per attutire le cadute, ma non essendo stato rifatto periodicamente ora non era più molto affidabile, e cadere male significava rischiare di non alzarsi più, le pareti invece erano state cosparse di una sostanza oleosa, simile al grasso animale, in modo da impedire fughe o appigli durante lo scontro, una volta un uomo provò a scalare, era uno schiavo non sapeva come funzionava qui, scalò la parete non ancora oleata e quando fu sopra, era si, scappato dal suo avversario, ma la folla lo pesto di gusto, lo ridusse in fin di vita, e getto quello che rimaneva nella fossa, il suo avversario si fece una risata e mise fine alle sue sofferenze, o quasi, dipende da chi racconta la storia in alcune versioni.... Be lasciamo stare...
Portai la mano sulla spalla, scrollai il braccio armato, fece il solito tintinnio metallico, presi lo scudo e la lancia che mi venne passata da uno schiavo che conoscevo bene, come me era riuscito a sopravvivere a questo mondo duro e spietato, abbastanza da far si che io mi ricordassi del suo viso, chissà come aveva fatto? Quale ingegno o inganno.
La spada era già al fianco, toccai l'elsa come solito un buon auspicio, quando mio padre mi insegnò ad usare la spada non pensava certo a questo, mi calai nel arena tramite la scala che poi venne tirata su, non era molto scenico, ma non mi sarei rotto le ginocchia per far colpo su qualche donzella procace del pubblico, mentre suo marito scommetteva sulla mia vita, come se non bastasse le donne belle non sono l'unica cosa che si attira, anche uomini o vecchie signore possono far sentire le loro pretese, quando ero nelle arene più basse non fu un esperienza facile, li chiunque poteva comprarti e non potevi rifiutare.
Anche il mio avversario entrò nel arena, lui salto, è certo senza protezioni pesanti e con due asce è facile. Un uomo che ricordava molto i miei compagni di gioventù, in tutto e per tutto rappresentante l'idea che quelli degli altri quadranti hanno di noi, grosso muscoloso nudo e con una barba folta, armi incise e cattivo Alito, per figurare meglio come un vero barbaro del nord della terra del fuoco la prima cosa che fa è urlare a squarcia gola, che buffone, lo scontro è truccato, da chi?, da me, devo perdere, si perché se vinco dovrò passare alla meridiana e chi va lì è condannato a morte certa, quando il peccato del ira fa il suo ritorno in città combatte con tutti i poveri coglioni che sono arrivati fin lì in cerca di gloria o salvezza, io sono diventato un gladiatore per sfuggire alla schiavitù, e mi sono guadagnato il titolo di eterno, visto che faccio questo da più di 3 anni cosa insolita, Vito che i deboli muoiono e i forti arrivano alla meridiana.... Dove muoiono, che ironia eh, nessuno scampa alla morte.Come al solito inizio con la lancia e lo scudo, questo ritardato sarebbe morto da un pezzo, si è gettato dritto su di me, mi bastava tener tesa la lancia e avrebbe fatto il lavoro al posto mio, ho fatto una mossa incerta difendendo con lo scudo, ormai vicini so che la lancia è inutile la lascio cadere a terra mi difendo con lo scudo dai suoi assalti do un colpo per respingerlo ed estrarre la spada, vuoi saperlo?, si, si è fatto attrarre, ma come cazzo è arrivato qui questo idiota, ho visto elfi della terra del acqua fare di meglio, comunque mi preparo a finirlo perdendo più tempo possibile, motivando e incitando la folla, poi ad un tratto sento un urlo furioso, mi giro e penso "bene ora si alza combattiamo lo lascio vincere e fine", quando lo vedo capisco che sono nella merda fino al collo, con la bava in bocca quasi schiumante si gira verso di me e si getta a capofitto, riesco a deviare il colpo con la spada passando di lato, ruoto di mezzo Busto e colpisco al fianco, portandomi fino alla sua schiena, lui si gira non curante del dolore e da un colpo orizzontale, tanto forte quanto impreciso, mi abbasso e lo lascio passare, lo afferro dietro le ginocchia e lo getto a terra, cade e sono proto a finirlo, ma esito, non posso vincere, grave errore...., la sua ascia slitta sul mio elmo di bronzo le grate degli occhi saltano in aria e una per poco non mi apre l'occhio ferendomi la palpebra, indietreggio, io il dolore lo sento, lui si alza subito e ancora una volta si getta su di me, getto veloce la forza del suo attacco al eterno facendolo sbattere contro il muro dove a causa dell'olio si spalma fino a cadere di lato in modo esilarante, per il pubblico ma non per me..., lo sento ringhiare come una belva furiosa, capisco che la situazione è sfuggita di mano afferro veloce la lancia e lui si rigetta contro di me, nulla da fare stavolta lascio che la lancia faccia il suo lavoro, si impala da solo come previsto, ma raggiunge metà della lunghezza dell'arma arrivando a portata e con entrambe le asce in un fendente prova ad aprirmi il cranio...
Divenne tutto buio.
Quando mi ripresi, capi che non ero morto, non ancora, credo che il destino sia stato crudele con me se non beffardo, non rivedrò mai la mia terra tanto lontana né mia sorella né la mia dolce Ersa, morirò lontano con un nome che nessuno ricorderà mai, quale?, Maricius, non ti piace? Fottiti anche il tuo fa schifo, vedi di ricordarti del mio nome, grazie.
