23. Vai al sodo, Morris.

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Rose

Tengo ancora il biglietto in mano fissandolo come se fosse una cosa mai vista prima. Non riesco a dire niente, ma la paura della reazione di Harry prende il sopravvento.

Giro lentamente la testa, percependolo dietro di me: sta fissando il foglio di carta come se volesse incenerirlo, il respiro affannoso e la mandibola tesa.

«Non ne sapevi niente?», domanda in modo freddo come se dubitasse di me.

E lo fa, sta dubitando perché evita il mio sguardo facendomi spalancare gli occhi dalla sorpresa.

«Stai scherzando, immagino!», dico in una mezza risata nervosa. Ma non mi arriva nessuna risposta. Solo il suo sguardo apatico che va tra me e il biglietto. La rabbia sostituisce la paura; più precisamente sono delusa. Non fidarsi di me è come dirmi che non mi ama quanto, invece, dice di fare.

Per questo mi allontano di scatto dal suo corpo bollente emettendo un sospiro di frustrazione.

«Ma che problemi hai?! Eh?», urlo camminando avanti e indietro in attesa di una sua risposta. Che palle, questo discorso non doveva nemmeno esistere! E per colpa sua, invece, ne stiamo anche litigando. Ma stavolta non ho intenzione di passarci sopra, dobbiamo concluderlo una volta per sempre.

Si volta verso di me, passandosi una mano tra i capelli. Una risata scocciata lascia le sue labbra e poi, finalmente, parla.

«Che problemi ho? Ho un fottuto Cole Morris in mezzo alle palle, continuamente! Perché ti vuole, ti corteggia per dimostrare quanto io non valga un cazzo e lui sì!». Il tono di voce che usa è totalmente rabbioso, stanco, amareggiato. Ma non può darmi colpe che non ho. Lo guardo allibita, lui scuote la testa sconfitto. «Vuole dimostrare che anche tu preferiresti lui a me...», aggiunge in un tono di voce più fievole.

Mi sento quasi in colpa per avergli urlato addosso, ma ritiro la sensazione; non può semplicemente giustificarsi con la solita scusa della paura che io possa scegliere Cole. Sono stanca di ripetere le stesse cose dopo, ormai, quattro lunghi mesi.

«Senti, Harry sono stanca di questa situazione. Devi capire una volta per tutte che io non sceglierei mai Cole, nemmeno se mi regalasse la Luna, ok?», mi indico facendo qualche passo avanti. «Sono stanca di essere sempre messa in discussione a causa dei tuoi problemi mentali! Avresti dovuto capire tutto questo già da un po', ma non ci siamo per niente!», sbuffo spostandomi i capelli, ancora umidi, indietro.

Sento i suoi sospiri, la sua agitazione ma non vedo la sua razionalità quando alza di scatto lo sguardo su di me. Non saprei definirlo, ma sembra vuoto. Spento.

«E allora come mai ricevi i suoi fiori? Come mai ancora ti viene dietro? Se dici di aver scelto me, lui deve scomparire!». È, senz'ombra di dubbio, accecato dalla rabbia e lo capirei, se solo non si facesse prendere troppo dalla foga.

Fa anche lui un passo avanti, arrivando quasi a toccare le punte dei miei piedi scalzi. «Anzi, andrò direttamente di persona a toglierlo di torno. Gli darò una bella lezione e capirà che non deve mettere le mani su ciò che è mio!».

Senza darmi il tempo di accorgermene, scatta verso la porta dopo aver recuperato la sua giaccia. Mi rendo conto della gravità della situazione, e giusto un attimo prima che possa aprire la porta, lo blocco impedendogli di fare qualche cavolata.

«Spostati», mi ordina in maniera annoiata.

Mi sarò anche arrabbiata per i suoi pensieri continui, per la sua irascibilità e la sua prepotenza ma non gli permetterò di ferire Cole in alcun modo possibile. Deve capire che Cole è fuori dalle nostre vite.

Amore di TestimoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora