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Kyoya non avrebbe saputo esattamente spiegare come si fosse ritrovato in quella situazione, ma non avrebbe potuto importargliene di meno. In quel momento, l'unica cosa su cui era in grado di concentrarsi erano le minuscole mani che da lunghissimi ed esasperati minuti gli stavano accarezzando il petto, l'addome e le cosce, sfiorando l'inguine senza però mai soffermarsi lì dove il giovane avrebbe voluto di più
-"Haruhi..."- mugugnò con aria minacciosa, il fiato già corto e i respiri veloci
-"iie, iie* mon ami... non è questo tono da usare con una signora"- lo rimproverò giocosamente il suo biondo migliore amico
-"Tamaki..."- Kyoya avrebbe voluto protestare, ma poi le sottili dita di Haruhi si serrarono intorno al suo membro, strappandogli un gemito di piacere.
La deliziosa tortura riprese, e il più giovane degli Otoori si concesse di abbandonarsi alla sensazioni delle mani sul suo corpo - quelle piccole e calde di Haruhi, che continuavano a stuzzicarlo, e quelle di Tamaki, che con le sue lunghe dita da pianista esercitava delle leggere, leggerissime pressioni sui muscoli della sua schiena, facendolo distendere, inducendolo a gemere e controllandolo come un musicista lo strumento... ma alla fine che altro avrebbero potuto essere, loro tre, se non un'orchestra in perfetta sincronia?
Quando Haruhi si decise a prendere in bocca la sua virilità, gli sfuggì un sussulto che Tamaki si premurò di soffocare con un morbido bacio a fior di labbra.
Era troppo.
Con un movimento delicato ma deciso, kyoya prese Haruhi per le spalle e la spinse indietro fino a staccarla da sé, per poi baciarla con fervore.
Le labbra sottili, le guance vellutate, il collo caldo e dall'aria tanto fragile... fu il turno della ragazza di gemere piano
-"non vi sarete dimenticati del vostro re, vero?"- chiese Tamaki ridacchiando, e prima ancora che potessero rispondergli, unì di nuovo le sue labbra a quelle del giovane dai capelli corvini, mentre le sue braccia si serravano intorno all'esile figura di Haruhi, portandola a sedere sulle sue cosce.
-"Certo che no, baka*..."- sogghignò Kyoya, per poi farsi improvvisamentepiù serio -"però adesso basta giocare ai preliminari"-
Prese una bottiglietta dal comodino -come c'era arrivata lì? Non si ricordava di aver mai posseduto dell'olio... atto a quello scopo, ecco, e a dire il vero, benché il letto gli sembrasse familiare, non gli pareva di trovarsi a casa sua o di Tamaki, né tantomeno nell'angusto appartamento di Haruhi... pazienza. Ci avrebbe pensato a tempo debito.
Si versò un po' del liquido oleoso e profumato contenuto all'interno sulle mani per poi passare la boccetta a Tamaki
-"allora principessa,"- domandò con una voce che stentò a riconoscere come propria -"sei pronta?"-
Haruhi si limitò ad annuire: anche se avesse voluto esprimere un pensiero più elaborato, si sentiva talmente sopraffatta che dalla sua bocca non sarebbero uscite altro che parole sconnesse.
Vederla così, rossa per il fiatone, sudata e completamente svestita se non per un minuscolo paio di mutandine di pizzo e una camicia rosa trasparente che le copriva le spalle e la pancia -davvero, qualcosa gli sembrava non quadrare, ma ci avrebbe pensato a tempo debito- fece sorridere i due ragazzi con malizia e tenerezza: loro erano i re del mondo, e lei era il loro più grande tesoro, la loro principessa segreta; amanti gli uni degli altri, uniti in un ritmo ed un'armonia sconosciuta al resto del mondo, si sentivano felici e invincibili... Kyoya avrebbe fatto di tutto per proteggere quel legame così speciale.

Il bruno afferrò la ragazza per le ginocchia, sollevandone il bacino dall'inguine di Tamaki
-"Haru-chan, hai decisamente troppi vestiti addosso..."- così dicendo, il biondo si chinò a tirarle via la biancheria con i denti, in un movimento impacciato quanto sensuale; furono le dita affusolate del re delle ombre a finire il lavoro.
Kyoya non avrebbe saputo ben descrivere Haruhi da nuda - eppure l' aveva osservata decisamente bene. Era come se il ricordo fosse compromesso, un'immagine dai pixel insufficienti; ricordava però benissimo come si era sentito compiaciuto nel sentirla gemere, i suoi pensieri contorcersi in un mare di suoni senza ordine né senso quando lui le aveva sfiorato il clitoride con la lingua.
-"ti piace, principessa? Ti fa sentire bene?"- sussurrò proprio lì, il suo respiro sulla pelle sensibile ed esposta di lei -"continua a fare la brava, e ti faremo sentire ancora meglio"-
Le sollevò di nuovo le gambe, portandole ad avvolgersi attorno al suo collo, poi le appoggiò le mani sulla schiena e la tirò su, finché...
-"ahhh..."-
-"ti fa male? Posso fermarmi"-
Tamaki era entrato in lei da dietro, rapido e fermo, sfruttando il suo momentaneo stato di rilassamento. Era evidentemente estasiato dall'attuale posizione, ma era ancora più evidentemente preoccupato di ferire l'esile creaturina che si contorceva tra loro
-"no... vai avanti"- mugulò Haruhi
-"brava ragazza"- sorrise Kyoya, affondando di nuovo la testa tra le sue cosce umide e arrossate.
In quel momento, fu come se si fossero fusi: non più singole note, ma una sinfonia fluida e armonica, fatta di picchi più alti del monte Fuji e abissi profondi quanto il mare di notte; divennero unico sospiro, unico sangue, unico fascio di nervi.
Il cuore di Kyoya gli rimbombava nelle orecchie, incessante; voleva di più, voleva sentirla, voleva sentirli entrambi.
Con un ultimo movimento della lingua si allontanò dal sesso di Haruhi, che, interrotta alle soglie del culmine del piacere, piagnucolò sommessamente
-"ti ho fatto sentire bene, principessa, vero?"- ammiccó il bruno con un ghigno -"però anche io voglio sentirmi bene"-
Haruhi lo fissò con i suoi occhioni da cerbiatta smarrita, grandi e innocenti anche in quel frangente che di innocente aveva poco -ma chi può dirlo? Non è forse vero che la purezza di un amore sarebbe capace di lavare via anche il piacere più sfrenato?- e poi, come per invitarlo, schiuse le labbra, gonfie per i morsi che si era data per cercare di soffocare i suoi gemiti.
Non è un'offerta da disprezzare, pensò il re delle ombre, ma voleva di più.
Si chinò su quella bocca tanto invitante e le rubò cento baci, si avventurò sulla pelle del collo e disegnò una strada di porpora, le tolse l'aria donandole la sua anima... e, lentamente, entrò in lei.
'Forse sono morto e sono in paradiso'
Fu questa la cosa più logica che gli venne da pensare, perché il suo cuore in quel momento si sentiva in pace, appagato e a casa e questo per Kyoya, da sempre affamato di affetto, digiuno di amore, era più incredibile di qualsiasi altra cosa.
Ma era vero.
La stanza intorno a loro sembrava girare, il giovabe sentì i muscoli di Haruhi serrarsi intorno a lui, le braccia di Takami avvolgerli entrambi in un abbraccio, l'apice del piacere avvicinarsi sempre di più...
E poi tutto sparì, in una nuvola di bianco.

Kyoya era seduto da solo nella sua stanza, al centro di un letto sfatto e ormai decisamente troppo appiccicoso per dormirci. Stava provando a riprendere fiato e a trattenere le lacrime di frustrazione e perdita che rischiavano di sfuggire al suo controllo.
Due cose erano certe a questo mondo:
Primo- Kyoya odiava le sveglie.
Secondo- pensarci a tempo debito a volte può essere peggio che guastarsi il divertimento sul nascere.
Due verità indiscusse.
Forse.
Kyoya si sfregò gli occhilucidi e si sistemò gli occhiali. Un Ootori non si sarebbe comportato in maniera così patetica.

Erano le 04:20 del mattino, e il re delle ombre aveva un piano da preparare.
'Dopotutto,' si disse sogghignando 'l'attesa del piacere è essa stessa il piacere.'



Note
Iie: no
Baka: idiota

Comunque, se non si fosse capito, a un certo punto, Kyoya immagina Haruhi in vesti succinte e quindi il suo lato cosciente suona dei campanelli d'allarme: quella vera difficilmente potrebbe possedere simili indumenti.

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