21. Stanza 25, secondo piano.

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Rose

Sono ore che non ho notizie di Harry e mi sento priva di ogni emozione. Danielle e Mark hanno provato a consolarmi ma ho preferito rimanere da sola, nella stanza che avrei dovuto condividere con Harry in tranquillità. Eppure, chi lo avrebbe mai detto che ci saremmo ridotti a questo?
Sono seduta sul letto, con le gambe accovacciate e le braccia che abbracciano le ginocchia mentre una marea di lacrime rigano le mie guance silenziosamente.
Ho provato a chiamarlo più volte ma non ho ricevuto risposta e la cosa mi sta logorando dentro. Sento come se la mia anima sia stata risucchiata da chissà quale potenza oscura e il cuore è dolorante.
Controllo per la milionesima volta se ci sia qualche chiamata o messaggio ma negativo. Ma appena appoggio nuovamente il telefono sul letto, si apre di scatto avvisandomi una chiamata in arrivo.

Harry.

Non ci penso due volte e rispondere velocemente.

«Harry, oddio mi hai fatto preoccupare. Io-», vengo subito bloccata dalla voce dall'altro lato.

«Signorina, ascolti. Sono l'agente Scott, la chiamo dal telefono del suo ragazzo perché era l'unico numero di emergenza. Mi dispiace dirle che il suo ragazzo ha avuto un incidente, lo stiamo portando in ospedale».

Crack. È il suono che ha fatto il mio cuore appena le parole dell'agente arrivano a fondo. Non riesco a dire nulla, mi sento completamente spezzata e vuota.
Con ancora il telefono tra le mani e l'agente in linea getto un urlo talmente forte che Danielle e Mark accorrono spaventati.

«Rose! Ehi! Che succede?», si avvicina Mark prendendomi tra le braccia e osservandomi abbastanza preoccupato.

Non riesco a dire nulla: piangere e urlare sono le uniche mie abilità al momento. Ma per fortuna Danielle mi prende prontamente il telefono dalle mani e continua la conversazione. Non riesco a capire ciò che dicono perché sono troppo scossa e le braccia di Mark mi stanno abbracciando; sicuramente hanno compreso la gravità della situazione.
L'idea di perdere Harry e non poterlo più riavere mi sta tormentando e non riesco smettere di piangere. Mi copro gli occhi con le mani e desidero che tutto ciò che sto vivendo sia solo un incubo dal quale mi sveglierò presto.
Perché anche solo il pensiero che sia successo qualcosa di irrimediabile ad Harry mi uccide.

«Perfetto, arriviamo subito. Grazie». Danielle chiude la chiamata con l'agente e si accovaccia su di me prendendomi la faccia tra le mani.

«Rose, ascoltami», mi chiama la mia migliore amica ma non le do ascolto. Non sono pronta a sentire il suono di quelle parole. «Ehi, guardami», ma lei non demorde. Allora le rivolgo uno sguardo distrutto e spaventato, mentre mi accarezza le guance con fare rassicurante anche se al momento, di rassicurante non c'è nulla.

«Lui è...», le parole mi muoiono in gola seguite da un singhiozzo. Non riesco a pensarci, non voglio. Non può essere che il mio Harry sia... No, no, no!

«No! No, Rose. Non lo è. Purtroppo è gravemente ferito, ma non è morto. Lo stanno portando in ospedale d'urgenza», mi spiega mantenendo la calma.
Non so come ci riesce, perché io potrei far saltare tutto in aria. Il cuore prende un respiro alla notizia che non sia morto, ma resto comunque preoccupata e terrorizzata da ciò che possa aver causato l'incidente.
Prendo un respiro e tiro su col naso, tirandomi in piedi.

«Dobbiamo andare in ospedale!», ordino ai miei amici recuperando di fretta il telefono mentre, in modo esasperato, mi scosto i capelli appiccicati sul viso.

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